L’annuncio ufficiale è arrivato con con sette mesi di anticipo. Il 1 luglio 2014 sarà inaugurata la Casa di Ortega, museo delle arti applicate e luogo della creatività manuale, dove saranno esposte tra l’altro, i bassorilievi policromi in cartapesta dell’artista spagnolo e le ceramoplastiche di Peppino Mitarotonda. Per illustrare ai materani il faticoso quanto entusiasmante progetto di recupero edilizio di un altro gioiello dell’architettura locale incastonato negli antichi rioni Sassi è stato promosso un incontro pubblico presso lala Levi di Palazzo Lanfranchi. A fare gli onori di casa il sindco di Matera Salvatore Adduce e il presidente di Zètema Raffaello De Ruggieri, pronti ad accogliere Marco Morganti, Amministratore Delegato di Banca Prossima, Michele Attivissimo, responsabile dell’area calabro lucana del Banco Napoli e il professionista materano Sante Lomurno, progettista e direttore dei lavori, che attraverso alcune fotografie proiettate sul grande schermo ha svelato ai presenti tutte le fasi che hanno portato al recupero della Casa di Ortega. Tra i volti noti presenti in sala anche l’artista Mitarotonda, che ha realizzato la volta con le sue ceramiche utilizzando mille piastrelle tutte decorate a mano. Il percorso che restituirà a materani e visitatori la possibilità di scoprire da vicino i capolavori presenti in questo antico palazzo nobiliare non è stato semplice ma grazie all’impegno profuso da De Ruggieri e dai suoi inseparabili compagni di avventura, tra i quali spiccano certamente quelli del circolo culturale La Scaletta sono stati individuati i fondi necessari per portare a compimento un’impresa tutt’altro che semplice. Il progetto che favorirà l’apertura ufficiale della Casa di Ortega si chiama “Banca Prossima” ed è quello che la Banca del Gruppo Intesa San Paolo dedica al mondo “non profit”. Si tratta di un progetto finanziario e innovativo “Terzo Valore”, quale piattaforma operativa di Banca Prossima che consente alle persone, fisiche e giuridiche, di prestare in modo diretto denaro per progetti socialmente e culturalmente utili, con la garanzia di tale Banca etica della assunzione della erogazione, tramite mutuo agevolato, di almeno un terzo della somma occorrente e della puntuale restituzione delle somme prestate.
La Fondazione Zétema di Matera ha coinvolto tutta la città e il primo cittadino Salvatore Adduce ha già annunciato il suo personale contributo per dare l’esempio e contribuire così alla realizzazione di un sogno accarezzato a lungo da De Ruggieri e compagni: la possibilità di visitare i meravigliosi ambienti della Casa di Ortega.
Michele Capolupo.
La Casa di Ortega, la storia dell’edificio prseente nei Sassi di Matera
L’edificio storico interessato dal presente progetto, a seguito delle leggi di risanamento degli antichi rioni, fu svuotato dei suoi originari abitanti, abbandonato per oltre quarant’anni, reso un rudere pericolante, rimosso dalla memoria della comunità, ma non dalla sensibile attenzione del pittore spagnolo Josè Ortega, il quale la individuò come emblematico luogo della creatività artigianale e artistica.
Poiché apolide Ortega non potette acquistare la porzione privata dell’edificio e trovò nella totale disponibilità di Franco Palumbo il soggetto cui intestare l’immobile. La morte prematura di Ortega bloccò il progetto e anche l’ardimento di una proposta che sembrava oramai inattuabile.
Con la istituzione della Fondazione Zétema questa lontana idea è stata ripresa e, con il consenso della vedova e del figlio di Ortega, Franco Palumbo ha donato alla istituzione materana l’edificio, perché divenisse un luogo laboratoriale finalizzato alla creazione di un modello di azione culturale destinato a tradurre una nuova frontiera tra artigianato, arte e sviluppo. Questo processo intende ricomporre la divisione tra mondo dell’arte e mondo del lavoro, tipica della nostra società industriale, ma non delle antiche botteghe artigiane ove, tradizionalmente, arte e mestieri si fondevano.
Su tale principio innovatore poggia il progetto della “Casa di Ortega”, fortemente voluto da un gruppo di artigiani locali e da quanti, dentro e fuori la Fondazione Zétema, hanno offerto il loro prezioso contributo di idee e di competenze.
In sostanza la “Casa di Ortega”, ritornata ad essere luogo visibile perché fruibile, sarà volano di una organizzazione produttiva e mercantile al centro di uno straordinario “quartiere degli artieri”.
In questa area saranno ubicate le botteghe della migliore produzione dell’artigianato locale, attualmente in una fase di rilancio dopo il periodo di annientamento provocato anche dalla presenza della invasiva produzione manufatturiera dell’imbottito (produzione di salotti), che, negli ultimi anni, ha assorbito, neutralizzandole, le residue presenze artigianali del territorio.
Oggi la crisi di tale settore, soprattutto nelle giovani generazioni, ha imposto il ritorno alle antiche lavorazioni del tufo, della terracotta, della ceramica, della cartapesta, del vetro, del ferro, del legno, ecc., le quali troveranno nella “Casa di Ortega” un’inedita area espositiva, posta a ridosso delle rispettive botteghe, alla cui realizzazione, in Palazzo Gattini, la fondazione Zétema sta procedendo con l’utilizzo di fondi statali rinvenienti dalla quota dell’otto per mille dell’Irpef per l’anno 2010.
Questa proposta progettuale si innesta coerentemente con le strategie di sviluppo che il Comune di Matera ha delineato. Infatti, la città dei Sassi sta vivendo un momento drammatico per la perdita di migliaia di posti di lavoro a seguito della crisi manufatturiera, per cui sta orientando le sue linee di sviluppo e di occupazione proprio nel recupero di un ruolo specifico nei settori del turismo e della cultura. La candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura per l’anno 2019 è il momento conseguente di tale scelta programmatoria, finalizzata anche ad operare nuove produzioni e nuove occupazioni. Soprattutto oggi dopo che Matera ha brillantemente superato la prima difficile e critica selezione nazionale.
Il progetto della “Casa di Ortega”, quindi, è il frutto di una duplice strategia: esporre opere d’arte contemporanea in uno dei luoghi più antichi del mondo e realizzare un’inedita area espositiva della più qualificata produzione artigianale locale, oggi in una fase di obbligato rilancio.
Il filo conduttore del progetto parte dalle produzioni pittoriche del grande artista spagnolo realizzate a Matera negli anni 70, utilizzando tecniche e materiali dell’artigianato artistico locale. Nella ispirazione artistica, Ortega volle sublimare il prodotto artigianale più popolare e più emblematico della città dei Sassi: la cartapesta. Il suo sguardo incontrò infatti la duttilità e le pieghe ruvide della cartapesta intrise di colori popolari. In tal modo egli scoprì che quegli artigiani gli avevano svelato il “segreto tridimensionale” della pittura.
Fu lo stesso Ortega a proporre di non relegare le sue opere su nude pareti ma di farle vivere in ambienti organizzati dalla presenza di prodotti e di oggetti destinati alla fruizione quotidiana.
Nell’edificio, un tempo fortilizio longobardo, in una posizione dominante e di grande suggestione ambientale, saranno, quindi esposti i venti bassorilievi policromi in cartapesta (cm. 130×130) e i relativi calchi in gesso, donati dall’artista spagnolo agli amici materani, formanti le due serie narrative “Muerte y Nascimiento” e “Pasaron”.
La proposta intende realizzare un intervento di recupero esemplare di un’antica abitazione dei Sassi, organizzata come ambiente di vita, mediante l’uso di arredi tradizionali, attualizzati e resi funzionali alle esigenze dell’uomo contemporaneo. Più precisamente si punta a trasferire la cultura dei materiali e delle forme tradizionali nell’arredamento di una dimora moderna. Per questo, le antiche manualità sul tufo, sulla terracotta, sulla ceramica, sul vetro, sul legno, sul ferro, sulla cartapesta, sulla stoffa si esprimeranno in funzione di un loro uso concreto per l’arredamento dell’abitazione.
In tale prospettiva si realizza una simbiosi straordinaria tra la creazione dell’artista e le nuove produzioni dell’artigianato locale, capace di polarizzare un fecondo e rinnovato interesse. L’obiettivo è quello di recuperare il modello antico della capacità e della manualità artigiane per trasferirlo nella modernità. È la riscoperta di un legame tra identità e manualità, il recupero di competenze e di connessioni perdute, di abilità artigiane andate smarrite, tanto forti da trasformarsi in apprezzate produzioni artistiche.
Nella fotogallery le fasi dedicate al restauro dell’immobile che nella sua composizione originaria risale al medioevo ma che nel corso dei secoli è stato più volte interessato da interventi di ampliamento, spesso tutt’altro che congrui per il tipo di materiale utilizzato (foto www.sassilive.it)