Le immagini del Carnevale di Tricarico faranno parte del prestigioso archivio fotografico dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale. Di seguito la nota inviata da Emilio Salierno e uno degli scatti del Carnevale di Tricarico di Marina Bernardi.
A immortalare le maschere del paese materano, che richiamano le vacche e i tori della transumanza, sarà la lucana Marina Berardi, giovane fotografa e antropologa originaria di Grassano. Berardi è tra i cinque ricercatori italiani coinvolti nellacampagna di documentazione di manifestazioni popolari d’interesse demoetnoantropologico dal titolo “Legami intangibili nei paesaggi festivi”. Il progetto è vincitore di “Strategia Fotografia 2022”, bando pubblico per i talenti e le eccellenze nel campo della fotografia promosso dalla “Direzione generale creatività contemporanea” del Ministero della Cultura.
L’archivio dell’Istituto centrale è già costituito da circa 140.000 fotografie di autori come i fratelli Alinari, Pietro Marubi, Alphonse Bernoud, Gustave Eugene Chauffourier, Carlo Naya, Giorgio Sommer, Michele Gandin.
Il lavoro di Marina Berardi è iniziato il 17 gennaio scorso, festa di Sant’Antonio Abate, giorno in cui, come da tradizione, s’avvia il Carnevale di Tricarico, rito già indagato dall’antropologa lucana. Le sue foto in bianco e nero e le sue ricerche, infatti, hanno spesso coltola tempesta di emozioni che suscita il corteo prepotente e tumultuoso di “animali” e mandriani.Una sfilatasolitamente colorata, visti i nastri policromi delle maschere, che però Berardi ha proposto, negli anni scorsi, solo in bianco e nero, stravolgendo così l’ordinaria raffigurazione.
“L’intervento del progetto in cui sono coinvolta – spiega l’antropologa che vive a Roma-ha come obiettivo laprotezione del patrimonio immateriale per migliorare la comprensione del senso che assume la festa quale aspetto rilevante della società attuale. L’evento viene studiato come patrimonio comune, con particolare attenzione ai suoi aspetti d’interrelazione tra esseri umani e ambienti naturali. L’idea è di continuare una narrazione visiva del carnevale che possa tradursi in un racconto inedito, in cui la maschera sveli una connessione profonda con noi stessi”.
I reportage di Berardi, Barbara Di Maio, Francesco Faraci, Francesco Francaviglia, Fausto Podavini, rafforzeranno la ricerca e la catalogazione dell’Istituto centrale rispetto ailinguaggi dei patrimoni festivi. Un viaggio che toccherà tutte le regioni per realizzare 27 lavori di documentazione.
Le opere prodotte confluiranno in una mostra fotografica nazionale curata dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale e in pubblicazioni di carattere scientifico nell’ambito dell’antropologia visuale e della fotografia etnografica. Una selezione sarà esposta nella sezione fotografica della mostra itinerante internazionale “Racconti Invisibili”.
Marina Berardi è da anni impegnata come antropologa visuale sul patrimonio immateriale e materiale, storie di vita epratiche migranti. Nella ricerca di dottorato per l’Università della Basilicata ha analizzato etnograficamente politiche, retoriche, processi di abbandono e immaginario vernacolare in alcuni paesi lucani. Alcune suefotografie hanno ottenuto premi nazionali e internazionali, tra cui Nikon Talents, Sony World Award, Metropolis 2017. Nel 2016, Berardi ha partecipato come antropologa visuale alla Missione archeologica italo-irachena dell’Università La Sapienza ad Abu Tbeirah (Iraq meridionale). Alcuni scatti del lavoro fotografico Dreaming Iraq sono stati pubblicati da National Geographic Italia. Dal 2019, è Photo-Essay Editor di Visual Ethnography Journal e dal 2022 fa parte della redazione della rivista Archivio di Etnografia.