Lunedì 17 agosto 2015 alle ore 20.30 in via D’Addozio 39 nei Sassi di Matera presso la galleria d’arte del Circolo culturale “Casa D’Imperio” è in programma il vernissage della mostra d’arte di Twan Kuhlmann. Nel corso della serata è in programma l’evento musicale “Michael Supnik e il jazz di New Orleans nei Sassi di Matera”. Anche quest’anno, nell’ambito delle manifestazioni estive promosse dall’associazione culturale Casa D’Imperio il jazz da “Street Parade ” arriva nei Sassi di Matera. Protagonista è il multistrumentista di ottoni Michael Supnick ospite della serata che si esibirà in una jam session insieme a Cosimo Maragno, alla chitarra, Camillo Salerno, al contrabbasso, Lorenzo Nicoletti, alla batteria, Monica Petrara, alla voce. Nella stessa serata sarà inaugurata la mostra dell’artista olandese Kuhlmann Kunst già ospite nei precedenti anni degli antichi rioni, dove trae ispirazione per i colori e gli schizzi informali delle sue tele.
Michael Supnik, nato nel Massachusetts nel 1962, ha studiato col maestro David Baker, e successivamente ha lavorato a Boston con Bob Freedman, Gary Burton e John La Porta. Ha partecipato in Italia a importanti festival jazz con Lino Patruno fino ad approdare al sodalizio con Renzo Arbore. Ha suonato in importanti trasmissioni radiofoniche e televisive come Indietro tutta, Meno siamo meglio stiamo, La Corrida, Scommettiamo che, Che domenica ragazzi, Viva la Radio, Via Asiago dieci. Ha partecipato ad importanti tournée insieme a Renzo Arbore con 47 concerti, e a Gigi Proietti con 27 spettacoli. Ha suonato in Serata d’onore condotta da Gigi Proietti, oltre che con Beppe Vessicchio in “Che vizio sei?” e nella Barilla Boogie Band con Renzo Arbore. Ha collaborato con i Maestri Bacalov,Mazza, Biseo, Pisano, Pregadio. Ha lavorato con Carl Anderson, Jimmy La Rocca,Tom Baker, Dan Barrett, Joy Garrison, Romano Mussolini, Stefano Palatresi, Lino Patruno, Marcello Rosa e molti altri ancora. Attualmente vive a Roma dove ha creato il gruppo Sweetwater Jazz Band.
Il pittore nelle sere della sua mostra lo si vede in piedi, fermo per strada, statuario, all’angolo tra via Fiorentini e via D’Addozio, al centro c’è la vecchia “Casa D’Imperio” dove sono accolte le sue tele, a sinistra la chiesa di San Pietro Barisano, a destra, più lontano, quella di Sant’agostino, in fondo l’ombra scura dell’alta Murgia materana. E da questa postazione accarezza le sue creature e studia le luci, i colori, le ombre, le voci, il soffio del vento, la poesia dolce e amara dei SassiTwan Kuhlmann è nato a Tegelen, nei Paesi Bassi, nel 1950. Si è interessato all’arte sino dall’infanzia, a 18 anni è andato negli Stati Uniti dove ha studiato in una scuola prestigiosa di arte tessile, i suoi maestri furono Salvador Dalì, Picasso e Corneille, ottenendone importanti riconoscimenti. Negli anni a venire il suo lavoro di ingegnere progettista lo ha impegnato molto ma non lo ha distratto dalla sua innata passione, finalmente da alcuni anni ha abbandonato definitivamente la professione di ingegnere per dedicarsi esclusivamente alla pittura e ha tenuto 48 esposizioni in Olanda, Germania e questa quarta a Matera. Da alcuni anni sta lavorando nel monastero monumentale di Steyl, in Olanda, dove ha allestito una sua galleria personale permanente. Nel corso degli anni ha sviluppato il suo stile che è fatto come dice lui, di “un sacco di colore”, grigi “sommessi e bianchi”, sempre su grandi tele. I suoi quadri non sono mai facili, al contrario va alla ricerca del complicato di apparentemente difficile interpretazione, che esprime forti sensazioni.Noi che conosciamo l’arte che permea ogni anfratto dei Sassi di Matera o delle Gravine materane, e la sua storia e la cultura millenaria dell’uomo, per cui, a ragione, la città è stata designata Capitale Europea della Cultura per il 2019, siamo abituati ad altre rappresentazioni; queste di Kuhlmann sono di una novità assoluta, quasi sconcertante.Kuhlmann si ispira a tutto quello che fa, che sente, che lo circonda, che esperimenta e che avverte sensorialmente, e lo interpreta con tanto colore, luce e irruenza. E’ quasi una sfida al pubblico per vedere se riesce ad andare oltre, a leggere tra le righe, a capirne il significato. E così l’artista colloquia con la gente, la conduce per mano, perché è convinto che l’arte è accessibile a tutti, anche una pittura difficile come la sua. Ma, a parte il significato, quelle che contano sono le forti sensazioni che Twan riesce a trasmettere ed è questo il vero obiettivo della pittura, non importa se queste sono di felicità, di orrore, di allegria, di ansia, di euforia, di impetuosità, di irrequietezza, di malessere, o, al contrario, di pace interiore, o ancora di meraviglia, di mistero, di passione, di turbamento dell’animo, di piacere o di disgusto, o, ancora, di pudore, di riservatezza, di rabbia, di quiete o di raccapriccio, di sconforto, di esaltazione, di forza, o, infine, di serenità.L’arte è tale se evoca sensazioni e quanto più queste sono intense più l’arte diventa sublime e nella pittura di Kuhlmann le percezioni psichiche sono così forti che si materializzano spesso in vere percezioni sensoriali, e se si scorre con sguardo e spirito attento la sua mostra, queste ci sono tutte.