Inaugurata a Matera nella Chiesa del Carmine di Palazzo Lanfranchi a Matera la mostra “In gran multitudine” di Elisabetta Benassi, nell’ambito della rete espositiva “L’albero della cuccagna, Nutrimenti dell’arte” a cura di Achille Bonito Oliva. L’evento è promoso con il patrocinio di Expo 2015 e la collaborazione del MiBACT e del Programma sperimentale per la cultura Sensi Contemporanei dell’Agenzia per la Coesione Territoriale.
La mostra è diffusa in tutta Italia, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, tra musei e fondazioni pubbliche e private che coinvolge oltre 40 artisti, scelti dal critico d’arte per realizzare opere ispirate al tema arcaico dell’albero della cuccagna. Un simbolo di abbondanza eletto dall’arte a monito, per invitare a riflettere sui temi dell’alimentazione e sulle sue implicazioni sociali, in sintonia con EXPO 2015.
Sono intervenuti all’inaugurazione Marta Ragozzino, Direttore del Polo Museale della Basilicata, il critico d’arte e curatore della mostra Achille Bonito Oliva e l’artista Elisabetta Benassi mentre il vice sindaco Giovanni Schiuma ha rappresentato l’Amministrazione Comunale di Matera.
“Il tempo passa per tutti – spiega Achille Bonito Oliva – ma l’arte contemporanea ha la capacità di rappresentarlo. Mi piace pensare che l’arte è un massaggio di un muscolo atrofizzato della sensibilità collettiva. Io credo che l’arte contemporanea sia importante perchè non va nella direzione di mummificare le opere. E Matera è il teatro giusto per promuovere questo progetto di arte contemporanea, qui c’è il silenzio adeguato per amplificare un progetto che coinvolge tutto il territorio nazionale. Matera è una dimora del silenzio e credo che la città assomigli molto al carattere dell’artista Benassi. Una città che ha un suo riserbo, un suo silenzio ma che in questo ambito esalta la sua forza”.
Per questo progetto espositivo “L’Albero della cuccagna. Nutrimenti dell’arte”, il critico d’arte Achille Bonito Oliva chiama a raccolta oltre quaranta artisti internazionali.
Achille Bonito Oliva per illustrare l’opera di Elisabetta Benassi si affida al concetto di Vanitas, fabbrica del mondo.
Nell’opera Elisabetta Benassi crea un corto circuito intrecciando diverse suggestioni e dando vita ad un mondo metaforico realissimo che parte dall’eresia di un mugnaio del ’500, passa per Bruegel, la seconda guerra mondiale e Adriano Olivetti, arrivando sino a noi. Una vasca scavata a mano in un antico blocco di pietra contiene al suo interno un’altra forma: quella del “mondo” formaggio, che si agglutina come il caglio e dal caos forma il mondo, una forma viva, sferica e brulicante di vita (di vermi) che ci parla senza parole.
“Io ho detto che quanto al mio pensier et creder, tutto era un caos… et quel volume andando così fece massa, aponto come si fa il formazo nel latte, et in quel deventorno vermi, et quelli furono li angeli; et la santissima maestà volse quel fosse Dio et li angeli; et tra quel numero de angeli ve era ancho Dio creato anchora lui da quella massa in quel medesimo tempo…”.
Il testo è tratto dal processo per eresia a Domenico Scandella detto Menocchio mandato al rogo dall’inquisizione nel 1599 e scoperto negli anni ’70 dallo storico Carlo Ginzburg che ne rese celebri le sue teorie nel saggio Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del ‘500, pubblicato nel 1976. Menocchio, mugnaio friulano del ’500, aveva elaborato una temeraria cosmogonia. L’ origine dell’ universo – diceva – «era un caos di terra, aere, acqua et foco», e quegli elementi erano confusi in una sorta di latte primordiale che si fuse in «una massa come si fa il formazo nel latte», e da quella massa un giorno uscirono, «come i vermi» dal formaggio, «li angeli», e tra gli angeli «ve era ancho Dio». Anziché puro spirito, Dio era dunque parte della materia vivente. Una simile rettifica della Genesi non poteva che farlo finire davanti all’Inquisizione, che lo condannò alla pena capitale, eseguita un anno prima la condanna al rogo di Giordano Bruno.
Per le vie della città sono affissi novanta manifesti, parte integrante dell’opera che si estende così al territorio urbano.
Elisabetta Benassi interpreta con questa sorprendente opera il tema indicato dal progetto di Bonito Oliva e segna una fondamentale tappa in Basilicata della rete espositiva diffusa in tutta Italia, presente nella regione anche a Potenza con l’opera di Tomaso De Luca al Museo Archeologico provinciale di Potenza.
Il progetto è promosso dalla Fondazione Carical – Cassa di risparmio di Calabria e di Lucania con la collaborazione del MiBACT, del Programma sperimentale per la cultura Sensi Contemporanei dell’ Agenzia per la Coesione Territoriale.
Paolo Verri, direttore Fondazione Matera 2019: “Con la rete espositiva “Nutrimenti d’arte” passaggio di testimone da Expo2015 a Matera2019″
“La presenza a Matera dell’opera di Elisabetta Benassi rappresenta il primo vero passaggio di testimone da Expo2015 a Matera2019 non solo perchè la inaugurazione coincide temporalmente con la chiusura dell’esposizione mondiale, ma anche perchè simbolicamente ci assegna il compito di continuare il grandioso lavoro iniziato a Milano che tante connessioni ha con il nostro dossier di candidatura”. Lo afferma il direttore della Fondazione Matera-Basilicata2019, Paolo Verri, commentando il progetto di Achille Bonito Oliva “L’albero della cuccagna. Nutrimenti d’arte”, una rete espositiva che ha coinvolto diverse città italiane e che da oggi fa tappa a Matera con la inaugurazione dell’opera “In gran multitudine” di Elisabetta Benassi nella Chiesa della Madonna del Carmine nel museo Nazionale d’arte medievale e moderna della Basilicata di Palazzo Lanfranchi.
“Ancora una volta, così come abbiamo fatto in diverse occasioni lungo il cammino della candidatura di Matera grazie al prezioso impegno del direttore del Polo museale della Basilicata, Marta Ragozzino – aggiunge Verri – l’arte scende dalle pareti di un museo per diventare patrimonio collettivo, per essere condivisa con la comunità e proporsi in una rete pubblica di artisti di richiamo nazionale ed internazionale. Il progetto di Achille Bonito Oliva ha voluto rifarsi ad un simbolo di lunga tradizione e che rimanda alla memoria popolare, forte del senso di comunità e di partecipazione dei territori. Per queste ragioni la Fondazione Matera-Basilicata2019 ha aderito in modo deciso a questa iniziativa convinti come siamo – conclude Verri – che l’arte contemporanea dovrà avere uno spazio permanente di condivisione pubblica verso il 2019 e sempre più convinti che dopo Expo l’attenzione dell’Italia e dell’Europa sarà tutta Matera 2019 e per le sue proposte di innovazione sociale nell’ambito della cultura e della creatività. Ringrazio, oltre all’artista e al curatore, Achille Bonito Oliva, con cui molte volte ci siamo sentiti in questi mesi, anche agli altri partner dell’iniziativa fra cui Expo2015, il Mibact e Marta Ragozzino, Alberto Versace Presidente del comitato di coordinamento di Sensi contemporanei e che ha fatto parte del comitato scientifico di Matera 2019, Visioni Future e il suo presidente Cataldo Colella, il Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione, Arte Magazine, l’associazione Metamorfosi, la Fondazione Carical, il Comune di Matera”.
La fotogallery dell’inaugurazione della mostra di Elisabetta Benassi (foto www.SassiLive.it)