E’ stato inaugurato giovedì 3 ottobre alla presenza del Rettore dell’Università degli Studi di Palermo, Fabrizio Micari, e del Direttore del Sistema Museale di Ateneo (SiMUA), Paolo Inglese nella Sala delle Verifiche, Complesso Monumentale dello Steri, la mostra “Bimbumbam. Il gioco è vita, il gioco è memoria, il gioco è arte” a cura di Ermanno Tedeschi e Flavia Alaimo.
Tra i protagonisti la materana Marta Salonna che partecipa con tre opere e una istallazione dedicata al gioco dell’oca rivisitato in chiave “materana” dal titolo “Segni di pietra”, che ha riscosso un grande successo nella giornata inaugurale.
Alla mostra di Palermo si può scoprire anche “il Mercante della Murgia” con i disegni di Luigi Guerricchio, testi di Vincenzo Maria Spera, a cura di Michele Saponaro e realizzato Dal Negro Treviso. Il gioco è stato prestato dal Museo Interattivo del Giocattolo Povero e del Gioco di strada di Albano di Lucania, in provincia di Potenza
Il progetto, nato in stretta collaborazione con l’Università degli Studi di Palermo, il Museo Interattivo del Giocattolo Povero e del Gioco di strada di Albano di Lucania e Fondazione Tancredi di Barolo – MUSLI – Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia di Torino, intende raccontare, con il linguaggio proprio dell’elaborazione artistica, l’importanza del gioco e del saper giocare, con il fine di riappropriarsi di quel gioco semplice che ha da sempre unito grandi e piccini.
La mostra, che sarà ospitata in altre sedi istituzionali in Italia e all’estero, inizia il suo percorso proprio a Palermo. La scelta del nome “Bimbumbam”, meglio conosciuto come il gioco del pari e dispari, rappresentato dalla scultura dell’artista Pietro D’Angelo, è testimonianza di come si possa giocare anche solo con le proprie mani o con il proprio corpo, attività visibile anche nella tela di Simona Cavaglieri.
Giocattoli di epoche diverse, opere d’arte, libri, fumetti e fotografie, animeranno gli spazi espositivi in un maniera inedita, creando un percorso ricco di stimoli e divertente, mostrando come il Complesso dello Steri sia luogo non solo di memoria ma anche di conoscenza.
Ci saranno anche delle postazioni dove i visitatori potranno giocare, come sul grande gioco dell’oca di Marta Salonna, o interagire essi stessi con la mostra, creando un quadro con tanti chiodini colorati, grazie alla collaborazione e al contributo della fabbrica di giocattoli Quercetti di Torino, che ha inventato il gioco Pixel Art.
“La mostra Bimbumbam – spiegano i curatori Ermanno Tedeschi e Flavia Alaimo – è un inno al giocare. Il gioco è arte. Un’opera d’arte può essere vista come un gioco o rappresentarlo; molti sono gli artisti nella storia dell’arte che si sono cimentati in questa materia. Abbiamo selezionato alcuni artisti per lo più contemporanei che giocano con i loro strumenti e attraverso tecniche disparate sublimano il gioco in forme poetiche. Saranno presenti artisti che lavorano sia sul territorio italiano, che europeo e israeliano”.
La mostra è articolata in 4 sezioni e 2 focus tra cui lo spettatore è chiamato a muoversi:
l’elogio del gioco semplice: opere d’arte che sembrano veri giocattoli sono le sculture di Fosca Boggi, Giorgio di Palma, Clara Graziolino. Nello stesso tempo delle fotografie d’epoca dialogheranno con quelle moderne di Alessandro Sgarito e Fabio Marcato, sempre sul tema del gioco realizzato con materiali semplici e, spesso, di fortuna. A questi si affiancano giochi da tavolo e giocattoli storici prestato dal MUSLI e i giochi realizzati dai ragazzi della Comunità Mediterranea, un progetto nato per la riqualificazione delle competenze professionali di richiedenti asilo;
il gioco per diventare grandi: giocattoli della metà del XX secolo, gentilmente prestati dalla famiglia del giocattolaio romano Giancarlo Terracina, che insegnavano ai bimbi mestieri, per imparare a diventare grandi;
il gioco per tornare bambini, opere d’arte, disegni, pitture, sculture e installazioni di artisti che giocano nell’atto creativo delle loro opere, come Suly Borenstein Wolf, Orna Ben-Ami, Lello Esposito, Franco Angeli ed Enrico T. De Paris, mentre la fanciullezza e la tenerezza del bambino che gioca emergono con evidenza nelle opere di Margherita Grasselli e Beppe Labianca. Il gioco è il soggetto dei quadri di Ugo Nespolo, Giorgio Ramella, Carla Chiusano, Gabriele Turola e Barbara Nejrotti. Inno alla spensieratezza dell’infanzia sono le opere di Sharon Rashbam e Ignazio Schifano. Giochi anche per i grandi, nelle tele prestate dalla Fondazione Sicilia di Manlio Giarrizzo (1936) e Alfonso Amorelli (1942). L’enorme puzzle ispirato al Tangram di Camilla Ancilotto accoglie i visitatori nel cortile.
il gioco per non dimenticare che testimonia come il gioco sia fondamentale per divertirsi e stare insieme, non dimenticare antichi giochi e tradizioni. Una parte dello spazio sarà dedicato ai giocattoli d’epoca, tricicli, giochi di latta che raccontano la vita dei bambini, con le loro paure e le loro speranze. Un’altra parte sarà dedicata i Pupi Siciliani, una delle più alte espressioni del “giocare” protagonisti dell’Opera dei Pupi, patrimonio immateriale dell’Unesco presenti in mostra grazie al contributo della storica famiglia di pupari palermitani Argento. La tradizione dei pupi vive ancora oggi e la passione per essi è testimoniata dalle opere contemporanee di Giovanni Lo Verso, Francesco Bertolino e Domenico Pellegrino.
focus Pinocchio, con libri animati, i moderni pop-up, una via di mezzo tra il libro propriamente detto e il gioco, e le opere di Ezio Gribaudo e Sam Havadtoy;
focus Topolino, con oggettistica, fumetti e le opere create sul famoso fumetto disneyano di Edward Spitz.
La mostra è resa possibile anche grazie alle opere e alla collaborazione della Fondazione Sicilia.
“Imparare a giocare – descrive il prof. Fabrizio Micari – significa imparare a vivere. Il gioco insegna un metodo, a fare ordine e insegna a fare sul serio; insegna il gioco della vita e le regole che determinano le caratteristiche dell’adulto del domani. I bambini che non giocano sono adulti non cresciuti, che non hanno imparato a stare in società. Regole e gioco camminano insieme, perchè non c’è gioco senza regola e viceversa. L’Università si rivede in questo principio e accoglie questa mostra dal forte valore artistico, metodologico e didattico”.
“Quando insegnavo a LA, nel lontano 1993-94, – ricorda il prof. Paolo Inglese – andavo spesso a correre lungo i Viali di Beverly Hills, a ridosso del Campus. Mi ricordo in Melrose street c’era un meraviglioso negozio di giocattoli antichi e sul cartellone c’era scritto “You are not too old to play, but you are old because you don’t play any longer”. Mi sembrò una specie di mantra californiano e non l’ho mai dimenticato, sperando di praticarlo”.
Sarà possibile visitare “Bim Bum Bam. Il gioco è vita. Il gioco è memoria. Il gioco è arte” in concomitanza con gli orari di apertura del Rettorato: dal lunedì al sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00.
La mostra è dedicata al pittore ferrarese Gabriele Turola uomo di cuore e di grande talento artistico scomparso recentemente all’improvviso lasciandoci un vuoto incolmabile. Il gioco, la fantasia, la natura e il cielo con il sole, le nuvole, la luna e le stelle erano gli ingredienti principali delle sue opere.
Per ulteriori informazioni, consultare il sito: www.unipa.it