Non si inventa più nulla. Come nella musica, dove le note sono sette e per quanto la creatività umana possa sforzarsi è ormai difficile realizzare un capolavoro che possa restare nella storia della musica mondiale così accade nell’arte grafica. La storia si ripete anche con il logo “commerciale” presentato a Casa Cava in occasione del presentazione dell’esito del bando promosso dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019, realizzato dal designer grafico Ettore Concetti. A vincere il bando per il nuovo logo di Matera 2019 è stato quindi un friulano con un con cept semplicissimo, alla quale lavorava già negli anni 80 Franco Di Pede, poliedrico artista materano che ha avuto il merito di valorizzare il materiale più rappresentativo del nostro territorio, il tufo oltre a creare più di 50 anni fa uno spazio dedicato all’arte in tutte le sue molteplici espressioni, lo Studio Arti Visive in via Margherita (o delle Beccherie).
Nel 1985 Franco Di Pede presentava ufficialmente l’opera “Porte e finestre”, ispirata evidentemente nella realizzazione ai buchi neri citati da Carlo Levi nel libro “Cristo si è fermato ad Eboli”. Nel 2018 è Ettore Concetti, che evidentemente non conosceva Franco Di Pede a trionfare con un logo spiegato nel dettaglio con questa presentazione “L’idea progettuale del logo per Matera2019 prende forma dal forte impatto visivo che porte e finestre conferiscono alla visione morfologica della città dei Sassi. Espressione dell’identità e della cultura del luogo, esse sono metafora dell’apertura della città e dei suoi abitanti al futuro ed allo stesso tempo della volontà di includere la cultura europea tutta, di esserne parte e custode. Porte e finestre quindi sono stati gli elementi geometrici cardine su cui si è posta l’attenzione e perciò in seguito evidenziati estraendoli dal contesto e andando a formare una trama visiva. In un secondo momento sono stati selezionati cinque rettangoli rappresentativi da associare ai cinque sotto-temi del tema richiesto, quest’ultimo di notevole contenuto ed importanza basato sul concetto di coproduzione culturale, di cittadinanza culturale, di apertura, di progresso e di co-creazione. I rettangoli scelti quindi sono stati associati ai sotto-temi futuro remoto, continuità e rotture, connessioni e riflessioni, radici e percorsi, utopie e distopie che a loro volto sono stati connessi a colori differenti. Gli argomenti e i corrispondenti rettangoli in seguito sono stati posizionati nello spazio applicando le regole della Sezione Aurea e di Fibonacci, che hanno permesso una progettazione con forme equilibrate e armoniche. Per completare la progettazione del logo infine gli elementi geometrici sono stati inseriti in una griglia in modo da poter utilizzare i nostri cinque corpi nonché sotto-temi sempre in modo proporzionato e bilanciato, pur essendo un logo pensato in modo dinamico e che quindi ha modo di esprimersi in diversi sistemi e con diverse applicazioni.”
Porte e finestre dei Sassi di Matera che immaginati come buchi neri da Carlo Levi e interpretati dal materano Franco Di Pede ora si aprono al futuro per restare in linea con il claim “Open future” della Fondazione Matera-Basilicata 2019 inserito di fianco al logo di Ettore Concetti. Intervistato a Casa Cava il graphic designer friulano ha dichiarato di non conoscere le opere di Franco Di Pede, che in ottant’anni di vita ha girato il mondo per far conoscere i Sassi di Matera, da New York a Tokyo passando per tutte le principali capitali europee.
Con queste riflessioni vogliamo solamente evidenziare l’analogia tra un’opera digitale moderna, quella di Ettore Concetti e la primogenitura sulla stilizzazione di porte e finestre già concepita negli anni Ottanta da Franco Di Pede, come dimostrano le immagini che riportiamo in basso nella fotogallery.
C’è chi invece, come accade nella musica quando si prendono samples di dischi di successo per realizzare nuove produzioni, fa notare il “remix” geometrico e cromatico accostando il nuovo logo “commerciale di Matera 2019 di Ettore Concetti al logo di IBM Statistics Software. Ma questa è un’altra storia.
Michele Capolupo