Al Palazzo De Luca, nella Sala Consiliare Michele Rotundo di Sasso di Castalda, è esposta già da qualche giorno l’interessante Mostra del pittore di Sasso di Castalda Donato Panza. Si tratta di 23 tele che risalgono quasi tutte agli ultimi 2 anni che, come si sa, coincidono con l’esplosione del Covid e con la grande paura che ne è derivata. Panza è un artista che è già stato oggetto di una mostra intitolata “Sasso tra paesaggi impermanenti e tetti trasfigurati”
All’ingresso del Palazzo sono presenti dai primi di agosto 10 tele, di cui 7 intitolati “Impressioni jazz” e 3 “Psichedelia”. Queste 10 tele sono di una produzione diversa e di un altro tipo di creazione: rimandano al “dripping” (sgocciolatura) di Pollock e alla bellezza e all’armonia dei colori di Kandinskij. Questi 23 quadri trattano temi diversi e sono tele ad olio e acrilico ricavate da vecchie lenzuola (Donato mi dice che usa l’acrilico per proteggersi dall’effetto troppo forte degli essiccanti). In generale i colori usati, (in genere sono colori caldi) talvolta anche la loro mescolanza e i diversi soggetti sembrano voler segretamente andare a ritroso, al tempo dell’ infanzia dell’autore, ad un tocco pittorico inconscio, libero e non condizionato tipico dei bambini. Il riferimento al graffitismo è collegato esplicitamente ai temi e ai colori del mondo dei primi uomini che vivevano nelle caverne (5 quadri) e che volevano lasciare l’impronta della loro mano da qualche parte e che si esercitavano nell’arte della guerra, tutti presi dall’istinto di sopravvivenza. Ogni riferimento al tempo attuale è semplicemente voluto. C’è un collegamento implicito agli istinti primordiali e bellicosi che permangono sempre negli uomini e c’è anche probabilmente un intento di sfida all’ordine costituito e all’establishment in una forma di protesta silenziosa e pittorica. Il colore di riferimento in questo gruppo di opere è il marrone: il colore della terra con le sue diverse tonalità. Nella pittura di Donato chiari sono i richiami e i temi accademici e classici (per esempio “Le Bagnanti” richiamano quelle famose di Picasso e Matisse; il Vesuvio che esplode di Warhol) e i riferimenti diretti e indiretti ai vari movimenti artistici: impressionismo, espressionismo, espressionismo astratto americano, arte informale, pop art. Ogni quadro sembra essere ricavato con la forza di una spatolina appuntita (usa diversi tipi di spatole) e talvolta il colore diventa materico e denso, quasi volesse uscire dalla tela. Rimane la tendenza della sua pittura recente, già iniziata da tempo, a diventare sempre meno figurativa e sempre più astratta. Le persone scompaiono del tutto e anche gli oggetti e le cose si riducono a delicate o appena delineate forme geometriche e alla loro essenzialità e diventano pure essenze invisibili, ma sempre percettibili ed individuabili.. In un gruppo di quadri (si incontrano al primo impatto con la Mostra), predomina il colore azzurro (6 tele) e le differenti varietà di azzurro, che rimandano al colore del cielo o al colore del mare o di marine trasognate.
C’è un tema molto amato dall’autore – sottolinea il vice sindaco di Sasso Rocco Stella, assessore cultura – che è quello dei campi di papaveri di chiara derivazione impressionista. Altri quadri si addicono molto al momento storico odierno e sembrano descrivere storicamente il tempo presente in cui viviamo, fatto di mal di vivere, di narcisismo, di anonimato, di lunghe e vane attese, e anche di problemi e fatiche psicologici e interiori. Sono emblematiche in questo senso le 2 tele: “Attesa 1” e “Attesa 2” . C’è poi una tela intitolata: “La fatica..”, dove si distingue un bambino ben accennato, a capo chino, che porta una carriola quasi a malincuore. Si può in essa benissimo sottendere – aggiunge – sia lo sforzo fisico che metaforicamente il peso invisibile dell’esistenza. Sappiamo bene che l’arte è polisemica e polisemantica e certo non possiamo esaurire tutti i possibili significati di questa mostra. Ma certamente possiamo dire che la pittura di Donato in primis ci emoziona e ci coinvolge a vederla e talvolta ci fa scoprire parti recondite e nascoste del nostro inconscio che mai sarebbero venute alla luce.