A circa tre mesi da due importanti appuntamenti elettorali, quali sono il rinnovo del Consiglio Regionale e l’elezione del nuovo Consiglio Comunale, ritengo importante dare un contributo di idee nella scia di un “cambiamento” sempre auspicato e, ancora oggi, mai attuato.
Innanzitutto, in considerazione del fioccare di candidature, ci tengo a precisare che non intendo proporre la mia candidatura a Sindaco della Città di Matera (almeno per ora!) anche in considerazione delle indicazioni partite, nei giorni scorsi, da alcuni importanti rappresentanti della politica materana che hanno sancito, da una parte, la necessità di vincolo all’apparato di un partito, dall’altra l’appartenenza alla categoria dei quarantenni mentre io (anche se ancora per pochi mesi) appartengo a quella dei trentenni!
Non ho compreso la chiusura, arrivata da più parti, alle liste civiche che, credo, rappresentino di fatto l’unica possibilità della cosiddetta “società civile” di contribuire al governo ed alla guida di enti pubblici; dove è finita l’auspicata “contaminazione” della politica da parte della società civile? Le liste civiche sono state accusate di aver causato l’attuale situazione di commissariamento al Comune di Matera, ma non ho capito come sia possibile, per alcuni, che si possa fare di ciò una colpa, e non magari un merito, come non capisco come si possa accusare di trasformismo e instabilità le stesse civiche, dimenticando che a dare l’esempio sono stati proprio i nostri politici che, sempre più frequentemente, cambiano schieramento, fazione, corrente, lato destro e sinistro passando dal centro, e via discorrendo.
Questa instabilità, ovviamente, si riflette sull’amministrazione pubblica, causando rallentamenti, distanza dai reali problemi dei cittadini e delle imprese, partigianeria nelle scelte, diffidenza nella classe politica sempre più considerata una casta che pensa solo a risolvere i problemi di pochi.
Di fatto la politica è diventata una giostra sulla quale, una volta saliti, non si scende più, alla faccia della partecipazione, della condivisione, del coinvolgimento, del confronto.
Da più parti, e sempre più frequentemente, tutti sono impegnati nel farci sapere che il Sud sta peggio del Nord (per chi non se ne fosse ancora accorto) e che ciò è dovuto in larga parte alla classe dirigente politica che, a questo punto, dovrebbe essere sostituita per manifesta incapacità.
Mi chiedo, in accordo con una provocazione lanciata dal Presidente della Camera Fini, se non sia giunta l’ora di accettare il cambiamento, di rinnovare: è meglio perdere con i nuovi che vincere con i vecchi, e non è detto, comunque, che con i nuovi si debba per forza perdere.
Ecco, allora, che vorrei dare alcune idee, aggiuntive all’unica proposta circolante, l’eliminazione del listino regionale che, a quanto sembra, per alcuni dovrebbe bastare a farci fare quello scatto in avanti che ci manca per uscire da una situazione economica così complicata e preoccupante da sembrare irrisolvibile.
Esiste un problema di allargamento della possibilità di partecipazione alla gestione della cosa pubblica, per cui vanno creati spazi per il coinvolgimento della maggior parte possibile di professionalità e competenze: perché nessuno propone, a livello regionale, la incompatibilità della carica di assessore con quella di consigliere regionale, così come già avviene a livello di amministrazione comunale e provinciale?
E perché, ma lo chiedo io adesso, chi si candida ad amministrare una Regione, una Provincia, un Comune, non viene obbligato ad uscire dalla logica spartitoria e, all’atto della candidatura, non si sottopone al giudizio dell’elettorato presentandosi insieme alla sua Giunta? In questo modo l’elettore, che è il vero detentore della delega amministrativa, può scegliere una squadra e non un uomo (o una donna) soggetto poi a ricatti, clausole vessatorie, pericolosi equilibrismi.
D’altronde avremo pure il diritto di valutare chi amministrerà lo sport, le attività produttive, la cultura, l’urbanistica, l’ambiente, o dobbiamo sempre e solo fidarci della confezione (il Sindaco, il Presidente della Regione e della Provincia) senza sapere cosa troviamo nel pacco?
Sarebbe anche opportuno uscire dalla spirale di ricatti e/o convenienze che si scatenano in occasione di tornate elettorali.
Ecco allora due piccoli suggerimenti che restituiscano dignità alla politica ed eliminino dubbi e furbizie: una moratoria dei concorsi pubblici, per l’assunzione (anche temporanea) di personale nelle pubbliche amministrazioni, nei tre mesi precedenti e seguenti la data elettorale, giusto per togliersi il dubbio che qualcuno possa pensare di fare promesse che, magari, neanche può mantenere.
E ancora, quale impegno etico dei partiti, la scelta di non nominare politici uscenti alla guida di enti sub-para-pubblici e, coerentemente, di non candidare presidenti e amministratori uscenti da enti sub-para-pubblici, giusto per evitare scambi, piaceri, promesse, e dare l’esempio che la partecipazione alla vita pubblica non è cosa per pochi, ma per molti.
Riassumendo, deve entrare nel DNA di tutti noi che il cambiamento, il rinnovamento della classe dirigente, non può essere un sentimento che emerge a seconda degli umori di piazza, ma un processo sistematico e costante, sancito da regole e comportamenti e non affidato alla disponibilità personale di alcuni.
Solo così, forse, potremo iniziare a vedere la luce: io intanto, per precauzione, mi porto ancora dietro una torcia elettrica!