A Matera la tradizione del presepe trova nell’opera di Altobello Persio, l’esempio più lontano. Fu realizzato nel 1535 in una cappella della Cattedrale, denominata del Presepe. E’ stimato tra le migliori espressioni di arte popolare italiana avendo rappresentato, con molta precisione, aspetti e caratteristiche della vita sociale di quel periodo. Questa tradizione, per fortuna, si mantiene viva ad opera di numerosi appassionati che continuano, impegnando il loro talento, a realizzare il suddetto manufatto per le feste natalizie e tra questi autori del presepe si inserisce anche il pittore materano, Nicola Lisanti, noto soprattutto per la sua attività artistica rivolta ad esprimere una tendenza espressionista sulle tele percorse da vivaci tonalità cromatiche.
Lisanti, da quindici anni realizza il presepe del Santuario di Santa Maria di Picciano, diversificando, ogni volta, il paesaggio che ottiene con l’impiego della carta pesta procurata con alcuni strati di carta incollati, a loro volta colorati con tinte che simulano l’aspetto delle rocce. Egli ha riprodotto la situazione originaria dei Sassi composta solo da macigni e da innumerevoli grotte. Tutto il contesto risulta vivacizzato dalla rappresentazione delle attività umane e viene arricchito da alcuni scorci di Matera, precisamente il castello Tramontano e la rupe della Madonna de Idris. Tali particolari, collocati in posizione solitaria e sovrastanti il paesaggio, si integrano tranquillamente con tutta la raffigurazione composta dalle diverse parti: ruscello, stradine, grotte e pascoli. Una scenografia che simula l’ambiente della Palestina poi non tanto diverso dal nostro paesaggio calcareo. Anche i pupi, in parte donati da un benefattore, per le loro non comuni dimensioni e per la loro precisa e specifica collocazione contribuiscono a rendere il tema dell’opera più efficace ed anche verosimile.
Il presepe, ubicato in una navata del Santuario potrà essere osservato anche dopo le feste natalizie fino alla celebrazione della Candelora, termine temporale osservato anche dai nostri avi come scadenza ultima per smobilitare il manufatto.
Salvatore Longo