Mercoledì 10 aprile e venerdì 3 maggio 2019 alle ore 9:30 presso l’Auditorium “R. Gervasio” del Conservatorio di Musica di Matera, si terrà “Caravaggio. Non a scuola”, la Lezione Spettacolo di Mimmo Centonze su Caravaggio dedicata agli studenti delle scuole di Matera.
Lo spettacolo, ideato da Mimmo Centonze e organizzato e promosso dall’Associazione MaterArte, sarà una lezione d’arte fuori dagli schemi.
I ragazzi apprenderanno, in maniera avvincente e rigorosa, la vita e le dirompenti opere di Caravaggio raccontate dal punto di vista di un artista, grazie all’appassionante e personalissima verve tipica di Mimmo Centonze, senza accademismi ma con contenuti di grande interesse e rilievo culturale.
Inoltre gli alunni avranno la straordinaria possibilità di assistere ad uno spettacolo completo e coinvolgente, con le immagini delle opere di Caravaggio che scorreranno su un grande schermo luminoso, l’esecuzione di musiche dal vivo che andranno da Monteverdi fino ai Coldplay, e la recitazione di attori nei panni dei critici d’arte che hanno parlato di Caravaggio, da Giovanni Bellori fino a Roberto Longhi.
“Una lezione sull’arte che avrei voluto ascoltare anch’io da piccolo, ma non a scuola appunto – racconta l’artista Mimmo Centonze – perché quando studi qualcosa a scuola spesso la vivi come un’imposizione e automaticamente non la ami davvero. E così si crea una barriera tra te e Manzoni, Leopardi, Caravaggio oppure la matematica. Autori o argomenti che magari riscopri da adulto, o forse mai più, oppure perché li ricerchi per conto tuo, al di fuori delle ore scolastiche, su Google o in libreria. Li desideri perché lo hai scelto tu, e non ti è stato imposto dai professori. Credo che la migliore formazione sia quella autodidatta – continua Centonze – me lo diceva anche la mia professoressa di storia della musica all’università”.
Le musiche saranno eseguite dall’Ensemble MaterArte e gli attori saranno Marco Bileddo e un’ospite speciale chiamato da Mimmo Centonze, che per il 10 aprile sarà il regista e attore Antonio Montemurro, i quali si esibiranno in questa prima data per le classi quarta e quinta delle scuole elementari Bramante, Minozzi, Pascoli e Sacro Cuore di Matera.
A circa 60 anni dalla riscoperta ad opera dello storico dell’arte Roberto Longhi, dopo un interminabile oblio durato più di 300 anni , Caravaggio è diventato l’artista più importante e attuale, alla stregua di Giotto, anche più di Michelangelo .
Ma a causa della sua condotta turbolenta, delle sue opere oltraggiose, non in linea con gli ideali ed il gusto del suo tempo, lo storico dell’arte del ‘600 Bellori prima e la Chiesa poi, lo condannarono ad una lunga damnatio memoriae.
La conseguenza fu che per tre secoli Caravaggio fu eliminato dalla storia dell’arte.
Fin dalle sue prime opere Caravaggio dipinse la realtà come nessun’altro prima di lui, preferendo rappresentare temi negativi e mai addolciti o idealizzati come: la malattia (il pallido “Bacchino malato” 1593-1594), foglie rinsecchite e mele bacate (“Fanciullo con canestro di frutta” 1593-1594 e “Canestro di frutta” 1596), situazioni illegali e da furfanti (i due personaggi che imbrogliano a carte ne “I bari” 1594).
Poi con il “Ragazzo morso da un ramarro” (1595-1596) inventa la fotografia moderna, quando dipinge lo scatto del movimento della mano, la smorfia di dolore su tutto il viso e la spalla contorta, anticipando la poetica che ha caratterizzato il fotografo dei primi del ‘900 Cartier Bresson.
In questa fase la realtà vista dagli occhi di Caravaggio supera i limiti della finzione, della posa, con una forza travolgente mai vista prima di lui.
Poi arriva una nuova visione, il cogliere l’attimo decisivo di una situazione come nella “Vocazione di San Matteo” (1599-1600) o nella “Conversione di Saulo” (1600-1601).
Nel 1604 la Chiesa gli commissiona la “Morte della vergine”, ma lui prende come modella una prostituta appena morta nel Tevere, con il viso e la pancia gonfi per l’annegamento. L’opera viene rifiutata.
Poco prima dell’uccisione di Ranuccio Tomassoni, avvenimento che segnerà definitivamente gli ultimi anni dell’artista passati come fuggitivo, termina la “Madonna di Loreto” (1604-1606) rendendo la figura di Maria finalmente – ma anche troppo – accessibile, non celeste ed eterea ma presa dalla strada, proprio come i giovani rappresentati nelle opere giovanili.
Dipinge poi un Cristo preso dagli uomini, rendendolo imperfetto, nel “Cristo alla colonna” (1606-1607) mostrandolo in un attimo di paura in cui cerca quasi disperato, allontanandosi e torcendosi sulla colonna, di sfuggire a due uomini animaleschi e spietati, come anche nella “Flagellazione di Cristo” di Capodimonte (1607-1608).
Dopo l’omicidio di Tomassoni fu condannato alla decapitazione, che poteva essere eseguita da chiunque lo avesse riconosciuto per strada.
Non gli resta che scappare e, in questa continua ansia di essere afferrato, gli tocca dipingere, su commissione o per scelta, teste mozzate: “Decollazione di San Giovanni Battista” (1608), “Davide con la testa di Golia” del 1610, anno della sua morte a Porto Ercole dove arrivò provato, affaticato e malato di febbre alta, quindi inutilmente curato in un sanatorio.