Nei giorni scorsi abbiamo letto dei problemi che i migranti creano a Metaponto e abbiamo fatto queste brevi riflessioni.
“Piove, governo ladro” si diceva una volta per scaricare le colpe di tutti i guai dell’Italia su chi si riteneva responsabile del Paese.
Ora a Metaponto si scoprono i veri responsabili di tutti i guai del piccolo Borgo: gli immigrati. O meglio quelli con permesso di soggiorno, spesso rifugiati, che con una illuminata presa di posizione del Commissario prefettizio Mariarita Iaculli sono stati sistemati in quattro containers della Protezione Civile in prossimità del Borgo di Metaponto da novembre 2009, con fondi erogati dalla Regione Basilicata.
E’ loro la colpa dell’erosione di una costa bellissima che rischia di compromettere definitivamente la vocazione turistica di Metaponto.
E’ loro la colpa della mancanza di politiche culturali attrattive per una delle aree archeologiche più interessanti d’Italia.
E’ loro la colpa del degrado e dell’insicurezza del Borgo.
La scelta dei containers fu fatta alla fine del 2009 per trovare una soluzione dignitosa a quanti erano accampati nei locali dell’Ex Cometa o sotto il ponte ferroviario.
L’ubicazione dei containers fu stabilita perché in prossimità della Caserma dei Carabinieri che avrebbero potuto così meglio vigilare su eventuali problemi arrecati dai migranti alla popolazione locale.
L’accampamento indecoroso nell’Ex Cometa o sotto il ponte ferroviario era più accettabile?
Forse quella soluzione era più adatta alla vocazione turistica di Metaponto?
Forse è giusto che stiano sotto i ponti persone che sono riconosciute “rifugiati” perché provenienti da Paesi con grave deficit di Diritti Umani?
Forse non hanno diritto ad una casa quegli uomini che vengono sottopagati e utilizzati in “nero” dalle aziende agricole durante i periodi cruciali dell’agricoltura?
Cosa si fa contro gli “imprenditori” ai quali fa comodo disporre di manodopera a basso costo e senza assunzione?
E’ vero che quella dei containers non è la migliore soluzione per il semplice motivo che quelle persone hanno “diritto” ad una casa così come il loro “status” prescrive.
La Convenzione di Ginevra che introduce il diritto d’asilo è stata ratificata dalla Repubblica Italiana e se ne tiene conto in tutta la legislazione vigente in materia di immigrazione.
Chi è responsabile dell’amministrazione di un Comune deve assicurare delle case, quelle vere, non containers.
Se i migranti di Metaponto non hanno una casa è perché il clima di xenofobia e razzismo è tale da impedire ai proprietari di fittare regolarmente alloggi.
E’ vero che si dirà, “voi non ci siete la sera a Metaponto e non sapete che è popolata da ubriachi e da gente che impedisce ai locali di girare liberamente”.
Forse non è un problema di immigrati ma di degrado del Borgo di Metaponto che d’inverno diventa una landa desolata senza luoghi di aggregazione e di scambi culturali?
La nostra associazione pone la questione di una sistemazione strutturale dei migranti di Metaponto da molti anni, almeno dal 2005. Da marzo 2010 ha ripetutamente chiesto al Sindaco di Bernalda e alla Prefettura di Matera di affrontare la questione; si è anche tenuta ad aprile una riunione in Prefettura durante la quale si erano presi degli impegni in tal senso, anche con le associazioni degli agricoltori: individuare degli stabili di proprietà pubblica da ristrutturare e cedere in locazione ai migranti.
Ma tutto ciò non è avvenuto.
Anche questo per colpa dei migranti
Graziella Cormio