Si rinnova il sodalizio tra l’artista materano Luca Centola e A-Head Art Project per la nuova tappa del ciclo di appuntamenti che, lungo tutto il territorio nazionale, coniuga l’arte contemporanea con un messaggio dall’elevato valore sociale: combattere ogni forma di pregiudizio nei confronti della malattia mentale. “Circuiti Sincronici” è il titolo della mostra bipersonale che, insieme a Centola, vedrà esporre in Sicilia il collega anglo-italiano Giovanni Calemma, con la curatela di Piero Gagliardi. Il progetto artistico A-Head, nato nel 2017 dalla collaborazione tra l’Associazione socio-sanitaria Angelo Azzurro Onlus e numerosi artisti del panorama nazionale e internazionale, sbarca così a Messina a partire da venerdì 3 settembre nella Chiesa di Santa Maria Alemanna (via Santa Maria Alemanna 48).
“La mostra fotografica Circuiti Sincronici è un itinerario di visioni che sembrano avere il potere di dilatare lo spazio e creare mondi assolutamente originali tramite la curiosità e la riflessione – spiega il curatore Piero Gagliardi – Nell’imponente cornice della chiesa di Santa Maria Alemanna Giovanni Calemma e Luca Centola presenteranno i loro ultimi lavori artistici: il primo svela, attraverso l’interazione tra immagine e musica, una nuova entità che non avrebbe avuto modo di rilevarsi se non adesso nelle forme astratte e criptiche delle sue opere. Centola, invece, rappresenta il silenzio romantico e desolante e il grido di rivalsa che oscillano nelle vedute delle fabbriche di archeologia industriale e negli sconfinati paesaggi delle saline di Margherita di Savoia – prosegue – Due percorsi stilisticamente diversi che incrociandosi in maniera sincronica riescono a ritrovarsi nell’unica strada percorribile: quella dell’arte”.
Nella sua Sinfonia Sincronica, Giovanni Calemma conduce una ricerca artistica che può essere legittimamente considerata un esempio particolare del pensiero junghiano all’arte a partire da quattro funzioni psicologicamente fondamentali: il pensiero ed il sentimento (atteggiamenti introversi), la sensazione e l’intuizione (atteggiamenti estroversi); ciascuna di queste funzioni consente, all’artista, un nuovo contatto ispiratore tra il rapporto uomo-natura e l’incontro con le sue forme. La serie di ritratti fotografici dell’artista anglo-italiano ha una sua forma introversa. L’incorporea leggerezza delle figure e la loro instabilità provocano l’effetto di bidimensionalità di una visione tutta mentale, non appartengono a questo tempo ma possono far parte di tutti i mondi possibili, non intendono celebrare niente, se non forse l’imprevedibilità della vita che “è quella cosa che non assomiglia a nessun’altra” (Celati). Con un occhio forse più da antropologo che da fotografo, l’artista ha intenzione di catturare immagini di situazioni, racconti minimi, che prendono forma sia da un pensiero intellettivo che cerca di comprendere la natura dell’uomo sia da una serie di emozioni che esercitano una forza incredibilmente potente sullo sviluppo estetico dell’opera. Insieme ai ritratti dialogano le opere delle serie “d-fense e Passages”: queste ultime sono l’espressione puramente estroversa di Calemma. L’artista basa le sue sensazioni sulla percezione di un rapporto sincronicistico con il mondo esterno che lo lega a luoghi o cose che incontra sul suo cammino perché marcano momenti particolari della sua evoluzione. Lo spiccato linearismo di queste opere esalta la dinamicità legata al divenire e all’apparenza mentre l’effetto materico spinge ad una valutazione tattile delle forme attribuendo all’unità compositiva diverse letture spaziali con alternanza di piattezza e tridimensionalità. L’insieme di tutti gli elementi presenti nei ritratti e nelle forme fa sì che ciascun’opera distribuisca un’energia equilibrata ed armonica nello spazio fino al raggiungimento di uno stato che Carl Gustav Jung potrebbe definire “entropico”. I lavori di Giovanni Calemma, tuttavia, non si fermano al film visuale/narrativo della fotografia ma sono arricchiti da composizioni musicali e letterarie che rendono tali lavori un percorso recettivo unico. Seppur lo spazio della mostra potrà sembrare anecoico, ogni opera è accompagnata da un decibel musicale che fuoriuscirà da essa rendendola un concentrato di stimoli sensoriali che risveglia spontaneamente emozioni, sentimenti e pensieri.
Per esprimere, invece, la forza e il fascino racchiusi nelle immagini di Luca Centola e della sua mostra dal titolo “Circuiti”, il curatore Gagliardi si affida alle parole della nota psicanalista junghiana Lella Ravasi Bellocchio: “Non si può vivere senza visione. Noi siamo tutti pazienti dell’immaginazione”. Sospese in una dimensione tanto magica e nostalgica quanto reale, le immagini fotografiche rafforzano, ancora una volta, la convinzione profonda che le potenzialità della fotografia stiano nella capacità visionaria e ossessiva di chi usa tale mezzo di espressione. Circuiti è una rivisitazione stilistica, e a volte ironica, di alcuni studi scientifici condotti dall’artista, fonte di ispirazione per la traduzione di determinati schemi fisico-matematici in istallazioni fotografiche. Le opere intitolate Macrocosmo e Microcosmo appaiono come un viaggio in cui l’osservatore è spinto a immaginare un percorso dall’immensamente piccolo (atomi) attraverso il mondo cellulare fino all’immensamente grande dei corpi celesti. Gli elementi rappresentati sono porzioni armoniose di archeologia industriale perché quello che conta qui è l’idea, il messaggio sottostante e non il dettaglio scientifico. Nell’installazione Microcosmo per mezzo di una lente di ingrandimento il fruitore può immergersi nell’esplorazione dei dettagli per poi arrivare alla visione totale nell’opera. Centola indaga il vuoto, la pausa, il silenzio nell’attesa dell’evento, entrando in risonanza con il luogo, lo fissa in un tempo indefinito di sospensione interiore che si manifesta all’esterno. Dalle sue fotografie risaltano dei raggi di luce che lacerano fisicamente e semanticamente luoghi socialmente abbandonati, mirando volutamente all’annullamento di ogni legame percettivo-visivo dell’osservatore con l’ambiente esterno al fine di “prepararlo” alla completa immersione sensoriale. Quest’ultimo si ritrova, quindi, coinvolto in un dialogo sul rapporto tra la dimensione dell’arte e la dimensione del sociale usando paradossalmente come ponte estetico il mondo della scienza. L’installazione dal titolo 32 (io sono fortunato) è uno studio che esplora le trentadue sfumature del grigio: dal bianco al nero. I due colori nell’arte hanno il potere di originare una rapida tensione, di creare “disorientamento”, non servono didascalie, non servono parole chiarificatrici; non occorre fare altro che lasciarsi investire dal puro messaggio affidato alla luce. Questi due colori sono “le estremità” dell’installazione cromatica: il bianco contiene tutti i colori e richiama l’idea di fusione e di luminosa unione; il nero è invece un’assenza di colore, e si lega dunque all’idea del buio, del vacuo, dell’assente, appunto.
Durante il vernissage del 3 settembre, saranno presentati due nuovi premi internazionali istituiti da A-Head in memoria di Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti, rivolti agli artisti under35, nonché il secondo catalogo di A-HEAD edizioni, Synphonic Synchronicity di Giovanni Calemma, con testi di Piero Gagliardi, Stefania Calapai, Robert Mercurio e Giovanna Carlo. Il ricavato della vendita di tutte le opere dal 3 al 16 settembre sarà devoluto a favore del Progetto di Responsabilità Sociale dedicato a Luca D’Attila per il sostegno alla disabilità.
E ancora, nell’ambito dello stesso progetto, spazio anche al confronto sulle tematiche care all’impegno della Onlus Angelo Azzurro: domenica 12 settembre dalle ore 11, infatti, il Palazzo della Cultura di Messina ospiterà il convegno dal titolo “Immagini dalla pandemia. Archetipi, traumi, visioni”, al quale parteciperanno medici, artisti ed esperti di fama nazionale e internazionale. Si consolida così la collaborazione solidale tra due categorie così diverse – quella degli operatori sanitari e dei rappresentanti del mondo dell’arte – ma allo stesso tanto vicine nelle potenzialità di sostegno e soccorso a chi verte in condizioni di bisogno e, nella fattispecie, a tutti coloro che vivono quotidianamente il dramma della malattia mentale.
Angelo Azzurro Onlus e il progetto A-Head
L’Associazione socio-sanitaria “Angelo Azzurro Onlus” è nata a Roma nel 2009 con lo scopo di sviluppare progetti individualizzati di assistenza domiciliare, riabilitativa, visite specialistiche psichiatriche per adulti e neuropsichiatriche per bambini, mediante un’equipe multidisciplinare composta da medici specialisti, psichiatri, psicologi, neuropsichiatri infantili, nutrizionisti, operatori della riabilitazione, educatori professionali, infermieri, logoterapeuti e neuro-psicomotricisti. Nel 2017, dalla collaborazione con artisti, musicisti e dj di respiro internazionale, nasce il progetto A-Head Art Project, finalizzato alla realizzazione di eventi, a Roma ed in altre città europee, capaci di conciliare la propria natura artistica e musicale con una finalità di sensibilizzazione del pubblico contro lo stigma della malattia mentale. Attraverso gli appuntamenti di A-Head, Angelo Azzurro mira a sviluppare un percorso ermeneutico e conoscitivo delle malattie mentali attraverso l’arte, sostenendo in maniera attiva l’arte contemporanea e gli artisti che collaborano ai vari laboratori che da anni l’associazione svolge accanto alle attività di psicoterapia più tradizionali. Data la natura benefica del progetto, con A-Head la cultura, nell’accezione più ampia del termine, diviene un motore generatore di sanità, nella misura in cui i ricavati sono devoluti a favore di progetti riabilitativi della Onlus Angelo Azzurro, legati alla creatività, intesa come caratteristica prettamente umana, fondamentale per lo sviluppo di una sana interiorità. Lo scopo globale del progetto è quello di aiutare i giovani che hanno attraversato un periodo di difficoltà a reintegrarsi a pieno nella società, attraverso lo sviluppo di nuove capacità lavorative e creative.
Piero Gagliardi, curatore della mostra, si laurea in Storia dell’Arte presso l’Università della Calabria e consegue il Master di II Livello in Organizzazione eventi e gestione dei beni culturali. Nel 2012 cura la sezione fotografica dell’Historical Derry Museum, nel Nord dell’Irlanda, prima di tornare in Italia per dedicarsi per cinque anni alla rassegna di incontri “I Martedì Critici”. Nel 2015 diventa curatore associato presso i Bocs Art di Cosenza, allora la residenza più grande d’Europa. Si definisce un “critico militante”: la sua ricerca lo conduce, infatti, verso un costante aggiornamento in ambito contemporaneo, grazie alla continua frequentazione di studi artistici e l’analisi delle nuove produzioni. È curatore di varie mostre, tra cui la Biennale di Viterbo e residenze come le Officine del Carmine a Corigliano. Ha collaborato con il Musma, Museo della Scultura di Matera. Da quattro anni è il curatore di A-Head Art Project.
Luca Centola fotografo professionista e studioso di archeologia industriale, vive e lavora a Matera. Laureato in Conservazione dei Beni culturali, nel 2011 ha frequentato il Master in Gestione e valorizzazione del patrimonio industriale mentre, non ancora trentenne, ha ricoperto il ruolo di Segretario all’Assessorato alla Cultura del Comune di Matera. Dal 2009 è segretario della sezione Basilicata dell’AIPAI. Tra i suoi più apprezzati progetti si ricordano il reportage sul cementificio del Vajont e la serie fotografia sull’area ex Falck a Sesto San Giovanni (Milano); diverse pubblicazioni su riviste specializzate, come Patrimonio Industriale, con un’intervista di Rossella Monaco e Mariano Maugeri, giornalista de “Il Sole 24 ORE”, oltre che la vittoria a diverse competizioni fotografiche, come l’ottenimento del I premio al concorso Spazi da non perdere promosso dalla Fondazione con il Sud. Tra i progetti espositivi si citano solo nell’ultimo anno: Appunti Post-Apocalittici, a cura di Marta Ragozzino, Sovrintendente ai Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Basilicata, presso Palazzo Lanfrachi, Museo Nazionale di Arte Medievale e Moderna (Matera) e due installazioni audio/visive performative ideate e curate da Simona Spinella in collaborazione con MaterElettrica, spin-off del Conservatorio E. Duni di Matera, quali: Misereor – La preghiera bussa, il digiuno ottiene, la misericordia riceve, presso il complesso rupestre della Madonna delle Virtù e di San Nicola dei Greci di Matera, replicato poi a Taranto presso il Castello Aragonese all’interno del Mysterium Festival, e Domino Revisited, realizzato in occasione della Notte Europea dei Musei presso il MUSMA – Museo della Scultura Contemporanea di Matera. A Bologna cura la scenografia per il Concorso 2 agosto – International Composing Competition, creando una visual performance dal titolo “Risveglio”. La sua ricerca parte dalle architetture industriali abbandonate, luoghi circoscritti e ben delineati e con dinamiche sociali ben codificate. Lo scopo, non celato, del suo lavoro è rappresentare la realtà attraverso le immagini generate dalla mente che pescano nelle memorie smarrite dei luoghi, degli scheletri architettonici, della materia che sopravvive, che si scompone nelle polveri che restano.
La carriera di Giovanni Calemma comincia a metà degli anni ’80 a Napoli, dove studia arte ed esplora il linguaggio fotografico. Il suo lavoro sin dall’inizio si è spontaneamente orientato all’osservazione del mondo giovanile e alle tendenze culturali contemporanee e si è andato poi evol-vendo in una direzione non convenzionale anche dal punto di vista estetico. Dalla metà degli anni novanta Giovanni vive e lavora a Londra: le sue immagini sono state pubblicate da magazine di cul-tura e lifestyle come ID Magazine, Arena Homme Plus, Boiler, B-Guided, 137 Mag, L.P.A., Taschen Book. Ha partecipato a diverse mostre in Italia, Londra, Berlino, New York. La sua recente collabo-razione con Angelo Azzurro ha dato vita ad una serie di workshop e alle mostre fotografiche “Uno sguardo nuovo” Roma marzo 2016, Cisternino luglio 2017, Londra 2018, e “Symphonic Syncronici-ty”, Roma 2018. Non avendo mai abbandonato la sua ricerca musicale, Giovanni lavora professio-nalmente anche come DJ ospite e promotore di eventi e festival (Diskonnekt London, Inspiral Lon-don, Sonica Italy, PsyBoutique Turchia, Ozora Festival Budapest). Il suo ultimo progetto musicale è realizzato in collaborazione con il produttore ungherese Disandat, con l’uscita dell’Ep Rama nella primavera del 2021.
L’evento gode del patrocinio del Comune di Messina.
Durante la serata si terrà una degustazione a cura di Casale del Giglio.