Google sta collaborando con centinaia di musei, istituzioni culturali e archivi per rendere disponibili online i tesori culturali del mondo, il servizio si chiama Google Cultural Institute.
Grazie alla collaborazione con la Camera di Commercio di Matera ed Unioncamere, la storia di uno dei simboli dell’arte pastorale materana, il “timbro per il pane di Matera” viene reso pubblico grazie alla rete ed alla forza di diffusione di Google. Il timbro del pane di Matera è realizzato dall’artista materano Massimo Casiello.
Il timbro per il pane è uno dei simboli dell’arte pastorale della murgia materana.
Fino agli anni ’50 del ‘900 le massaie usavano impastare il pane in casa e consegnarlo ai garzoni dei forni degli antichi rioni della città, che si occupavano della cottura.
Dal momento che i forni erano per lo più pubblici o appartenenti alle famiglie benestanti, sorgeva quindi la necessità di distinguere le pagnotte delle diverse famiglie: per questo motivo l’impasto lievitato veniva timbrato prima della cottura.
I timbri erano commissionati ai pastori, che li realizzavano quando erano lontani dalle loro abitazioni e avevano del tempo libero da dedicare all’intaglio del legno: essi venivano infatti realizzati con rami trovati lungo il cammino, senza alcuna selezione del legno, e con particolare attenzione all’aspetto funzionale, più che a quello estetico.
Oggi invece i timbri del pane sono apprezzati oggetti di ornamento: gli artigiani utilizzano legni pregiati e dedicano molta attenzione all’aspetto decorativo dell’oggetto.
Il timbro del pane di Matera si compone essenzialmente di una parte superiore artistico-figurativa, che può rappresentare elementi sacri, figure umane, animali o simboli, in base all’estro artistico del pastore.
Un manico collega la parte superiore alla base sulla cui estremità sono scolpite le iniziali del capofamiglia o l’effige della stessa.
Quando l’uomo più anziano veniva a mancare, il timbro veniva sostituito da un altro pezzo con le iniziali del nuovo capofamiglia.
Il timbro del pane era anche utilizzato come pegno d’amore, offerto dal pretendente alla donna amata, da lei conservato se consenziente, o restituito per respingere la richiesta di fidanzamento. In alcuni casi il timbro poteva anche essere regalato a qualcuno in segno di rispetto.
Essendo prodotti tipicamente pastorali, gli strumenti di produzione erano per lo più coltelli tascabili che i pastori utilizzavano per qualsiasi necessità, dalla difesa personale all’intaglio del legno.
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Oggi invece gli strumenti sono moderni e gli artigiani lavorano con torni, levigatrici e colle per rendere il prodotto più bello che utile, utilizzando esclusivamente legni pregiati.
Il territorio
La zona di produzione del timbro per il pane è la città di Matera, in particolare la parte antica della città, i “Sassi”, nella quale la tradizione del pane ha avuto origine.
I Sassi, situati a valle della collina materana, costituiscono uno dei complessi storici più affascinanti del sud Italia. Il Sasso Barisano, posto a nord-ovest della città, è costruito sul precipizio del burrone che divide la città antica dall’altopiano murgico; Il Sasso Caveoso è rivolto a sud e prende la forma di un anfiteatro romano con le case-grotta che scendono a gradoni.
Qui l’arte di artigiano risale a tempi molto lontani: i primi ritrovamenti infatti risalgono all’età del paleolitico, quando l’uomo viveva nelle grotte che si affacciano sul torrente gravina, e prosegue durante l’età del bronzo, fino ad arrivare alla fine degli anni Cinquanta del ’900.
La città dei Sassi era suddivisa in livelli, detti spiazzi, sui quali vi erano più abitazioni con le proprie famiglie che condividevano tra loro gli aspetti della vita quotidiana.
Tra le viuzze dei Sassi, percorrendo le tipiche gradinate, le donne portavano l’impasto, preparato il giorno prima e completato la mattina, negli antichi forni pubblici.
Il pane, veniva fatto in casa anche dai più ricchi, in quanto comprarlo era considerato un atto di miseria.
Tra le case accavallate dei Sassi e scavati nel tufo c’erano almeno una decina di forni, alcuni pubblici, altri familiari, forni che rappresentavano luoghi di ritrovo e di ricreazione delle donne. Oggi quei forni rappresentano le botteghe di illustri artigiani.