Inaugurata nel pomeriggio nella biblioteca “Stigliani” di Matera la mostra “Il mistero (negato) del corpo che non tace” dell’artista Clelia Mori promossa dalla Fiom Cgil di Basilicata e dalla Fondazione Basilicata futuro.
Oltre all’autrice al vernissage ha partecipato la scrittrice Loriana Lucciarini, che per l’occasione ha presentato il suo libro “Doppio carico. Storie di operaie” edito nel 2019 da Villaggio Maori Editori in coedizione con Meta Edizioni, il presidente della Fondazione Basilicata Futuro Giovanni Casaletto, Giorgia Calamita della segreteria regionale Fiom Cgil Basilicata e la storica dell’arte Katia Ricci.
La mostra “Il mistero (negato) del corpo che non tace” nasce a seguito della protesta di 400 operaie della Fiat di Melfi che nel 2015 denunciano l’obbligo di indossare le nuove tute bianche da lavoro che si macchiano facilmente di sangue mestruale. Una vicenda che colpisce notevolmente Clelia Mori che decide di appoggiare la protesta delle operaie attraverso un progetto artistico, ricamando il sangue mestruale sulle tute realmente indossate dalle lavoratrici. Scrive la storica dell’arte Katia Ricci: “Uno dei temi centrali della ricerca artistica è stato il corpo, inteso in senso politico, come nell’opera di Clelia Mori in cui, attraverso le macchie del sangue mestruale dipinto e ricamato sulle tute delle operaie dello stabilimento di Melfi, si evidenzia la differenza femminile e così l’artista gira in positivo e al di fuori dei canoni e stereotipi tradizionali il legame antico e indissolubile tra corpo e femminilità”.
“Ho fatto tutto questo sul mestruo – dice l’artista Clelia Mori – perché ho pensato che va dipanata la matassa neutra della parola sangue con cui identifichiamo qualsiasi sangue: quello di ferita, di malattia, di morte e mestruale. Quello mestruale è differente ed è sangue di vita”.
Nel libro “Doppio carico. Storie di operaie”, la scrittrice Loriana Lucciarini raccoglie in forma di intervista/racconto le storie di donne che lavorano nel settore metalmeccanico, occupate in catene di montaggio dai ritmi estenuanti, camere sterili e vertenze sindacali. Una galleria di ritratti inaspettati in un ambito ancora considerato prevalentemente maschile, dai quali emergono divari e discriminazioni – dal doppio carico di lavoro (dentro la fabbrica e dentro casa) ancora tutto sulle spalle delle donne, alle molestie al gender pay gap – ma emerge anche, e soprattutto, la tenacia di donne che hanno ben chiari i loro diritti e sanno lottare per rivendicarli.
Attraverso l’arte e la scrittura le storie delle operaie della Fiat di Melfi diventano il simbolo dell’emancipazione femminile e della lotta alla disparità di genere. “La Fondazione Basilicata Futuro e la Fiom Cgil – spiegano il presidente della Fondazione, Giovanni Casaletto, eGiorgia Calamita della segreteria regionale Fiom – hanno scelto di promuovere a Matera questa doppia iniziativa perché parla delle donne della Basilicata, di quella condizione inedita di passaggio che sperimenta una terra prevalentemente agricola nell’incontro con l’industrializzazione della metà degli anni Novanta. L’iniziativa è anche il tentativo di promuovere la percezione della differenza tra i sessi, restituendole un significato più profondo e rispettoso”.
All’inaugurazione di mercoledì 6 novembre sarà presente una delle operaie protagoniste della protesta delle tute bianche e tra le voci raccolte dalla scrittrice Lucciarini,Iolanda Picciarello, del direttivo Fiom Cgil Basilicata. La mostra “Il mistero (negato) del corpo che non tace” dell’artista Clelia Moriè è visitabile dal 6 all’8 novembre.
La fotogallery della mostra “Il mistero (negato) del corpo che non tace” di Clelia Mori (foto www.SassiLive.it)