Il lupo prende i panni della nonna di cappuccetto rosso
Grazie ai servizi resi da Basilicatanet un convegno dal titolo scontato sarebbe passato inosservato ed invece così non è stato.
La Provincia di Potenza ha organizzato un convegno sulla raccolta differenziata,.tema scontato, carrellata di personaggi; più che fare il convegno c’è l’esigenza di fare una buona raccolta differenziata.
La stampa locale ha riportato la notizia per quella che era e cioè: data la situazione di criticità in cui versa la gestione dei Rifiuti Solidi Urbani in Basilicata si cerca di fare il punto sulla raccolta differenziata e di ripartire in maniera virtuosa tenuto conto che in materia di differenziata la Basilicata in 5 anni è cresciuta solamente del 5% passando da un 4% per arrivare ad un misero9%.
Lo scopo del convegno è rimasto oscuro perché se non si parte c on la differenziata di che si parla?
Gli interventi di contorno sono stati utili a riempire la giornata e tra questi interessante è l’apporto del Prof. Masi che ha insistito sul potenziamento e l’adeguamento dell’impiantistica.
L’impiantistica è un termine interessante che di per se non significa nulla perché possono essere le discariche, alla progettazione delle quali il Prof. Masi partecipa attivamente, impiantistica sono anche gli inceneritori , un impianto di compostaggio ma anche la stazione di trasferenza dove i rifiuti vengono compattati e si formano i sovvalli ed eco-balle ed il tutto è preparato per gli inceneritori.
Il leitmotiv del convegno è stato sempre lo stesso fino ad arrivare all’intervento dell’Assessore Mancusi che per una volta si è svegliato dal tranquillo riposo ed ha tuonato che è arrivato il momento della corresponsabilità coinvolgendo anche la società civile.
Non si è capito di che corresponsabilità si tratta nel momento in cui la popolazione attende la raccolta differenziata quella seria, attende le direttive e va semplicemente educata a norme comportamentali coerenti.
Lo squillo di tromba dell’Ass. Mancusi è rimasto , alla fine, non ben definito se non nei termini: facciamo scomparire i rifiuti e non facciamo come la Campania, come fare vedetevela voi tanto abbiamo l’Osservatorio: un ennesimo.
Il tocco finale è venuto dall’assessore all’Ambiente della Provincia di Potenza Macchia, supportato dal Presidente della stessa Provincia, che ha richiamato l’esigenza di un organismo di gestione unico a livello regionale, cosa ovvia tenuto conto del numero degli abitanti,egli si è soffermato sul piano rifiuti della provincia di Potenza a valle e cioè a raccolta effettuata e la cui via è segnata: discarica o incenerimento, non vi è stata alcuna riflessione per ciò che concerne la raccolta.
Potenza ed il suo hinterland, pari a oltre un quinto della popolazione lucana, non avvia una raccolta differenziata seria, per carenza di risorse finanziarie, la situazione resta al punto di partenza ed invece del riciclo è pronta la via del incenerimento con grossi affari per imprenditori specializzati nel settore e che legittimerebbero , definitivamente, la Basilicata come Regione pattumiera dove bruciare d tutto e di più e su questo fatto nessuno si è soffermato
L’Ass. Mancusi ha, inoltre e non a caso, posto particolare attenzione sulla discarica dei rifiuti speciali non pericolosi perché di essa ve ne è bisogno per avviarvi le ceneri di Fenice e di altri inceneritori che verranno .
Macchia non ha tralasciato il botto finale : tariffa unica.
Significa tante cose, normalmente significa tariffa unica di smaltimento ma può essere anche Tarsu o Tia a tariffazione unica.
Una ipotesi che non è avallabile nel momento in cui Matera ha una Tarsu che è inferiore alla metà rispetto a quella di Potenza.
Significa che se la città capoluogo ha delle dicotomie ,come appaiono sempre più evidenti, queste le pagano i suoi abitanti e non possono essere spalmate su tutta la Regione.
Nulla vieta che si proceda ad una più efficiente e razionale organizzazione in quella città e che la gestione dei rifiuti sia meno dispendiosa.
Si è parlato di impiantistica , si deve indicare quale e questo si può fare solo nel momento in cui si è a conoscenza di cosa si parla.
L’impiantistica per produrre le moto, pur essendo simile, è sostanzialmente diversa da quella che serve per produrre autovetture.
Non è esente da interpretazioni anche la raccolta differenziata .
Se si differenzia solo umido e multi materiale, il primo è avviato a impianti di compostaggio il secondo alla creazione dei sovvalli ed all’incenerimento; se si differenzia umido , secco, carta, metallo, plastica ecc. ecc. si ha materiale per il riuso e per la discarica resta solo il secco non riutilizzabile, poca cosa.
Credo sia giunta l’ora di fare non di parlare e di fare in maniera virtuosa e trasparente.
Pio Abiusi
No all’inceneritore di Tito scalo
7 luglio 2010
La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) reputa oltremodo sconcertanti le notizie che arrivano dall’area industriale di Tito scalo (PZ). Infatti, dal Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata n.25 del primo luglio 2010, si apprende di un avviso di procedura di fase di verifica “screening”, relativo ad un progetto per la realizzazione di un “Impianto sperimentale per la termovalorizzazione dei rifiuti”, ricadente nel comune di Tito. La relativa documentazione della proponente Sistema srl – una società di Milano con sede legale in via Aurelio Saffi, 25 – è stata depositata, in data 18 giugno 2010, presso l’Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Basilicata ove l’amministrazione comunale, i cittadini e le associazioni possono presentare le proprie osservazioni entro il 2 agosto prossimo, in base allo screening previsto dalla procedura VIA di cui l’art.14 della Legge Regionale n.47/1998.
La Regione Basilicata ha ritenuto compatibile la realizzazione di questo nuovo inceneritore di rifiuti con il bando per la reindustrializzazione del sito produttivo della ex Daramic, stanziando fondi regionali pari a 32milioni e 22mila euro. Dietro alla società Sistema srl – società milanese che si occupa di componenti per impianti di termovalorizzazioni di rifiuti, e non di Potenza come erroneamente si tenta di disorientare in un comunicato dell’assessorato regionale alle Attività Produttive – potrebbero esserci grandi multinazionali, magari EDF o Fenice spa, considerando che già negli anni Novanta quest’ultima era interessata alla realizzazione di un medesimo impianto proprio a Tito e sempre nella stessa area anche la Forest Wheeler spa voleva realizzare una megacentrale elettrica. Entrambe le proposte furono accantonate per l’inidoneità del luogo ad alta densità abitativa e per condizioni ambientali sfavorevoli a questo tipo di insediamenti.
Usando oggi il ricatto occupazionale (si parla di un impiego a regime di 95 unità) l’assessore Erminio Restaino e l’intera Giunta regionale hanno deciso di condannare definitivamente un territorio fortemente inquinato dalla presenza delle vasche fosfogessi nell’area dell’ex Liquichimica e da altre gravi problematicità ambientali, caratterizzato da una pesante contaminazione delle falde acquifere, ivi compreso il luogo dove dovrebbe sorgere l’impianto, ovvero quello dell’ex Daramic, nel quale sono stati riscontrati gravi superamenti del valore limite di solventi clorurati (tricloroetilene) nelle acque sotterranee. È questa la dimostrazione di come si preferisce far cadere nel dimenticatoio la bonifica dell’area industriale di Tito Scalo, non a caso dichiarata seconda area di interesse nazionale per la bonifica della Basilicata, investendo in attività altamente impattanti, con l’intento di trasformare l’area inquinata di Tito Scalo in un “mega polo della monnezza”, considerando che con un’inopportuna ordinanza emergenziale di Giunta, proprio a Tito, è stata allocata una stazione di trasferenza dei rifiuti da portare a Matera, in seguito alla chiusura della discarica di Pallareta di Potenza. Dalla mala-politica alla mala-salute dei residenti, di una parte di Basilicata densamente abitata, con oltre 2000 abitanti nelle vicinanze del polo industriale.
La OLA, considerando scellerato tutto questo, auspica da un lato che la magistratura faccia definitivamente luce sulle responsabilità sull’inquinamento dell’area industriale di Tito scalo e, dall’altro, chiede maggiori dettagli sul progetto della Sistema srl alla Regione e lo stesso al sindaco di Tito, a meno che non fosse all’oscuro di tutto. Ancora una volta l’impiantistica spinta, lo spreco di denaro pubblico, il business energetico e gli interessi privati vengono prima della salute dei cittadini.