Continueremo ad ammirare la bellissima statua quattrocentesca di Santa Eufemia, mentre viene pulita, curata e studiata nel corso di un intervento di restauro.
Da alcuni giorni infatti la pregevole scultura lapidea è al centro di un “restauro a vista”: un cantiere aperto al pubblico nello stesso luogo dove la statua è abitualmente ubicata, la splendida cappella dedicata alla Santa di Calcedonia nella cattedrale di Santa Maria Assunta di Irsina.
Questa singolare modalità operativa consentirà di seguire da vicino la prima parte del restauro ad opera del Consorzio Iconos sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Basilicata. Si tratta del primo restauro scientifico dell’opera che, sin dalla prima pubblicazione del 1996 a cura di Clara Gelao, ha suscitato ammirazione e curiosità, sia per la sua innegabile qualità che per la straordinaria attribuzione proposta dalla studiosa al genio del Rinascimento settentrionale, Andrea Mantegna.
L’attribuzione ha riaperto la questione di Mantegna scultore, un nodo critico che ha trovato in questo modo conferme per gli studiosi che hanno sostenuto la tesi della Gelao (Rodolfo Signorini, Antonio Canova, Antony Radcliff, Vittorio Sgarbi). Matteo Ceriana già nel 1997 proponeva invece di attribuire la statua ad un giovane Pietro Lombardo che iniziava la sua attività nella Basilica del Santo di Padova con il monumento Roselli (1464-1467). Anche l’attribuzione del Ceriana allo scultore veneto ha trovato molti sostenitori (Giovanni Agosti, Alessandro Uccelli, Massimo Ferretti).
Questa prima fase dell’intervento avrà carattere preminentemente conoscitivo e consisterà in una campagna diagnostica finalizzata ad approfondire la conoscenza dei materiali costitutivi ma anche a ricavare dati utili all’individuazione della cronologia e della committenza della scultura. Solo una conoscenza più approfondita del manufatto potrà guidare l’intervento di restauro vero e proprio che, vista la complessità dell’opera, richiederà una profonda riflessione.