Con una lettera inviata al Presidente della Giunta Regionale –Vito De Filippo-, all’Assessore all’Ambiente –Enzo Santochirico-, al Presidente della Provincia –Franco Stella-, al Sindaco di Matera –Emilio Nicola Buccico- ed alla società Italcementi SpA, il presidente dell’Ente Parco della Murgia Materana, Roberto Cifarelli è tornato sull’intervento di revamping in corso di esecuzione in Contrada Trasanello a Matera.
Questo il testo della lettera:
“Credo che l’imponente intervento che Italcementi SpA ha in corso di esecuzione da oltre un anno presso il proprio stabilimento di Contrada Trasanello a Matera, a pochi chilometri dal centro abitato, al confine del Parco Regionale della Murgia Materana ed in pieno Sito di Interesse Comunitario – Zona di Protezione Speciale, meriti un approfondito chiarimento nell’interesse delle popolazioni murgiane, dei lavoratori, della tutela delle specie animali e vegetali e della stessa Italcementi SpA.
In questi giorni assistiamo alla ultimazione della elevazione della “torre” di oltre 90 metri che da questo momento in poi segnerà negativamente il profilo del paesaggio.
Mi sembra inutile sottolineare il contesto culturale, storico e paesaggistico in cui essa va ad inserirsi(?).
A più riprese associazioni di cittadini ed ambientaliste, come puntualmente riportato dagli organi della stampa locale, si interrogano (e ci interrogano) circa la qualità delle emissioni dello stabilimento per la produzione del cemento in particolare in relazione ai carburanti utilizzati nel ciclo produttivo, sollevando persino dubbi circa la bontà delle rilevazioni e dei monitoraggi effettuati dalle strutture pubbliche.
Credo sia arrivato il momento di sgomberare radicalmente e definitivamente questi dubbi.
Premetto che all’Ente Parco non competeva e non compete esprimere alcun parere formale sull’intervento, essendo il cementificio esterno all’area protetta per volontà del Consiglio Regionale del 1990. Non sfugge, però, quanta incidenza abbia da quasi quarant’anni una industria così grande sugli habitat e sull’ecosistema di una zona così tanto delicata ed importante da meritarsi l’attenzione della stessa Regione Basilicata e dell’Unione Europea.
Circa quattro anni fa, in occasione della presentazione del progetto di “revamping” al comune di Matera, in una lettera riservata all’allora sindaco espressi alcune perplessità in quanto “(…) l’area di intervento è altamente sensibile per la sua collocazione nel sito SIC/ZPS della rete Natura 2000 e perché adiacente al Parco (…). Da una prima sommaria analisi, però, mi sembra che le dimensioni del nuovo impianto (poco meno di 100 mt di altezza) siano impattanti dal punto di vista ambientale e, dai pochi dati presentatici relativamente alle emissioni in atmosfera, non si comprendono le esatte quantità e la qualità delle concentrazioni, essendo queste parziali ed espresse solo in kg/h. La proposta, inoltre, fa riferimento all’utilizzazione di urea per la riduzione dell’ossido di azoto e presuppone ancora l’utilizzo di pneumatici fuori uso (altamente inquinanti) quale combustibile alternativo. Condividendo l’intento di Italcementi di proporre un progetto di conversione tecnologica in funzione della crescita economica, ricercando l’equilibrio ecologico e la responsabilità sociale, suggerirei di approfondire tutti gli aspetti relativi al progetto e lavorare per un accordo quadro di programma che, appunto, minimizzando gli impatti e l’incidenza ambientale ed ecologica migliori le performance ambientali storiche di Italcementi, garantisca la massima trasparenza e divulgazione dei dati, e massimizzi le ricadute sociali per il territorio”.
A seguito di quella nota e di ulteriori incontri con dirigenti comunali, regionali e della Italcementi, in fase autorizzativa comunale si convenne di sottoscrivere una intesa quadro tra comune, parco e società.
Infatti, partendo dal presupposto che le attività industriali poste in essere da Italcementi SpA hanno prodotto nel tempo benessere sociale grazie alla istituzione di nuovi posti di lavoro e, nel contempo, in linea con la scarsa sensibilità ambientale dell’epoca, anche problemi ecologici legati al tipo di attività industriale insediatasi, l’Ente Parco propose per l’intesa alcuni punti cardine:
– concordare le modalità operative e i controlli effettuati e da effettuare, allo scopo di assicurare le massime garanzie per la salute dei cittadini e dei lavoratori, riconoscendo a Italcementi di poter normalmente operare in un quadro di riferimento certo, nel rispetto di tutte le normative vigenti, fermo restando l’impegno per un costante miglioramento degli aspetti ambientali, così formalizzati con l’ottenimento da parte della cementeria di Matera della certificazione ambientale ISO 14001;
– istituire un controllo con diramazione videoterminale e con possibilità di stampa, presso l’Ente Comunale e l’Ente Parco al fine della trasparenza dei dati riguardati le emissioni dei camini aprendo un link dedicato alla “QUALITA’ DELL’ARIA” nel quale sia possibile consultare tutti i dati di emissione relativi al monitoraggio in continuo della cementeria di Matera;
– concordare i tempi per completare il piano di bonifica (coperture e tamponature in cemento amianto) all’interno del cementificio;
– mettere in atto tutti gli accorgimenti necessari ad attenuare l’emissione di rumore e polveri provenienti dai reparti di produzione, spedizione e ricevimento di materiale;
– risolvere ulteriori problematiche ambientali quali la localizzazione dell’impianto di produzione calcestruzzi attualmente ubicato in via San Vito e la salvaguardia di siti archeologici ricadenti nelle proprietà Italcementi di Matera. Entro un termine da concordare l’impianto della Calcestruzzi sito in via S.Vito a Matera, deve essere delocalizzato presso le aree di proprietà della Italcementi in località Venusio (con la necessità e l’impegno da parte dell’Amministrazione Comunale di Matera di approvare variante urbanistica);
– concordare preventivamente interventi di ripristino ambientale delle cave in coltivazione, affinché venga avviato un processo di rinaturalizzazione con specie vegetali autoctone;
– condividere l’intervento di revamping sul piano architettonico vista la particolare sensibilità del sito in cui si inserisce;
– istituire un tavolo tecnico-scientifico per la corretta gestione di quanto previsto dal protocollo d’intesa, tra Italcementi, Ente Parco e Amministrazione Comunale, rappresentata in proprio e/o attraverso esperti od organizzazioni qualificate, attorno al quale riunire, in relazione ai temi trattati e su iniziativa dell’Amministrazione Comunale, i rappresentanti degli Enti di Controllo (ARPA e ASL), delle organizzazioni sindacali e dei Comitati Ambientali. Il tavolo tecnico potrà proporre la revisione o l’aggiornamento del protocollo d’intesa a seguito di evoluzioni normative (statali, regionali,europee) e tecnologiche che disciplinano in modo diverso la materia delle emissioni inquinanti in atmosfera;
– partecipare a progetti per la salvaguardia della biodiversità.
L’intesa, finanche ridimensionata nei contenuti, ad oggi non è stata sottoscritta, mentre i lavori di revamping proseguono con regolarità. La partecipazione del parco alle varie fasi del procedimento è stata, purtroppo, limitata alla sola parte urbanistica e non già a quella ambientale. Né si può invocare a questo proposito la semplice e formale pubblicazione fatta a suo tempo da parte della Italcementi di un avviso su un quotidiano locale.
A questo si aggiunga che l’Arpab (l’agenzia lucana per l’ambiente), riferendo recentemente dei dati relativi alle emissioni degli impianti in risposta al Difensore Civico sollecitato a sua volta da Cittadinanzattiva, comunicava che dall’agosto del 2008 “l’alimentazione del forno è a carbon-cook che sostituisce completamente l’impiego di pneumatici”. Ciò starebbe a significare che fino a meno di un anno fa il forno dell’Italcementi verosimilmente bruciava ancora pneumatici, e non c’è la certezza che questo non potrà avvenire ancora in futuro.
La delibera di Giunta Regionale n. 658 del 7 maggio 2007 di “Autorizzazione Integrata Ambientale” rilasciata ai sensi dell’art.5 del D.Lgs n.59/2005 conferma infatti la possibilità di svolgere “attività di messa in riserva e di recupero come combustibile alternativo di rifiuti, per un quantitativo massimo annuo pari a 12.000 tonnellate”, elencando tra questi i rifiuti plastici, “rifiuti non specificati altrimenti” e pneumatici fuori uso, e “il revamping del ciclo produttivo consentirà un’ancor più efficiente gestione delle attività di recupero in essere e una chiara predisposizione all’incremento delle potenzialità future”.
Per le ragioni esposte, confermando la disponibilità dell’Ente Parco a condividere un percorso partecipativo, ritengo necessario che si istituisca rapidamente un tavolo di confronto tra Regione, Comune, Ente Parco e Italcementi che riprenda i contenuti dell’intesa a suo tempo proposti dal parco e riconsideri l’attività di utilizzo di rifiuti a fini energetici.