Inaugurata a Matera nei locali dell’ex ospedale San Rocco la mostra fotografica di Edoardo Terren he offre “testimonianze di vita e lavoro del territorio veneto”. Un territorio che attraverso gli scatti di Terren, mostra le difficoltà affrontate ogni giorno da quelle popolazioni, condizioni di vita molto simili a quelle del popolo lucano impegnato nei campi, nonostante gli stereotipi sul Mezzogiorno facciamo immaginare che le condizioni di vita fossero precarie solo per le nostre generazioni fondate sull’economia agricola.
Edoardo Tenner offre ai visitatori la possibilità di ammirare oltre cento scatti: la mostra comincia dal piano superiore, dove si sviluppa il racconto della terra, e prosegue al piano inferiore, con il racconto della terra che diventa laguna e incontra l’acqua.
All’inaugurazione ha partecipato il giornalista materano Pasquale Doria, che ha dichiarato: “Il primo impatto con questi scatti è di carattere emotivo. Nelle terre lucane della memorabile spedizione etnoantropologica di Ernesto De Martino la fotografia svolse un ruolo di documentazione e testimonianza basilare. I nomi da citare sono quelli della storia dell’immagine italiana di quegli anni, Arturo Zavattini, Franco Pinna, Ando Gilardi. I loro scatti in bianco e nero raccontano ancora oggi una necessità, restituire una condizione umana e sociale il più delle volte dimenticate.
Il lavoro di ricerca che porta avanti ormai da qualche decennio Edoardo Terren evoca quel clima fecondo in cui si lavorava esclusivamente con la luce naturale, senza usare il flash. Nato a Mira, in provincia di Venezia, divide le sue giornate tra il duro lavoro d’imprenditore e una passione che viene da lontano. Qualcosa che è legata alle radici, alla necessità di non disperdere ciò che è parte di se stesso in quanto narrazione di un territorio, di una vicenda comune. Il suo impegno lo porta quasi istintivamente a documentare un rapporto intenso come può essere il racconto che esprime la gente veneta del Polesine. In questo senso la fotografia svolge una preziosa funzione, che è di carattere eminentemente sociale. Si avverte senza chissà quale sforzo la necessità di una restituzione, ampia e comprensiva di valori, di comportamenti, di una visione che spazia dai grandi paesaggi agli individui presi nella loro irripetibile singolarità. Emergono con chiarezza i temi dell’emigrazione, dell’abbandono delle terre, della solitudine. Una descrizione di ceti sociali finiti nel suo obiettivo che entrano in relazione quasi naturale con le immagini scattate da Terren, in questo caso protagonista forse anche inconsapevole di una funzione non solo di generosa testimonianza, quanto di vera e propria mediazione culturale. Tutto questo racconto si sviluppa nella camera oscura che molti fotografi hanno ormai quasi dimenticato unitamente all’esposimetro e al tipo di pellicola e di carta usata.
I punti di contatto con chi ha guardato con gli stessi occhi la Basilicata risultano davvero notevoli e, di colpo, annullano la distanza che c’è tra noi e il Veneto. Con tutta evidenza in filigrana affiora la radice delle società contadine, una civiltà che viene dal lontano neolitico e che presenta caratteri e aspetti simili in ogni parte del mondo. In questo senso, la spinta che anima Terren e la sua ricerca non si fermano certo al luogo comune di un nostalgico ricordo dei tempi andati e altri stereotipi e luoghi comuni simili. S’impone all’attenzione, invece, soprattutto l’esigenza di restituire una documentazione quasi analitica. Uno sforzo in cui è possibile cogliere una straordinaria ricerca finalizzata a una conoscenza per immagini di una grande vicenda, quella umana, che seppure tra grandi contraddizione sta in realtà dentro la storia. È una storia più grande che proprio in questo ambito può trovare strumenti e forme per scongiurare l’oblio della memoria e affermare il suo pieno riscatto”.
La mostra sarà aperta fino al 9 settembre tutti igorni dalle 10 alle 13 e dalle 16,30 alle 21. Ingresso libero.
La fotogallery della mostra di Edoardo Terren