Il FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano e Fondazione Telecom Italia a Matera per l’inaugurazione di Casa Noha. La dimora, ubicata negli antichi rioni Sassi di Matera, facilmente raggiungibile dalla Civita attraversando piazza Duomo per poi scendere verso via San Potito fino a raggiungere Recinto Cavone al civico 9, è un’antica architetturaa donata al FAI nel 2004 grazie alla generosità della famiglia Fodale. Dal 28 febbraio 2014 diventa ufficialmente il contenitore di un progetto culturale volto alla valorizzazione della città di Matera e della sua storia. La cerimonia inaugurale è stata anticipata da un convegno promosso a Palazzo Viceconte, a pochi metri da Casa Noha.
Al dibattito hanno parteciato Rosalba Demetrio, vicepresidente Regionale FAI Basilicata, Giovanni Carrada, autore e curatore del progetto “I Sassi invisibili”, Antonio Nicoletti, coordinatore del progetto di sviluppo APP “Matera Invisibile” eMarcella Logli, segretario Generale di Fondazione Telecom Italia.
A seguire è stato promosso un confronto sul futuro di Matera con gli interventi di Simonetta Giordani, Sottosegretario al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Andrea Carandini, Presidente FAI (Fondo Ambiente Italiano), il sindaco di Matera Salvatore Adduce e il direttore di Rai Basilicata Fausto Taverniti che ha proposto di candidare Matera a città simbolo del FAI. I lavori sono stati coordinati da Marco Magnifico, vicepresidente Esecutivo FAI.
All’ora di pranzo è partita la visita guidata a Casa Noha.
FAI e Fondazione Telecom Italia tagliano il nastro di Casa Noha nei Sassi di Matera, report sulla presentazione ufficiale a Matera.
Dal 1º marzo 2014 apertura al pubblico di un nuovo Bene del FAI grazie al contributo di Fondazione Telecom Italia
“…ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee di una mano…”
(Italo Calvino. Le città invisibili)
Non si può iniziare un viaggio nella storia di Matera senza partire dal tufo scavato con mezzi manuali e trasformato in strade, magazzini, granai, abitazioni, salotti. Qui la comune calcarenite che caratterizza il territorio di tante aree del Mediterraneo diventa monumento. Qui i Sassi si vestono con la lettera maiuscola e si trasformano in uno dei beni riconosciuti dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Dal 1º marzo il FAI – Fondo Ambiente Italiano propone un nuovo cancello d’ingresso per visitare Matera: Casa Noha.
Nel cuore dell’antica Civita il FAI annuncia l’apertura al pubblico di Casa Noha, una nuova importante presenza della Fondazione in Italia.
Un’opportunità di scoperta di Matera attraverso un inedito percorso multimediale, realizzato grazie al contributo di Fondazione Telecom Italia, che fa di questo Bene non solo un luogo della memoria ma anche un centro di conoscenza, un punto di partenza per scoprire una storia preziosa quanto dolorosa, per avvicinare un luogo dall’anima delicata e speciale.
Un traguardo significativo reso possibile grazie a Fondazione Telecom Italia che ha selezionato e finanziato il progetto del FAI tra i 300 pervenuti nell’ambito del proprio bando “Beni Culturali invisibili” lanciato nel 2011. Il bando di Fondazione Telecom Italia è in particolare finalizzato a sostenere progetti di valorizzazione di beni culturali che non godono di adeguata visibilità in sinergia con le tecnologie abilitanti del web e della connessioni digitali.
Con Casa Noha per la prima volta il Fondo Ambiente sceglie, attraverso un suo Bene, di raccontare il contesto, facendone un caso esemplare – quasi limite – dell’integrazione che sempre più caratterizza la gestione dei Beni del FAI in relazione al territorio in cui si trovano.
Casa Noha diventa così un soggetto narrante capace di offrire una chiave di lettura per la comprensione della città, uno spazio che prepara alla visita del luogo.
La nuova vita di Casa Noha è iniziata qualche anno fa, durante una serata in famiglia trascorsa davanti alla televisione. Dallo schermo l’allora capo Delegazione FAI di Matera, Attilio Caruso, sta raccontando la missione della Fondazione. Il pensiero dei tre anziani fratelli Fodale vola subito alla loro Casa Noha, cinque vani nel cuore dei Sassi, ora cadenti in quanto abbandonati in seguito alla Legge Straordinaria del 1952, amata eredità di famiglia condivisa con i cugini Latorre. Sono già state offerte alcune decine di migliaia di euro per il loro acquisto, ma dove finiranno così la storia e le memorie private scritte nel tufo di quelle pareti? La decisione è presa: nel 2004 le famiglie Fodale e Latorre donano Casa Noha al FAI, sarà un luogo aperto a tutti e diventerà il primo Bene della Fondazione in Basilicata.
Un gesto generoso di persone innamorate del loro territorio e desiderose di condividerne la bellezza e l’identità. E così, la volontà di destinare la casa di famiglia a luogo di pubblica utilità, a luogo che racconti la storia della loro città, si incontra con l’impegno civile del FAI il cui obiettivo è valorizzare un Bene che racchiude il suggestivo e drammatico passato di questa città unica. Una storia che i donatori desiderano continui a essere narrata dai muri di pietra della Casa “…In quella casa… la nostra famiglia aveva vissuto poveramente, ma aveva vissuto. In quelle stanze ci sono i nostri ricordi, c’è la vita dei nostri antenati…”.
Una volontà che il FAI ha rispettato con un progetto multimediale che ha trasformato questo luogo in una porta virtuale verso la comprensione della città, del suo passato, del suo spirito. Un’opportunità di riscoperta del cuore di Matera rispetto a cui Casa Noha si propone come suggestiva anticamera per la visita alla città.
Casa Noha sorge all’interno dell’omonimo Palazzo che domina il Sasso Caveoso proprio vicino alla Cattedrale, purtroppo chiusa da oltre dieci anni. Il Palazzo originario risale al XVI secolo e fu costruito per rispondere ai bisogni della nobiltà materana cui l’estinta famiglia Noha – di cui si hanno notizie a partire dal Quattrocento – apparteneva e che individuò nel primo nucleo abitato della città il luogo ideale per la costruzione delle proprie abitazioni di rappresentanza. L’area individuata sorge su un canale d’erosione utilizzato per lo smaltimento dei rifiuti. Un’area difficile sotto il profilo geologico e per questo non ancora urbanizzata e che i Noha riescono a bonificare trasformandola in uno degli esempi più significativi di architettura privata nei Sassi, custode di materiali archeologici risalenti all’Età del bronzo e alla colonizzazione greca.
Quando il FAI entra per la prima volta a Casa Noha si interroga su quale destino riservare a quei semplici ambienti di pietra, ormai abbandonati da decenni, testimoni di una storia tanto antica.
Spinto dalla volontà delle famiglie Fodale e Latorre, il FAI sceglie un progetto funzionale a illustrare il contesto: non si può comprendere Matera e la sua architettura di tufo se non ci si addentra nel profondo del suo passato. Nel rispetto di queste lontane origini, attraverso un accurato intervento conservativo, le mani esperte che si occupano del recupero di Casa Noha decidono non di aggiungere ma piuttosto di togliere materia, scoprendo i vari strati di tufo che compongono le pareti e che raccontano la storia di questo angolo dei Sassi e dell’intera città.
Ecco che Casa Noha diventa tante cose: un punto d’informazione, un ingresso per Matera, un luogo della memoria affollato dalle voci che narrano la sua storia, così ben conservata e così multiforme, una storia densa di emozioni, che affonda le sue radici in un passato lontanissimo e che ha visto nel secolo scorso un momento di degrado sociale e civile impressionante. E per ricevere il pubblico il FAI decide di acquistare nel 2013 una abitazione adiacente in modo da poter offrire accoglienza e servizi.
Grazie al contributo di Fondazione Telecom Italia, oggi Casa Noha rappresenta infatti uno spazio di educazione interculturale a disposizione dei cittadini e dei turisti: un luogo di eccellenza capace di integrare nella sua unicità conoscenza e divulgazione con l’uso di nuove tecnologie che consentono di espandere i suoi spazi angusti. Trasformare infatti la tecnologia e l’innovazione in abilitatori di possibilità, in grado di connettere realtà diverse tra loro, distanti nel tempo e nei luoghi, favorendo la creazione e lo sviluppo di nuove opportunità e potenzialità in qualunque segmento si decida d’intervenire, è una delle mission di Fondazione Telecom Italia.
Varcando la porta di Casa Noha, ci si immerge infatti nella storia millenaria dei Sassi, dagli insediamenti rupestri del Paleolitico al quadro di degrado tratteggiato da Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli.
Il racconto filmato “I Sassi invisibili. Viaggio straordinario nella storia di Matera” ideato da Giovanni Carrada e proiettato sulle pareti di sasso dell’abitazione offre al visitatore, grazie a immagini, storie, suoni e riferimenti incrociati, la prima ricostruzione completa della storia della città. Il ricco intreccio di tante esistenze continuerà a rendere vive le stanze di Casa Noha e le sue pareti di pietra continueranno a rievocare i racconti lontani di cui sono custodi.
Una narrazione appassionante valorizzata dall’immediatezza delle immagini e dall’accurato lavoro di un team di sedici specialisti, con il coordinamento scientifico di Rosalba Demetrio, che si è confrontato con la complessità del territorio da diverse prospettive: dall’architettura alla storia dell’arte, dall’archeologia alla storia del cinema. Un materiale documentario inedito e di grande valore storico-scientifico il cui obiettivo principale non è la semplice promozione turistica ma la conservazione della memoria di una città quasi imprigionata nel tufo in cui è scolpita.
Casa Noha non è solo la tappa iniziale di un viaggio nella città ma accompagna il visitatore tra i suoi vicoli attraverso l’APP Matera Invisibile, realizzata da Antonio Nicoletti e scaricabile gratuitamente da www.materainvisibile.it, che invita il visitatore a ripercorrere il nucleo storico di Matera con cinque itinerari insoliti e tematici arricchiti da frammenti di memoria, poesia e testimonianze. La città è descritta da cinque elementi: acqua, pietra, luce, tempo e spirito guidano in questa esperienza di scoperta e di apprendimento.
Oggi Casa Noha propone al turista di entrare in punta di piedi nell’anima di questo posto, consapevole di addentrarsi in un’enorme scultura-monumento quali sono oggi i Sassi. Un patrimonio che, per essere rispettato e tramandato nella sua autenticità, va conosciuto in tutte le sue pieghe. Attraverso questo Bene la sfida del FAI si allarga alla valorizzazione dell’intero territorio, con l’intento di favorire un turismo consapevole della delicatezza e della fragilità di questa città unica, che non trasformi Matera in una città-presepe ma che sia disposto a dedicare tempo e attenzione alla scoperta dei luoghi e degli spazi che ne caratterizzano la storia lunga e frastagliata. Un turismo rispettoso, capace di adeguarsi alle esigenze del territorio, che non ne consuma ma ne scopre le risorse, che non altera il paesaggio ma vi si inserisce con armonia. E un invito ai materani perché, come già stanno facendo, non consegnino la città a un turismo di massa, che in Italia e nel mondo ha compromesso centri di grande bellezza dalla storia millenaria, ma continuino a viverla e a farla vivere preservandone i valori.
Il restauro di Casa Noha è stato reso possibile anche grazie all’importante contributo di Italcementi e al sostegno de I 200 del FAI.
Un sentito ringraziamento a Lella Costa e Fabrizio Gifuni per aver collaborato gratuitamente alla realizzazione del progetto “I Sassi invisibili. Viaggio straordinario nella storia di Matera”.
Una storia scritta nel tufo
Nell’etimologia latina di sasso che riporta al significato di fendere, spaccare è racchiusa la storia di Matera e del suo paesaggio, esempio unico dell’attitudine umana a modificare il territorio che si traduce nel lento lavoro di scalpellatura del tufo. Una civiltà rupestre, cresciuta nel cuore della terra e che nelle grotte e nelle cavee naturali ha saputo ricavare gli spazi necessari per lo sviluppo della società. Un delicato equilibrio tra uomo e paesaggio rimasto efficiente fino al XIX secolo quando il costante incremento di una popolazione isolata dal flusso della storia e sempre più povera, a seguito della messa a coltura del Tavoliere delle Puglie e dello spostamento del centro amministrativo a Potenza, ha reso i Sassi il luogo simbolico dell’anacronismo tra il modus vivendi ereditato dal passato e le esigenze della società contemporanea. Una frattura che assume i tratti drammatici fotografati da Carlo Levi nel romanzo Cristo si è fermato a Eboli dove vengono raccontate le condizioni della popolazione che, in costante promiscuità con gli animali, sopravvive a stento nel buio orrore delle cavità scavate nel tufo all’interno dell’intricato labirinto dei Sassi ancora privo di illuminazione e di un sistema fognario. È il tempo della Legge Speciale per Matera del 1952 e del piano regolatore che porterà al totale spopolamento dei Sassi, dichiarati inagibili. Seguendo le linee di uno dei più interessanti progetti urbanistici del secondo dopoguerra ispirato da Adriano Olivetti, verranno creati il borgo rurale La Martella e i quartieri ideati da Carlo Aymonino dove accogliere la popolazione costretta ad abbandonare i Sassi. Un progetto che tenta di coniugare identità territoriale, tramite l’utilizzo di materiali e di elementi architettonici tradizionali, e servizi moderni concepiti sul modello delle città scandinave. Una struttura urbanistica specchio delle ambizioni della riforma agraria che si proponeva di trasformare i braccianti dei Sassi in nuovi imprenditori agricoli. Un sogno che passa all’utopia quando negli anni Sessanta i materani dei Sassi, non più braccianti ma nemmeno diventati imprenditori, lasceranno deserti i nuovi quartieri per prendere in massa la via del Nord.
Casa Noha, Matera, Recinto Cavone 9 vicino alla Cattedrale.
Orario: Aperto tutti i giorni tranne i lunedì non festivi dal 1 marzo al 6 gennaio dalle 10.00 alle 18.00. Durata della visita circa 30 minuti.
A sostegno delle attività di Casa Noha il FAI chiede un contributo di 4 euro.
Per informazioni: 0835 335452 – fainoha@fondoambiente.it
Matera Invisibile di Antonio Nicoletti, Ideatore dell’APP “Matera Invisibile. Sulle tracce di una città straordinaria”
Il progetto del FAI per Matera è un’iniziativa integrata che aiuta la scoperta della città narrandola in modo originale e senza tradire la profondità del messaggio contenuto nella sua vicenda storica e umana.
Se il racconto di Casa Noha descrive in modo sintetico ma efficace secoli di storia urbana, l’App Matera Invisibile prende per mano il viaggiatore e lo porta a scoprire le dimensioni nascoste della città, in un’esperienza che lo accompagna prima, durante e dopo la visita.
Nella App, la città è descritta attraverso cinque suoi elementi costitutivi: l’acqua, la pietra, la luce, il tempo, lo spirito. Questi elementi guidano l’esplorazione di luoghi notevoli, con testimonianze d’autore che ci avvicinano al cuore nascosto di Matera. È così che, con le parole di Pasolini, Levi, Consagra – solo per citarne alcuni – Matera si rivela in grado di parlare di temi universali. L’App, accostando luoghi, immagini, video e testi, trasforma il viaggio in un’esperienza di scoperta e di apprendimento.
I cinque temi narrativi sono trattati in una serie di altrettanti video originali, con interviste a interlocutori straordinari che parlano del loro rapporto con Matera. Sono lo scultore Kengiro Azuma (acqua), il disegnatore Giuseppe Palumbo (spirito), l’astronomo Giuseppe Bianco (tempo), l’artiere Giuseppe Mitarotonda (luce), lo storico del territorio Gianfranco Lionetti (pietra). Ciascuna intervista è un ritratto sia dell’intervistato che di Matera; nelle parole e nelle immagini i cinque temi si rincorrono, rimandando l’uno all’altro e dimostrando quanto essi siano intrecciati.
Altrettanto interessanti e utili a capire la città sono i contributi di testo che l’App propone nella sezione “documenti”. Con il coordinamento scientifico dell’archeologa Rosalba Demetrio, un grande numero di esperti della storia di questi luoghi ha fornito le proprie testimonianze su aspetti storici, urbanistici, antropologici. Ne viene fuori un’opera collettiva che valorizza il sapere di studiosi del territorio, scienziati, professionisti, ricercatori, fornendo una narrazione autentica della storia della città sotto molteplici aspetti. Questo contributo volontario è un’ulteriore conferma del valore del lavoro svolto dal FAI per il territorio: un lavoro che è in grado di mobilitare forme diverse di capitale (sociale e conoscitivo prima ancora che economico), aggregando intelligenze e creando conoscenza per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico.
Per una città come Matera, per la sua storia antica e recente, tutto questo ha un valore particolarmente significativo e profondo.
www.materainvisibile.it
Casa Noha a Matera di Rosalba Demetrio, coordinatrice scientifica del progetto culturale di Casa Noha in collaborazione con Gianfranco Lionetti e Gregorio Padula.
La storia della civiltà rupestre costituisce una delle pagine più significative della storia del Mezzogiorno d’Italia e dell’intero bacino del Mediterraneo in cui, pur nella specificità delle sedimentazioni storiche, diverse realtà etniche, politiche e geografiche trovarono elementi unificanti nella continuità morfologica del paesaggio ambientale, nella similarità del processo insediativo, nell’uso della calcarenite (nella voce locale tufo), quale materiale costruttivo più diffuso nel territorio. I popoli e le civiltà che si stratificarono nel bacino del Mediterraneo, dal Mezzogiorno d’Italia alla Spagna, alla Grecia, all’Egitto, all’Asia Minore, alle origini dei propri insediamenti utilizzarono infatti essenzialmente questa materia lapidea connotante l’habitat rupestre, una roccia non stratificata, tenera e porosa, facilmente scavabile, le cui caratteristiche consentirono di elaborare schemi formali, architettonici e stilistici, manufatti edilizi e sistemi viari, propri degli impianti urbani sub divo, ossia a cielo aperto.
Il paesaggio ambientale cui ci riferiamo interessa, pertanto, quell’ ampia area mediterranea in cui il modus abitativo del vivere in grotte trovò compiuta espressione urbana. Quanto alla definizione di civiltà rupestre, essa contempla forme di vita che per un lungo arco di secoli si organizzarono e si svilupparono entro gli anfratti rupestri, dando vita a realtà abitative entro le quali trovò espressione non solo l’esigenza del sacro, tradotta nelle chiese e nei luoghi di culto, ma anche la complessa organizzazione sociale delle comunità. Circa la delimitazione cronologica di questa civiltà, nel sito di Matera se ne è rilevata la continuità dal periodo pre-classico fino alla metà del Novecento, anche se non si può escludere un temporaneo abbandono in età classica e un ripopolamento successivo dell’ area interessata, soprattutto nell’Alto Medioevo.
Per essere il segno materiale di un’intensa pagina di storia della civiltà umana, le cui testimonianze storico-archeologiche e antropologiche datano dall’epoca preistorica e protostorica a tempi abbastanza recenti, il complesso dei Sassi, paradigma di un modus vivendi tipicamente mediterraneo (con l’Altipiano Murgico che lo fronteggia) è stato acquisito nel 1993 alla World Heritage List, alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, avendo costituito peraltro, negli anni Cinquanta, il polo di una tensione culturale e progettuale che vide in Matera una sede emblematica di sperimentazione urbanistica e in Ludovico Quaroni, Luigi Piccinato, Carlo Aymonino e, più tardi, Marcello Fabbri, illuminati interpreti.
Di grande interesse appare l’ubicazione di Casa Noha sulla sommità della Civita sovrastante i due Sassi di Matera, in posizione baricentrica rispetto al bacino del Mediterraneo e ponte con i Paesi dello stesso bacino, espressioni diverse di una cultura che ha una comune matrice e identità.
I Sassi, emblema della civiltà rupestre, nella visione d’insieme si presentano come un’ intersezione di strutture di nuda essenzialità. In prospettiva si offrono allo sguardo di chi li osserva come una densa stratificazione di grigi che nascondono composite articolazioni di case, di strade, di anse. Grigio è infatti il colore della materia, quando è usurata dal tempo, da cui i Sassi sono nati. Nell’insieme, l’intrico di antri e cunicoli sembra evocare l’immagine di un labirinto ricco di vie onnidirezionali che si offrono allo sguardo di chi cammina come tante alternative percorribili. L’etimo stesso, verosimilmente da la, laas, potrebbe rinviare alla nozione di pietra, che è il materiale costruttivo essenziale dei Sassi.
Dall’ alto Medioevo alla seconda metà del Novecento il complesso urbano dei Sassi si è espanso fino alla saturazione dello spazio vivibile. Il primo insediamento umano si stabilì su un paesaggio ambientale di formazione calcarenitica, l’altipiano carsico della Murgia, prospiciente la Fossa bradanica e le piane di Taranto e Brindisi. Cavità naturali furono praticate negli strati più facilmente erodibili della roccia, dando luogo, nel tempo, sul versante destro della profonda incisione della Gravina, alla formazione di vere e proprie successioni di ambienti sovrapposti lungo i tornanti che, dall’acropoli della Civita, scendono lungo le due cavee naturali poste a valle, il Sasso Barisano a nord e il Sasso Caveoso a sud.
Lungo le pareti dei Sassi, infatti, seguendo l’articolazione naturale delle valli disposte ad anfiteatro, al primo impianto di grotte scavate in rupe o parzialmente manufatte, si sovrapposero per gradi altre costruzioni palaziate che, aderendo all’andamento orografico del sito e seguendone le curve di livello, alternavano parti scavate a parti costruite, iterando lo stesso modulo costruttivo, il lamione, che è un vano unico prevalentemente sviluppato in profondità e coperto a volta. Generalmente si tratta di tipologie elementari che si conformano a una regola di tipizzazione degli elementi strutturali: a un vano originario, se ne affianca o se ne sovrappone un altro, secondo una equilibrata composizione di volumi scavati nel tufo o costruiti all’esterno, intersecantisi. Gli ambienti utilizzati a scopo abitativo e di servizio erano disposti a schiera o a corte rientrante, coerentemente con un modello abitativo diffuso nel bacino mediterraneo. Anche le strade furono realizzate seguendo le curve di livello e il fondovalle di antichi torrenti, assicurando così la comunicazione tra i diversi gradoni dei due Sassi.
Si può pertanto ritenere che una legge di economia naturale abbia fortemente determinato questo impianto urbano, dove ogni dislivello del terreno è stato utilizzato per raccordare e congiungere gli edifici nell’unitaria composizione d’insieme che visivamente, già dal XVI secolo, si imponeva ai viaggiatori che percorrevano le regioni del Sud. Ogni azione, ogni progetto partiva da un bisogno ed entro questo orizzonte punto di riferimento era l’uomo che crea gli oggetti, segni del suo quotidiano; un uomo che entrava in relazione con altri uomini, confondendo lo spazio privato con quello pubblico, quello familiare con quello comunitario, tra cui faceva da diaframma la casa, posta nella corte, che costituisce un paradigma interessante non solo sul piano topografico spaziale, ma anche sul piano socio-antropologico, nei sistemi urbanistici mediterranei.
Note storiche sulla Famiglia Noha
La famiglia Noha è una delle nobili famiglie estinte di Matera. Il conte Giuseppe Gattini, storico locale dell’Ottocento, afferma che il castello di Noia in terra d’Otranto contava 40 fuochi (circa 200 persone) ed era situato fra “terre fertili e ulivi ubertosi”.
La famiglia Noia o Noya o Noha risiedeva in quattro città: Lecce, Nardò, Taranto e Matera con altrettanti stemmi simili, color oro e azzurro, distinguibili solo per piccole differenze. Oltre al Gattini, anche gli altri cronisti locali ne parlano come una delle più nobili famiglie materane, che appare inoltre in molti atti notarili stipulati nella Città a partire dal Quattrocento e per tutto il Cinque e Seicento.
Il primo di cui si ha notizia è Lancillotto de Noha per un privilegio concessogli nel 1434 dalla regina Giovanna; nello stesso documento viene citato anche il dott. Francesco de Noha di Lecce, che era luogotenente capo di Altamura.
Alcuni membri di questa famiglia sposarono nobildonne materane, come Marcello che sposò una Gattini e Goffredo de Noia di Nardò, che andò a nozze con la nobile Licia di Eustachio de Nucio di Matera.
Goffredo, cittadino materano “esimio artium et medicine doctore”, fu il primo fra gli eletti dei nobili nell’anno 1485. Aveva il Patronato della cappella di S. Caterina del Cimiterio nella Cattedrale di Matera per diritti pervenutigli dal matrimonio. Contemporanei di Goffredo furono Oliverio e Giacobello, che comprò un palazzo attiguo al palazzo Arcivescovile nel 1477, poi venduto alla famiglia Passarelli.
Moltissimi sono i componenti di questa famiglia che per tutto il Cinquecento e il Seicento possedettero case e altri beni in varie parti della Città. Fra gli altri, Marcello nel 1572 fondò il monastero dei Carmelitani, completato dai discendenti e da altri cittadini e poi nel 1598 fondò una cappella nel monastero di S. Agostino. Anche la statua di S. Apollonia nella chiesa di S. Agostino fu donata da un membro della stessa famiglia.
L’ultimo citato dai cronisti locali è il sacerdote Francescantonio, che fu anche letterato, poeta e conoscitore di latino, greco ed ebraico e visse prima a Matera verso la fine del 1600, mentre in seguito si trasferì a Genova con il prestigioso incarico di Vicario Apostolico.
Contesto storico-urbanistico del Palazzo Noha
La famiglia De Noha o Noha o Di Noia tra la fine del Quattrocento e il Cinquecento aveva diverse proprietà in agro di Matera, tra le quali si individua un sito posto lungo il torrente Gravina di Picciano, caratterizzato da estesi seminativi e da un notevole complesso di cavità artefatte e naturali, destinate alla stabulazione di armenti e all’allevamento delle api. Il sito in parola insiste su un’area di notevole interesse archeologico, la cui cronologia si estende dall’Età del bronzo al Medioevo. Anche nel Sasso Barisano, in prossimità della contrada del Casale, i Di Noia possedevano un edificio preceduto da una corte e da un piccolo orto. Tale proprietà era ubicata in prossimità del grabiglione barisano, sul suo versante orografico sinistro. Ad essa era associato un ponte che collegava la contrada di S. Paolo con quella del Casale, per lungo tempo denominato Ponte di Noia.
Il Palazzo Noha sorge nella zona più antica dei Sassi, la Civita, dove a partire dal XV-XVI secolo furono edificate le residenze delle famiglie più importanti della città, fra cui si segnalano i palazzi Troiano, Santoro, De Scalzonibus, Malvezzi, Gattini, Festa, D’Afflitto, Ferraù e Venusio, che ancor oggi si possono ammirare lungo un continuum che partendo da piazza del Sedile, giunge in piazza del Duomo, dalla quale si diramano le vie Muro, San Potito e Cavone.
La dimora dei Di Noia, nella contrada del Cavone, fu eretta su un canale d’erosione proveniente dalla soprastante via S. Potito sul quale in precedenza, a più riprese, si era tentato di costruire. Il canale era utilizzato per lo smaltimento di deiezioni e rifiuti di ogni genere. L’instabilità geologica del sito, la sua pendenza, l’esistenza di antichi invasi grottali e cisterne colmi di detriti per lungo tempo vi avevano reso inutile ogni tentativo di urbanizzazione. I Di Noia, infatti, per realizzare il loro palazzo acquistarono un insieme di ruderi di cui furono riciclati gli elementi lapidei per le robuste fondamenta. Anche la costruzione del confinante palazzo Pomarici interessò un esteso ambito di case crollate.
L’area su cui insiste il palazzo dei Di Noia ha restituito tra la fine del XVIII e gli inizi del XX secolo materiali archeologici di varia cronologia afferenti alle Età del bronzo, del ferro, alla colonizzazione greca e alla fase altomedievale.
Edificato tra il XVI ed il XVII secolo, il Palazzo della famiglia Noha rappresenta uno degli esempi più significativi di architettura privata dei Sassi, grazie alla sua struttura in tufo ingentilita da cornici e intagli lavorati nella sobrietà caratteristica dell’epoca e del contesto urbano. E’ una tipica casa a corte in parte coperta, caratteristica raramente riscontrabile nei palazzi della città e che conferisce al palazzo una severità medievale. Dalla corte si accede ai locali di servizio terrani e, tramite una scala esterna, alla zona residenziale attualmente divisa in due alloggi, il primo dei quali occupato da un privato e il secondo, passato dalla famiglia Noha ai Latorre e alla famiglia Fodale che ne ha fatto donazione al FAI.
L’unità è costituita da cinque vani consecutivi di ampiezza varia, compresa fra 10 e 38 mq. La struttura è completamente in tufo, sia quanto alle pareti di notevole spessore sia con riferimento alle volte: queste sono a botte, fatta eccezione per il salone, che è coperto da una volta a schifo con altezza al colmo che sfiora i sei metri.
Innamorarsi di Matera
di Giovanni Carrada, Giovanni Carrada è autore della trasmissione televisiva Superquark e curatore de I Sassi Invisibili. Viaggio straordinario nella storia di Matera
autore del racconto filmato proiettato nelle stanze di Casa Noha
Sono arrivato per la prima volta a Matera, in una bella giornata di aprile, perché la dovevo raccontare. E come può capitare con le persone giuste, che incontriamo sempre per un altro motivo, me ne sono innamorato. A prima vista. Partendo dal fondo del Sasso Caveoso, che quel giorno era un catino di luce (qui, con la pietra chiara cavata dalla montagna, è stato costruito tutto) ho seguito l’istinto in un dedalo di scale e di vicoli in salita. Ho sbirciato dentro grotte un tempo abitate. Sono salito alla chiesa rupestre della Madonna di Idris, scavata in forme bizantine, gli affreschi appena leggibili. Sono salito ancora e mi sono affacciato sulla gravina, la grande gola sulla quale affaccia la città antica. Ho guardato il filo d’acqua che scorreva in fondo, le macchie di bosco e quelle nere delle grotte sull’altro versante, e poi intorno, la città ancora in parte abbandonata fino al campanile della Cattedrale. Ed era fatta.
Ero venuto per capire come presentare la città negli spazi di casa Noha, una piccola dimora borghese un po’ costruita e un po’ scavata, annidata alle pendici della Civita, generosamente donata al FAI dalle famiglie Fodale e Latorre nel 2004.
Matera mi sembrava bellissima, a misura d’uomo e di meditazione. Esplorarla era un continuo di scorci vicini e lontani, sempre diversi a ogni ora e a ogni luce. Ma quel primo giorno era come essersi innamorati di una persona senza averle ancora mai parlato. Potevo ancora immaginare qualsiasi cosa, di lei. Già il giorno dopo, però, e nelle visite successive, archeologi, storici, antropologi, architetti e cittadini appassionati mi hanno raccontato la straordinaria avventura di Matera e dei Sassi. L’insediamento delle prime genti neolitiche venute in Italia, praticamente i primi italiani. L’arrivo dei monaci di rito greco che ne fecero una città. La fioritura civile del Rinascimento come non avrei mai sospettato al Sud. La sua trasformazione in un gioiello urbanistico barocco. Ma poi anche il declino, l’affollamento e la miseria della vita in grotta, quando i Sassi di Matera diventarono la Vergogna Nazionale, fino all’abbandono dei Sassi e poi al miracolo della rinascita grazie anche a personaggi straordinari come Carlo Levi, Adriano Olivetti e Pierpaolo Pasolini, agli attivissimi circoli culturali locali, all’Unesco che li ha accolti nel Patrimonio dell’Umanità.
È stato come nei primi incontri, quando ci si racconta tutto e tutta la vita, e il tempo non sembra passare mai. E si scopre che insieme all’attrazione c’è molto di più. Ma dovevo immaginarlo, quel passato, perché l’antica vita non c’è più. Mi sono anche reso conto che, senza quei racconti, avrei potuto benissimo non capire niente dei Sassi, come un turista qualunque, e forse non avrei neppure imparato a fare caso a quanto vi è stato costruito e a riconoscere le tracce lasciate dagli uomini e dalle donne che sono vissuti qui.
Così ho pensato che c’era un modo con cui il FAI potesse offrire a tutti lo stesso privilegio. Oggi, grazie al sostegno di Fondazione Telecom Italia, Casa Noha ospita I Sassi invisibili. Viaggio Straodinario nella storia di Matera uno spettacolo immersivo, breve ma emozionante, che si snoda fra le sue stanze raccontando la storia di Matera, aiutando a leggerla nelle pietre della città di oggi e mostrando anche quello che oggi non si vede più, grazie a una raccolta di immagini di ogni epoca raccolte in archivi di mezza Italia.
I Sassi invisibili sono un omaggio a una città che è tornata a vivere, e un regalo del FAI a tutti coloro che arrivano qui. La visita di Casa Noha li aiuterà a capirla e a visitarla
con gli occhi giusti, una cosa che può sembrare banale, ma che quasi nessuna città italiana si è finora attrezzata per offrire.
Perché anche questa, in fondo, è la missione del FAI: farci riscoprire perché ci siamo innamorati del nostro paese.
Il Comune di Matera socio sostenitore del Fai. La dichiarazione del sindaco all’inaugurazione di Casa Noha
“Il Comune di Matera – ha detto il sindaco, Salvatore Adduce – ha deciso di essere socio sostenitore del Fai per una ragione molto precisa. Se vogliamo continuare a proteggere e curare il nostro patrimonio culturale è necessario mantenere relazioni forti con tutti i soggetti che si occupano di questi temi. I Sassi, in questo senso, sono stati uno straordinario laboratorio in cui si è sperimentata l’intesa fra Comune, altre istituzioni del territorio, sovrintendenze, associazioni che lavorano nell’ambito della salvaguardia dei beni culturali, e cittadini. Se non ci fosse stata questa connessione è evidente che si sarebbero registrate molte difficoltà. Siamo invece in un luogo, i Sassi di Matera, che non appartiene solo a chi li abita, ma appartiene a tutti e non solo perché patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco, ma anche perché, come diceva Andrea Carandini, presidente del Fai, Matera rappresenta una grande metafora della natura umana. E pertanto tutti sono chiamati a fare la loro parte, ciascuno per quanto di sua competenza, per continuare a proteggere e valorizzare questo patrimonio, così come fa il Fai che con questo progetto ha creato un originale luogo per la narrazione della nostra storia, della nostra identità. Uno spazio vivo, una casa che speriamo possa ospitare non tanto turisti, quanto visitatori consapevoli, abitanti culturali. Un cammino che ci vede impegnati insieme verso la candidatura di Matera a Capitale europea della cultura per il 2019”.
La fotogallery del convegno a Palazzo Viceconte e dell’inaugurzione di Casa Noha (foto www.sassilive.it)