ROMA – Sara' interrogato entro lunedi' prossimo Ignatiuc Vasile, il moldavo accusato di omicidio volontario e lesioni gravissime, che ha provocato la notte scorsa l'incidente mortale a Roma. Il pm della procura Nicola Maiorano chiedera' nelle prossime ore al gip la convalida del fermo. Sul tavolo del pm c'e' anche il decreto di espulsione firmato dal prefetto di Roma per la violazione della legge sull'immigrazione. Secondo quanto si e' appreso, Vasile era stato fermato dalla polizia a Colleferro e poi processato. L'uomo non avrebbe adempiuto agli adempimenti dell' allontanamento dal territorio nazionale.
LO SCONTRO DOPO UNA FOLLE FUGA A 160 KM/H- Una folla corsa a 160 chilometri orari per sfuggire alla polizia che lo aveva intercettato in viale Liegi, a Roma, passando con tutti i semafori rossi fino a quando, all'incrocio tra via Nomentana e viale Regina Margherita, un cittadino moldavo, alla guida di un furgone risultato rubato, ha travolto un'auto con a bordo tre giovani studenti universitari tutti ventenni, uccidendone uno. L'immigrato, Ignatiuc Vasile, 23 anni, è stato accusato di omicidio volontario e trasferito nel carcere di Regina Coeli.
E' risultato negativo al narcotest. L'impatto violento del furgone ha ridotto la macchina dei tre ragazzi in un ammasso di lamiere e, poco dopo il ricovero, è morto Rocco Trivigno di 20 anni, che era stato trasportato in gravissime condizioni all'ospedale Sandro Pertini. La vittima era a bordo dell'auto con la sorella Valentina, di 22 anni ed il fidanzato di lei, Nicola Telesca, ricoverati in gravi condizioni al Policlinico Umberto I di Roma. L'immigrato, con alcuni precedenti penali per rissa e ricettazione, era già destinatario di un provvedimento di espulsione dal territorio nazionale. L'incrocio dove è avvenuto l'incidente è lo stesso dove lo scorso 22 maggio morì una coppia di fidanzati travolta dalla folle corsa di un'auto che non rispettò, anche quella volta, il semaforo rosso.
E mentre, nel paese lucano di Accettura dove i tre studenti sono nati, ci sarà il lutto cittadino il giorno dei funerali di Rocco Trivigno, in ospedale è cominciato il via vai straziante di familiari ed amici della vittima e dei due fidanzati feriti. "Me lo hanno ucciso", ha detto la madre della vittima arrivando in ospedale.
Polemiche intanto sul fatto che il moldavo era già stato colpito da un provvedimento di espulsione. "Il problema c'é e noi nel decreto prevediamo norme più efficaci per arrivare alle espulsioni", ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Mentre per il sindaco Alemanno "é un fatto molto grave che ci sia un espulso che circolava ancora per Roma".
LA FAMIGLIA VITTIMA, DOLORE MA NESSUN ODIO – "Dolore ma nessun odio e nessun rancore". La famiglia di Rocco Trivigno consegna queste poche parole ad un'amica di famiglia, Julia, per esprimere il suo composto dolore. Julia ha parlato di Rocco. "Era una persona vitale con tanta voglia di vivere e il sogno di diventare ricercatore. Un ragazzo impegnato politicamente, socialmente e culturalmente che non si meritava di morire in un incidente stradale -dice- era arrivato a Roma circa un anno fa per studiare chimica e aveva tanti sogni nelle provette". Julia ha spiegato che Valentina sta bene, ha una frattura al bacino e lesioni alla trachea ma è fuori pericolo, lucida e cosciente anche se ancora ignara della morte del fratello Rocco. Anche Nicola, fidanzato di Valentina anche lui coinvolto nello scontro, sta bene nonostante le fratture al bacino e i 45 giorni di prognosi.
"ROCCO ERA MOLTO LEGATO ALLE SORELLE" – "Licia, Valentina e Rocco erano proprio belli insieme, molto affiatati". Piero, amico dei due ragazzi coinvolti nell'incidente, non riesce ancora a spiegarsi il perché di questa tragedia. E ricorda come Rocco fosse molto legato alle sue sorelle. "Licia la settimana scorsa si era laureata in Storia dell'Arte, Valentina, la secondogenita studia Antropologia mentre Rocco, a Roma da solo un anno, era iscritto alla facoltà di Chimica -spiega Piero- I tre fratelli vivevano insieme in una casa in affitto in via Po. Poi, un mese fa hanno dovuto lasciarla e dividersi: Licia, ospitata da un'amica, Valentina viveva vicino all'università e Rocco nella Casa dello studente". Un altro amico dei ragazzi parla invece di Nicola, fidanzato di Valentina, anch'egli rimasto ferito nell'incidente. "Nicola sta bene ma non sa ancora che Rocco è morto", spiega tra le lacrime.
UN'AMICA, "ROCCO ERA COME UN FRATELLO" – "Per me Rocco era come un fratello minore, anche Valentina la considero tale. E adesso Rocco non c'é più e Valentina non me la fanno nemmeno vedere". Parla tra le lagrime, Stefania, un'amica, dei tre ragazzi coinvolti nell'incidente mortale della scorsa notte a Roma costato la vita a Rocco Trivigno, 20 anni. Stefania aspetta davanti all'entrata del pronto soccorso del Policlinico Umberto I dove sono ricoverati Valentina e Nicola Telesca, il fidanzato della ragazza, anche lui rimasto ferito nell'impatto violento col furgone guidato da un moldavo in fuga dalla polizia. Fumando una sigaretta Stefania racconta: "Valentina studia antropologia, Nicola è un regista, Rocco era iscritto a chimica all'Università La Sapienza: ora è tutto distrutto, non potrà più inseguire i suoi sogni".
Anche Stefania è originaria di Accettura il paese in provincia di Matera che i due fratelli hanno lasciato per venire a studiare a Roma. Nella capitale vive anche la sorella maggiore di Valentina e Rocco, Licia, neolaureata in Storia dell'Arte, amica di Stefania e sua coetanea. "Stamattina mi ha chiamato il mio fidanzato – ha spiegato Stefania – e mi ha detto dell'incidente. Subito non ho collegato i nomi. Adesso come farò a spiegarlo ai genitori?". I due fratelli fino a un mese fa vivevano insieme in via Po, poco distante da dove è avvenuto il terribile incidente. Poi hanno dovuto lasciare la casa: Valentina ora è ospite da un'amica, Rocco viveva in una residenza universitaria.
Bernalda (MT): si scaglia contro i Carabinieri per una multa, arrestato pregiudicato.
I militari della Stazione Carabinieri di Bernalda, nel corso di un servizio di controllo del territorio hanno tratto in arresto un pregiudicato 39enne del luogo per resistenza, violenza, minaccia e lesioni a Pubblico Ufficiale. L’uomo, a bordo di un motoveicolo, è stato fermato dalla pattuglia ad un posto di controllo e, accertate violazioni al Codice della Strada, per evitare il sequestro del motoveicolo si è scagliato contro i militari lanciando il casco ed aggredendoli. Immediatamente bloccato, è stato tratto in arresto e subito associato presso la casa circondariale di Matera. I militari, ricevute le cure mediche, sono stati entrambi giudicati guaribili con 7 giorni di prognosi.