Sabato 27 e domenica 28 giugno 2020 il Fondo Ambiente Italiano promuove le Giornate del FAI all’aperto.
Clicca qui per scoprire i luoghi da visitare in Basilicata.
Visite a contributo minimo – da 3 o 5 euro – con prenotazione online obbligatoria
su www.giornatefai.it(da consultare anche per eventuali modifiche di programmazione)
fino a esaurimento posti ed entro venerdì 26 giugno alle ore 15.
Il numero di ingressi per visita è limitato e previsto in gruppi ristretti per rispettare le normative di sicurezza
È piacevole e istruttivo aggirarsi in mezzo a una vegetazione che non si conosce.
Le solite piante, come qualsiasi oggetto che ci sia noto da tempo, non ci suscitano alcun pensiero,
e a cosa vale guardare senza pensare?
Johann W. Goethe, Viaggio in Italia
Parchi e giardini storici monumentali, riserve naturali e orti botanici, boschi,forestee campagne, alberi millenari e piante bizzarre, sentieri immersi nella natura e passeggiate nel verde urbano, giardini pubblici da riscoprire e giardini privati segreti che si svelano al pubblico, da una sequoia gigante sopravvissuta al disastro del Vajont nel 1963 fino al semenzaio che ogni anno produce il verde urbano della città di Roma: sono solo alcuni dei luoghi che si potranno visitare in questa edizione speciale delleGiornate FAI, che assume un’inedita veste “all’aperto”,sabato 27 e domenica 28 giugno 2020in oltre 200 luoghi in più di150 località d’Italia,su prenotazione e nel rispetto delle norme di sicurezza, grazie all’infaticabile spinta organizzativa dei gruppi di volontari delle delegazioniFAI sparsi in tutto il Paese.Un’iniziativa per risvegliare la curiosità e l’intelligenza dinnanzi a ciò che ci circonda, per interrogarci – come scrive Goethe – su ciò che abitualmente vediamo ma non conosciamo se non in superficie, e che vedrà protagonisti anche tutti iBeni delFAI – Fondo Ambiente Italiano, per l’occasione anch’essi concentrati su proposte “all’aperto” declinate sul patrimonio verde.Infine, durante le Giornate FAI all’aperto verrannosvelatiper la prima volta al pubblico, a pochi mesi dall’accordo tra il FAI e la Fondazione Museo di Palazzo Moroni,gli imponentiGiardini di Palazzo MoroniaBergamo, oltre quattro ettari di verde tra le mura della Città Alta: l’omaggio del FAI alla città che ha drammaticamente sofferto l’emergenza sanitaria e che necessita di ritrovare il benessere e la bellezza che solo la natura può offrire.
Questa nuova edizione delle Giornate FAI si carica di un significato speciale ed emblematico:il momento storico che stiamo vivendo ha imposto a tutta la collettività di riorganizzarsi e reinventarsi, e il FAI è pronto per tornare a offrire al pubblico una ricca e intensaesperienza di visita, nel rispetto della massima sicurezza per tutti, cogliendo l’occasione per mettere al centro della propria proposta ilpatrimonio “verde” all’aperto di natura, ambiente e paesaggio del nostro Paese.Il FAI persegue dalla nascita l’obiettivo di riavvicinare gli italianialla natura e al paesaggio, perriscoprire e coltivare una “cultura della natura”e perfavorire la conoscenza del patrimonio verde dell’Italia, a cominciare dai suoi Beni. La nostra missione si basa sul principio che “si protegge ciò che si ama e si ama ciò che si conosce”: comprendere la natura, dunque, si rivela il modo per educarci a “proteggerla”. Oggi per un italiano sembra più facile riconoscere un monumento o una celebre opera d’arte che non le specie degli alberi intorno a noi, ma entrambe sono conoscenze fondamentali per un uomo colto e per un cittadino responsabile che abbia a cuore la tutela dell’immenso patrimonio italiano di arte e natura. Ecco perché il FAI dalla crisi generata dalla pandemiaha cercato di cogliere un’opportunità eper la prima volta, dopo 35 edizioni di Giornate FAI,presenta un programma di aperture interamente dedicato al rapporto tra Cultura e Natura,coinvolgendoi Beni e i territori in cui operano, nell’ambito della missione del FAI,le sue Delegazioni. Sarà sorprendente guardare l’Italia con occhi nuovi, e scopriretutte le sue molteplici sfumature di“verde”.
Prendere parte alle Giornate FAI è anche un modo per partecipareallamissione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione, che negli oltre due mesi e mezzo di chiusura ha interrotto tutte le attività, dalle visite nei Beni ai cantieri di restauro, agli eventi nazionali. Ora il FAI è ripartito, per questo, oltre al contributo minimo – 3 euro per chi è già iscritto al FAI, 5 euro per i non iscritti – richiesto all’atto della prenotazione online, tutti i visitatori potranno iscriversi al FAI con le quote agevolate (riduzione di 10 euro) presso tutti i luoghi aperti e i Beni della Fondazione.
L’elenco dei luoghi visitabili durante le Giornate FAI all’aperto offre al pubblico una variegata selezione di monumenti “verdi” e tutti all’aperto, tra cui diversi “Luoghi del Cuore” del patrimonio naturale e paesaggistico (promossi dal censimento in corso), inclusi itinerari o passeggiate nel verde urbano, campestre o montano (anche in relazione al “Progetto Alpe” recentemente lanciato dal FAI per promuovere la conoscenza e la frequentazione dell’Italia interna sopra i 600 metri).
Ecco alcune segnalazioni:
* Tra gli alberi monumentali: la Sequoia del Vajont a Longarone (BL), 33 metri di altezza e 160 anni di età, tra i pochi sopravvissutialla tragedia del 1963 che ha raso al suolo il paese con oltre 2.000 vittime, o il Platano di Vrisi a Curinga (CZ), 18 metri di circonferenza del tronco, piantato secondo la tradizione dai monaci del vicino monastero medievale di Sant’Elia Vecchio;
*Tra le aree naturalistiche: la Riserva naturale del Borsacchio a Roseto degli Abruzzi (TE), un tratto di costa incontaminata, tra dune e calanchi, salvata dalla cementificazione grazie a un gruppo di volontari, oggi guide della riserva;
*Tra i borghi storici da scoprire: Monesteroli a La Spezia, a picco sul mare in fondo a una scala di 1000 gradini, senza elettricità o metano, vive solo grazie a energie rinnovabili. Sito tra i più votati del censimento in corso de “I Luoghi del Cuore”, sarà meta di una camminata in collaborazione con il CAI;Borgo Universo a Aielli (AQ), borgo medievale spopolato a 1000 m slm, che ha ritrovato nuova vita grazie a un progetto di coloratissima street-art;
*Molti i monumenti all’aperto: Eremo di S. Onofrio al Morrone e Santuario romano di Ercole Curino a Sulmona (AQ), la grotta che nel XIII secolo fu umile rifugio dell’eremita divenuto Papa Celestino V, accanto ai resti di un santuario del III secolo a.C.; Villaggio operaio Pirelli a Milano, un sobborgo di 26 villette costruite nel 1920-1923 per i lavoratori della Pirelli secondo un modello romantico di città-giardino e una concezione ottocentesca di casa-azienda;
*Tra imusei d’arte immersi nella natura: Art Park La Court a Castelnuovo Calcea (AT), progetto di land art firmato da Emanuele Luzzati con sculture contemporanee tra i vigneti delle Langhe e del Monferrato, Patrimonio dell’UNESCO;Giardino e Collezione Gori-Fattoria di Celle a Pistoia (PT), una collezione privata di 80 opere d’arte ambientale in un parco-museo premiato tra i più belli d’Italia nel 2019;
*Tra i giardini urbani, parchi pubblici da riscoprire a Torino, Genova, Bologna e Taranto, e imperdibili l’Aranciera e il Semenzaio di San Sisto Vecchio a Roma, dove dal 1810 si coltivano le piante per il verde pubblico di Roma, comprese le azalee di Trinità dei Monti, tra viali alberati, serre e un’aranciera neogotica, in un angolo di verde urbano sconosciuto tra il Celio e le Terme di Caracalla;
*Si visiteranno inoltre molti orti botanici a Roma,Trieste, Livorno e Sanremo (IM), dove si trova il Centro di Ricerca CREA di Orticoltura e Florovivaismo: nel giardino ottocentesco di una villa liberty dove i genitori dello scrittore Italo Calvino fondarono nel 1925 la Stazione Sperimentale di Floricoltura, per fornire supporto scientifico all’allora nascente floricoltura industriale sanremese.
Altrettanto ricca è la proposta di visita nei Beni della Fondazione, cui si aggiungono ora i Giardini di Palazzo Moronia Bergamo, che il FAIapre per la prima volta – e definitivamente -ai visitatori. Un’apertura anticipata eccezionalefortemente voluta dal FAI (in attesa dei necessari restauri all’interno e all’esternodel palazzo che inizieranno nell’autunno 2020) che dopo un primo parziale intervento di pulizia e manutenzione rende fruibile alla cittadinanza il più grande parco storico privato di Bergamo: un polmone verde e suggestivo nel cuore della città, con i suoi terrazzamenti tipici deigiardini all’italiana, le aiuole fiorite e le siepi potate, e una grande ortaglia un tempo produttiva, con prati, viti su pergole, alberi da frutto e un tipico roccolo.Un nuovoBene del FAI, un luogodi benessere ritrovato con vista panoramica sullo sfondo delle Alpi Orobie, che vuole contribuire alla ripresa della città gravemente colpita dalla pandemia.
I Giardini di Palazzo Moroni saranno aperti su prenotazione da effettuare online: il 27 giugno, gratuitamente per il solo personale sanitario, e il 28 giugno, a contributo libero per i soli cittadini di Bergamo; dal 1°luglio i Giardini saranno regolarmente aperti al pubblico(mercoledì, giovedì, venerdì dalle 14.30 alle 20; sabato e domenica dalle 10 alle 19)acquistando il biglietto online.
NeiBeni della Fondazione sarannoorganizzatevisite guidate speciali,proposte di attività incentrate sul “patrimonio verde”: attraverso piccole lezioni di botanica e visite accompagnate da esperti agronomi o giardinieri, il pubblico potrà scoprire peculiarità e rarità, aneddoti e curiosità sulla natura curata e protetta nei Beni FAI, tipica o rara, spontanea o coltivata, autoctona o importata, storica o attuale, incolta o produttiva, addomesticata e modellata ad arte, soggetto e ispirazione per sculture e affreschi, per letteratura e poesia, per progetti di ricerca scientifica e per modelli sperimentali di sostenibilità ambientale, salutare e ricreativa, per il corpo, per la mente e per lo spirito. I contenuti delle visite, elaborati per questa occasione speciale, diverranno materia di una proposta permanente del FAI che così inaugura, accanto al tradizionale racconto storico e artistico dei suoi Beni, un racconto di taglio botanico, naturalistico e paesaggistico, con particolare attenzione ai temi ambientali.
Ad esempio, Villa del Balbianello sul Lago di Como racconterà il “verde violentato”, la natura forzata dalla mano dell’uomo in forme innaturali e ardite, dal grande leccio potato “a ombrello” alficus ripens che avvolge in una spirale le colonne della Loggia Durini; l’Abbazia di Santa Maria di Cerrate a Lecce è testimone invece di un “verde malato”, a causa dell’epidemia di Xylella che da anni affligge gli ulivi del tipico paesaggio pugliese; un progetto di uliveto sperimentale intrapreso dal FAI e diretto dal CNR, contribuisce alla ricerca sulle soluzioni a questa pandemia del mondo naturale.E ancora, possiamo definire “verde d’archivio” quello raccontato alCastello di Masino a Caravino (TO) attraverso i documenti storicicustoditi negli archivi della sua Biblioteca, che hanno permesso al FAI di ricostruire un labirinto settecentesco e di reimpiantare uno storico vignetodellocale vitigno “Erbaluce”. A Monte Fontana Secca a Quero-Vas (BL)si racconta il “verde eroico”, di un doppio eroismo: quello di un pascolo senz’acqua (fontana-secca), che il FAI ha ripopolato delle locali vacche burline grazie a moderni abbeveratoi mobili, e quello dei soldati che su questi prati combatterono durante la Grande Guerra. Villa Panza a Varese racconta invece un “verde architettato”, un giardino perfettamente equilibrato, tra geometrici parterrese boschetti romantici, che fonde nell’armoniadello spirito del luogo un susseguirsi di progetti diversi e di grandi opere strutturali.
In Sicilia, sull’isola di Pantelleria, il Giardino Pantesco di Donnafugata rappresenta nella sua tipicità un “verde primigenio”, il prototipo del giardino, costituito da un solo albero di arancio protetto da un muro a secco in pietra lavica, che ne garantisce la sopravvivenza secondo un antichissimo metodo di coltivazione.Il “verde spirituale” sarà infinequello raccontato dal Bosco di San Francesco ad Assisi, dove un sentiero nel bosco invita i “pellegrini del XXI secolo” a meditare sull’armonia tra Uomo e Natura predicata dal Santo e che ha ispirato l’artista Michelangelo Pistoletto, autore dell’opera di land artTerzo Paradisoqui realizzata per il FAI, che simboleggia una sintesi ideale tra Natura e Cultura.
PRENOTAZIONE ONLINE OBBLIGATORIA
entro e non oltre Venerdì 26 giugno alle ore 15 sul sito
WWW.GIORNATEFAI.IT
– fino a esaurimento posti –
Per partecipare alle Giornate FAI all’aperto sarà richiesto un contributo per il FAI.
Tutti i fondi raccolti saranno destinati alle attività istituzionali della Fondazione.
La raccolta contributi avverrà prima dell’evento all’atto di prenotazione con la richiesta di un contributo per il FAI minimo (tramite carta di credito e paypal), per iscritti FAI a partire da 3€, per non iscritti a partire da 5€.
MEDICI, INFERMIERI E PERSONALE SANITARIO
Il FAI ringrazia tutto il personale sanitario per il coraggioso impegno profuso nel corso dell’emergenza Covid-19 regalando l’iscrizione ordinaria da effettuarsi durante gli eventi nazionali o presso i Beni della Fondazione
MODALITÀ DI VISITA IN SICUREZZA
Nel rispetto delle normative, il FAI ha adottato misure che permettano al pubblico di partecipare all’evento nella massima sicurezza. Le visite si svolgeranno solo su prenotazione in determinati turni, a gruppi ristretti. Una volta prenotato il turno di visita, i partecipanti riceveranno una mail con le indicazioni sulle modalità di accesso e le norme da rispettare: oltre all’obbligo di presa visione dell’informativa sulla sicurezza, si ricorda l’obbligo di indossare la mascherina durante la visita, di mantenere il distanziamento sociale di 1,5 metri, di disinfettare le mani con gli appositi gel situati all’ingresso del percorso e di attenersi in generale alle indicazioni date dal personale e dai volontari, seguendo le informative poste all’inizio del percorso. Si chiede di rinunciare alla visita qualora, nei 14 giorni antecedenti, la persona abbia avuto una temperatura corporea superiore ai 37,5°, e/o abbia presentato qualsiasi sintomo influenzale, e/o abbia avuto contatti con persone risultate positive al COVID -19. Il FAI, nell’ambito dei protocolli di sicurezza adottati per la prevenzione dal contagio da Covid – 19, si riserva inoltre la facoltà di rilevare all’ingresso la temperatura dei visitatori tramite appositi dispositivi.
Le Giornate FAI all’aperto 2020 sono rese possibili grazie al fondamentale contributo di importanti aziende illuminate. Ferrarelle, acqua ufficiale del FAI e Partner degli eventi istituzionali, presente con il suo Parco Sorgenti di Riardo nella lista dei luoghi visitabili e impegnata insieme alla Fondazione in importanti attività di sensibilizzazione sul corretto riciclo del materiale plastico. FinecoBank, realtà leader nel trading online e nel Private Banking, è il prestigioso Main Sponsor dell’evento perché da sempre sostiene il valore del patrimonio.Rekeep, principale gruppo italiano attivo nel facility management e amica amico del FAI dal 2018, che sostiene l’evento in qualità di Sponsor. Grazie anche a Fondazione Leonardo – Civiltà delle Macchine, dell’azienda Leonardo, che valorizza il patrimonio archivistico-museale industriale, Golia Herbs che sostiene gli eventi verdi, Nespresso, nuovo importante sostenitore della Fondazione. Infine grazie a DHL Express Italy, che rinnova per il sesto anno consecutivo il suo sostegno al FAI in qualità di Logistic Partner.
L’iniziativa si svolge con il Patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, di tutte le Regioni e le Province Autonome italiane. Si ringrazia per la collaborazione la Commissione europea, da alcuni anni partner delle Giornate FAI attraverso l’Ufficio di Rappresentanza in Italia. Si ringraziano, inoltre, Regione Lazio, Regione Toscana e Provincia Autonoma di Trento per il contributo concesso.
Anche in questa edizione speciale di Giornate FAI il Servizio Pubblico Rai conferma il proprio impegno per i beni culturali e paesaggistici italiani. Il FAI in questi anni è riuscito a raggiungere tanti sfidanti obiettivi anche grazie alla costante collaborazione della Rai che non è solo un broadcaster, ma un partner narrativo fondamentale nel racconto del nostro patrimonio storico artistico, naturalistico e paesaggistico a tutti gli Italiani. Le nostre storie, le storie del FAI diventano così anch’esse patrimonio di tutti.
Grazie di cuore alle 128 Delegazioni, ai 97 Gruppi FAI, ai 96 Gruppi FAI Giovani e ai 4 Gruppi FAI ponte tra culture, che anche in questi mesi difficili non hanno mai perso l’entusiasmo e la passione che da sempre li contraddistingue. Grazie a tutti i gruppi di volontari sul territorio che sono riusciti a organizzare le aperture di luoghi eccezionali, a quelli che collaborano con i Beni del FAI e a tutti coloro che a vario titolo stanno supportando questa iniziativa; un ringraziamento particolare per il generoso sostegno alla buona riuscita della manifestazione alla Protezione Civile e ai suoi volontari, e all’Arma dei Carabinieri per il loro contributo alla sicurezza dell’evento. Ringraziamo infine in modo speciale i proprietari degli oltre 160 luoghi aperti in aggiunta ai nostri Beni, e le 150 amministrazioni comunali che hanno accolto questa iniziativa, comprendendone l’importanza e il significato di ripartenza.
Le sfumature di “verde” nel racconto dei Beni FAI durante le Giornate FAI all’aperto
Una selezione di Beni FAI con le proprie peculiari “sfumature di verde”, che verranno valorizzate durante levisite speciali di sabato 27 e domenica 28 giugno 2020:
– Villa del Balbianello sul Lago di Como racconta il “verde violentato”, la natura violentata, ovvero forzata dalla mano dell’uomo; il giardino settecentesco custodisce specie vegetali modellate ad arte – l’arte della potatura o ars topiaria – con cura costante, grande abilità e infinita pazienza, per spingere la natura ad assumere forme innaturali, artificiose e ardite, che suscitano meraviglia; tra accostamenti di specie rare e virtuosistiche siepi, spiccano il grande leccio potato “a ombrello” (oggi da giardinieri tree-climbers) e il ficus repens che da secoli avvolge le colonne della Loggia Duriniin una spirale,come un verde ricamo.
– Villa Panza a Varese racconta il “verde architettato”; in cima a una panoramica collina si estendono un giardino alla francese, con una monumentale carpinata e un’esedra di lecci potati in forma, e un parco all’inglese con colline, tempietto e laghetto, che sono il risultato di disegni successivi, dovuti ai proprietari e alle mode tra Seicento e Novecento, ma soprattutto di radicali interventi costruttivi, tra cui lo sbancamento della stessa collina, oggi inimmaginabili, perfettamente integrati in un luogo concepito da sempre per esprimere armonia ed equilibrio, nella natura come nell’architettura e nell’arte.
– Abbazia di S. Maria di Cerrate a Lecce racconta il “verde malato”; da alcuni anni un’epidemia ha colpito la popolazione degli ulivi del Salento: il batterio della Xylella fastidiosa continua a mietere vittime nel paesaggio pugliese storicamente caratterizzato da distese di ulivi, che sostengono l’economia tradizionale del territorio e che, con esemplari ultra-centenari, oggi sono riconosciuti veri e propri “monumenti” del patrimonio, censiti e tutelati dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo; il progetto di un uliveto sperimentale a Cerrate, intrapreso dal FAI con la Provincia di Lecce e diretto dal CNR, contribuisce alla ricerca sulle soluzioni a questa drammatica epidemia.
– Castello di Masino a Caravino (TO) racconta il “verde d’archivio”; grazie alla ricerca nei documenti d’archivio custoditi nella Biblioteca del Castello, il FAI ha potuto ricostruire la storia dei giardini e del parco, con alberi secolari e rari come i corbezzoli; dai grandiosi progetti settecenteschi alla francese, con grandi allee alberate, geometrici parterres e un labirinto, alla trasformazione ottocentesca all’inglese, con boschetti e radure in cui spicca un tempietto neogotico; fedele ai documenti d’archivio, il FAI ha ricostruito con duemila piante di carpino il labirinto settecentesco, il secondo più grande in Italia, e ha reimpiantato un vigneto di “Erbaluce”, una produzione locale che storicamente contribuiva all’economia del Castello.
– Giardino Pantesco Donnafugataa Pantelleria (TP) racconta il “verde primigenio”, un arancio secolare della varietà “Portogallo” è l’unico albero di questo giardino che è come l’archetipo stesso del giardino, erede di una tradizione mediterranea millenaria che perdura nell’isola; un muro a secco di pietra lavica circonda la pianta per proteggerla dal vento, ma soprattutto per fare ombra, per raccogliere e convogliare al suolo pioggia, umidità e rugiada notturna, creando così un microclima particolare che garantisce senza alcuna irrigazione la sopravvivenza dell’albero: un sistema perfetto, talmente ingegnoso ed efficace da sembrare una magia.
– Monte Fontana Secca a Quero-Vas (BL) racconta il “verde eroico”, di un doppio eroismo: l’eroismo rurale, di una malga che storicamente caricava al pascolo transumante centinaia di vacche della locale razza “burlina”, oggi quasi in via d’estinzione, nonostante l’assenza di acqua (da qui il nome “FontanaSecca”) ancora oggi perdurante, e che tornerà con il FAI a far pascolare le stesse vacche grazie a ingegnosi abbeveratoi mobili; l’eroismo bellico, perché qui nel 1917 si è consumata una delle più drammatiche battaglie della Grande Guerra, di cui restano nel terreno le ferite delle trincee, ancora oggi scolpita nella memoria locale e nazionale.
– Bosco di San Francesco ad Assisi (PG) racconta il “verde spirituale”; nei sessanta ettari di tipico paesaggio umbro, un sentiero nel bosco, che parte dalla Basilica di San Francesco, invita a riflettere i “pellegrini del XXI secolo” sull’armonia tra Uomo e Natura che ha reso immortale, e ancora di stringente attualità, la parabola di Francesco; sullo stesso tema riflette l’artista Michelangelo Pistoletto che ha lasciato al FAI, in una radura, un’opera d’arte naturale che suggerisce un’esperienza altrettanto spirituale, seppur laica e contemporanea: un Terzo Paradiso di 121 ulivi è il simbolo della necessità di fondere il “paradiso della natura” con il “paradiso dell’uomo”, in una sintesi virtuosa che metta scienza e conoscenza al servizio di una nuova umanità, capace di convivere, come predicava San Francesco, in armonia con la natura.
E inoltre:
-Villa dei Vescovi a Luvigliano di Torreglia (PD) racconta il “verde d’ozio” e lo speciale rapporto tra verde reale e verde dipinto, attraverso i continui rimandi fra interno ed esterno della villa, fra il paesaggio reale dei Colli Euganei, in cui è immersa, e il paesaggio dipinto sulle pareti affrescate dal pittore Lambert Sustris.Il rapporto con la natura, anche nel suo aspetto agricolo-produttivo che si ritrova nel brolo coltivato della villa, è un elemento fondamentale dell’umanesimo rinascimentale, nutrito di antichità classica, che qui è tradotto in architettura: per il diletto dei Vescovi di Padova questa è una villa d’ozio alla latina, fatta per il riposo e per lo studio, favoriti entrambi dall’immersione nella natura.
– Castello della Mantaa Manta, vicino Saluzzo (CN), raccontail “verde dipinto”. Nella Sala Baronale, capolavoro della pittura quattrocentesca di soggetto profano, tra le figure storiche ed eroiche dipinte spuntano piante, fiori e alberi da frutto riprodotti con accurata precisione botanica: cotogni, nespoli, pruni, azzeruoli, peschi, fichi e peri. In una stanza vicina un recente restauro del FAI ha svelato l’affresco di un intero giardino di alberi di biancospino con rami fioriti e carichi di frutti: un “verziere” tipico delle dimore medievali, qui dipinto per dare l’illusoria impressione di trovarsi in un vero giardino alberato.
– Castello di Avionella Bassa Vallagarina (TN) racconta il “verde tra le mura”. Tra le mura medievali il FAI mantiene vive su graziosi terrazzamenti le storiche coltivazioni di viti (vecchie e di nuovo impianto dell’autoctono vitigno “Enantio”), un uliveto (55 piante che danno 140 litri d’olio all’anno), un piccolo orto (che dà frutti alla Locanda del Castello) e le arnie delle api, perpetuando la tradizione di un’autosufficienza militare, ma anche produttiva che nei secoli ha caratterizzato il Castello.
– Riserva deiGiganti della Sila a Spezzano della Sila (CZ), nel Parco Nazionale, racconta il “verde gigante”: 5 ettari della storica“silva” silanadove giganteggiano 60 esemplari di pino laricio alti fino a 45 m, con tronchi larghi fino a 2 m e un’età media di 350 anni. Questi “giganti” di natura sono protetti come veri e propri monumenti e il loro habitat naturale è oggetto di ricerche scientifiche sulla biodiversità botanica e micologicadel sito, caratterizzata da una ricca varietà di licheni, funghi e piante officinali.
– Villa Fogazzaro Roi a Oria in Valsolda (CO), sulle rive comasche del Lago di Lugano, racconta il “verde letterario”. Dimora estiva dello scrittore Antonio Fogazzaro, la villae il suo paesaggio sono lo sfondo in cui è ambientato il famoso romanzo Piccolo mondo antico, edito nel 1896; nel giardino pensile e nell’orto “di Franco”, affacciatisul lago,si ritrovanole specie citate nel romanzo: le piante di osmanthus, il ficus repens che si arrampica lungo la muraglia, l’antica rosa, i cipressi e il pinus pinea, che già alla fine dell’Ottocento – come scriveFogazzaro – era “il colosso della famiglia”.
– Villa Della Porta Bozzoloa Casalzuigno (VA) racconta il “verde teatro”. Un sontuoso giardino formale, con quattro terrazze decorate da statue e la radura del cosiddetto “teatro”, impreziosita dai giochi d’acqua di una fontana-peschiera, è uno spettacolo che dal Seicento stupisce e diletta gli ospiti di questa “villa di delizia”. Una scenografia disegnata e costruita ad arte, che risale fino a un panoramico belvedere, concepita per fondere bellezza e produttività agricola: sulle terrazze, oltre a un roseto (piantato dal FAI) e a rare camelie, storicamente si coltivano ulivi, peri, meli, prugni, peschi e limoni.
– Parco Villa Gregoriana a Tivoli (RM) racconta il “verde romantico”:un giardino all’inglese, voluto nell’Ottocento da Gregorio XVI per incorniciare l’impressionante cascata dell’Aniene, ingegnosamente deviato dopo le frequenti drammatiche piene della città; ripidi versanti rocciosi, archeologiche rovine di templi romani, impetuose sorgenti e cadute d’acqua, in una fitta composizione di specie vegetali del tutto artificiale, hanno suscitato meraviglia e il senso romantico del “sublime” nei viaggiatori del Grand Tour, così come nei visitatori di oggi.
– Villa Necchi Campiglio racconta il “verde milanese”: su una parte del parco storico della dimora dei Conti Cicogna, frammentato e ridotto dalle trasformazioni urbane degli inizi del Novecento, l’architetto Piero Portaluppi realizza nel 1935, per i proprietari Necchi Campiglio, una “villa in città” con i lussuosi comfort di una piscina e di un campo da tennis; nel progetto, un elegante equilibrio tra edificio e giardino, con gli interni che armonicamente dialogano con gli esterni attraverso ampissime finestre e vetrate e una veranda o giardino d’inverno.
– Abbazia di San Fruttuoso a Camogli (GE) racconta il “verde dissestato”. Il vasto uliveto su terrazzamenti, già coltivato dai monaci medievali e risorsa economica dell’Abbazia, incastonato nel manto boschivo del Monte di Portofino, è stato progressivamente abbandonato e si è inselvatichito; senza la storica manutenzione, oggi è minacciato dal dissesto idrogeologico che molto affligge la Liguria: per questo il FAI, oltre alla tutela dell’Abbazia, ha intrapreso un complesso progetto di restauro e conservazione del paesaggio.
– Monastero di Torbaa Gornate Olona (VA) racconta il “verde longobardo”: un monasterodi monache benedettine posto al limitare di un bosco, cela silenzioso e pacifico i monumentali resti della città longobarda di Castelseprio che sono al centro di indagini archeologiche intraprese dal FAI con esiti sorprendenti: oggi la natura ha preso il posto dell’antica città e lungo il fiume, un tempo inquinato, percorsi a piedi e in bici permettono di riscoprire un angolo intatto di verde della Valle dell’Olona.
– Alpe Pedroriae Alpe Madreraa Talamona (SO)raccontano il “verde pascolo” ai piedi delle Alpi Orobie della Valtellina. Il FAI ha restaurato le baite immerse in uno scenario di biodiversità montana e ha recuperato la locale tradizione agro-pastorale, nel tempo abbandonata, che naturalmente preserva e manutiene i pascoli, reintroducendo le razze autoctone di bovini (bruna originale) e caprini (capra orobica); oggi una famiglia di moderni pastori giovani imprenditori gestisce il pascolo e produce il tipico formaggio bitto.
– Podere Case Lovaraa Levanto (SP), nel Parco Nazionale delle Cinque Terre, racconta il “verde recuperato” di un paesaggio storico agricolo, tipico della Liguria,coltivato con viti e ulivie con orti su muretti a secco costruiti fin da Medioevo, che nell’ultimo secolo si è spopolato e che, senza cura, oggi si presenta come una selvaggia macchia di verde; con un progetto altamente tecnologico il FAI ha recuperato il paesaggio rurale e riattivato un’azienda agricola tradizionale, che sarà un agriturismo, modello sperimentale di sostenibilità ambientale.
– Giardino della Kolymbethraad Agrigento, nella Valle dei Templi, racconta il “verde mediterraneo” in un tipico “giardino” siciliano di limoni, mandarini e aranci di antiche varietà, e di gelsi, carrubi, fichidindia, mandorli e giganteschi olivi “saraceni”: un prezioso patrimonio genetico della biodiversità agricola tipica del Mediterraneo, che ancora si coltiva secondo le tecniche di tradizione araba, attingendo l’acqua dai condotti ipogei del V secolo a.C. che inquadrano questo giardino tra le rovine dell’antica Akragas.
– Saline Conti Vecchi nella laguna di Santa Gilla a Cagliari raccontano il “verde industriale”: la storica produzione del sale, che si alimenta solo di mare, sole e vento (perfettamente ecosostenibile) e che si “coltiva” come in un campo agricolo, si fonde con un ambiente naturale intatto, un’area umida tutelata dove crescono specie rare di acqua dolce e salata, come la salicornia, e vivono oltre 50 specie di uccelli acquatici, tra cui colonie di fenicotteri rosa.
– Torre e Casa Campatelli a San Gimignano (SI) racconta il “verde pittoresco” delle dolci colline toscane della Valdelsa, punteggiate di case e cipressi e colorate di campi, che si ammirano dalle finestre dell’ottocentesca casa; il borgo medievale, celebre per le sue torri, vive da sempre in simbiosi e perfetto equilibrio con la campagna circostante, un tempo risorsa fondamentale della sua economia e ancora oggi territorio di produzione di olio e vino d’eccellenza, come la tipica Vernaccia, sebbeneanche sfondo da cartolina di un preoccupante turismo “mordi e fuggi”.
– Casa Noha a Matera racconta il “verde rupestre” del Parco della Murgia Materana che circonda la città: spettacolari pianori si alternano a profonde rupi o gravine e si aprono in grotte naturali e scavate dall’uomo, che vi si è insediato fin dalla preistoria e che nel tempo le ha trasformate in case o in suggestive chiese, molte delle quali con preziosi affreschi; Matera è un fossile vivente della civiltà rupestre che nasce immersa nella natura per sfruttarne ogni risorsa: una forma di insediamento eco-sostenibile che infatti ha preservato un habitat intatto per flora e fauna locali.
– Orto sul Colle dell’Infinito a Recanati (MC) racconta il “verde poetico”: la Natura è protagonista nella poesia di Giacomo Leopardi, anche nella celebre lirica L’Infinito, che il poeta ambientò in quest’orto vicino casa e che il FAI oggi racconta in un originale “museo”; l’orto è tornato al suo semplice decoro, con alberi da frutto, ortaggi, viti e rose su pergole, com’era quando a coltivarlo erano le monache del vicino convento; sempre intatto è rimasto l’affaccio sul paesaggio sfumato delle colline marchigiane, che suscitò in Leopardi la ricerca dell’infinito.
– Palazzina Appiania Milano racconta il “verde civico” del Parco Sempione, che circonda l’Arena di cui la palazzina costituisce la tribuna d’onore, destinata a Napoleone; anche se l’edificio è antecedente al parco, da qui si gode la vista su quel giardino all’inglese, progettato alla fine dell’Ottocento da Emilio Alemagna, che conserva tra sentieri, collinette e corsi d’acquauna varietà di specie arboree – pini, faggi, olmi, cedri del libano, pioppi, bagolari e ippocastani – curate dell’ufficio giardini del Comune di Milano.