Nicola D’Imperio, Antonio Calbi e Mario D’Imperio. Sono i tre artisti protagonisti della mostra “Visioni lucane”, inaugurata in serata nello Studio D’Imperio, a Matera in piazza Vittorio Veneto 34. L’esposizione collettiva propone al pubblico le opere pittoriche di tre artisti che pur presentando stili e tecniche totalmente differenti, sono accomunati da una profonda fratellanza e amicizia, che si è consolidata nel tempo. Il percorso espositivo intende offrire al visitatore una serie di opere sia figurative che espressioniste, in grado di originare, pur nella loro assoluta diversità, immagini di grande impatto visivo e dalla carica espressiva prorompente. I visitatori possono ammirare il piglio espressionista di Antonio Calbi, le luci e le nebbie di una pittura quasi fotografica di Nicola D’imperio e la giocosità e i colori intensi di Mario D’Imperio.
Le opere sono state presentate dall’artista materano Nicola Lisanti: “Questa è una mostra di arte contemporanea vera. C’è un pullulare di mostra in giro nella nostra città ma l’arte deve essere scelta. L’arte è spontaneità ma per fare una mostra bisogna selezionare. Questa mostra contempla opere di tre artisti, l’uno diverso dall’altro. Si passa dall’arte figurativa, eccessivamente figurativa ad un linguaggio espressivo molto più spontaneo e libero. Bisogna saper apprezzare le opere di questi tre artisti, che hanno tre stili differenti ma sempre di altissimo valore. Nel mio caso io amo l’astrattismo, l’espressionismo, l’impressionismo, il neorealismo, il verismo. Tutto è bello se c’è il contenuto”.
Il vernissage di “Visioni lucane e’ stato allietato dal duo musicale composto dal chitarrista Cosimo Maragno e dalla cantante Monica Petrara.
La mostra, a ingresso libero, sarà aperta al pubblico fino al 2 gennaio 2019 dalle 19 alle 22. Nei giorni festivi sarà invece aperta dalle 11 alle 13.
Michele Capolupo
La fotogallery dell’inaugurazione di “Visioni lucane” (Foto www.SassiLive.it)
Di seguito le biografie dei tre artisti
Nicola D’Imperio è nato ad Aliano, in provincia di Matera e vive tra Bologna e Matera. E’ un gastroenterologo, universalmente riconosciuto come uno dei padri dell’endoscopia interventistica italiana. Quando non è impegnato nell’attività medica, si occupa di pittura e scrittura. Innumerevoli le mostre che hanno visto la sua partecipazione o da lui curate. Le sue tele prediligono soprattutto paesaggi arsi dal sole o nebbiosi, tipici dell’entroterra lucano come i calanchi di Aliano, i Sassi, la Murgia e la Gravina di Matera. Sono quadri dipinti spesso in solitaria, lungo i camminamenti millenari della Città dei Sassi. Per le edizioni Magister ha pubblicato “La Lucania a piedi dallo Jonio al Tirreno – Cronaca, poesie, racconti” (2011), “Il racconto della Casa Grotta” (2012) “Conoscere Matera, Capitale Europea della cultura nel 2019. Itinerari nei Sassi e nella città antica” (2016) e “Si specchia ancora nel fiume. Alianello tra foto, arte e poesia”, corredato dalle fotografie di Peter Strebel (2016). Ha curato inoltre il volume d’arte in memoria di Italia Nicoletti, artista e zia di Nicola e Mario D’Imperio. Attualmente è Vice Presidente della storica Associazione Culturale “La Scaletta” di Matera.
Nella cinquecentesca casa di famiglia, al centro del Sasso Barisano, Nicola D’Imperio, insieme al fratello Mario, dirige dal 2008 “Casa D’Imperio”, spazio di arte, scienza e cultura che ospita artisti e menti pensanti.
Antonio Calbi, in arte Penny, è nato a San Mauro Forte (Mt) dove tuttora vive e opera dedicandosi alla ricerca in Pittura. Ha partecipato a mostre collettive sin dagli anni novanta. Cinque le retrospettive personali: “Alla ricerca dell’incolore” (Matera 1993), “Fratture e Trasparenze” (San Mauro Forte 1995), “Il segno e la memoria in gocce di materia” (San Mauro Forte 1998), “Penny e il guanto” (Matera 1999) e “Sagada” (Matera 2015). L’arte di Penny è espressionista. Parte dal segno, dal gesto improvviso. Nel cammino, il gesto diventa impressione, si dilata. Da linee, curve, reticoli, gangli nascono figure. E’ un mondo popoloso che viene dai territori dell’eclisse e dell’inconscio: dal buio si irradia o si ramifica.
Mario D’Imperio è nato a Matera ed attualmente vive a Roma. Dagli anni ottanta, accanto alla sua professione di medico, ha svolto un’intensa attività artistica, partecipando ad oltre 100 mostre d’arte personali e collettive. Nel 2000 ha realizzato 14 formelle in ceramica per il Santuario quattrocentesco di Pozzo Faceto a Fasano. E’ stato insignito nel 2012 del prestigioso “Premio Personalità Europea” in Campidoglio a Roma durante la “42 Giornata d’Europa”. Recentemente ha ricevuto a Porto Potenza Picena il “Premio Sant’Anna Speciale della Critica” e il “Premio Nazionale Natiolum”, ai Bastioni di Giovinazzo.
Le sue opere pittoriche ad olio e acrilico e le sue ceramiche a terzo e a grande fuoco sono state raccolte e recensite nei seguenti cataloghi: “L’angelo e il giudizio. Opere 1999 – 2000” (Grafischena Fasano – 2000), con introduzione e versi di Rosa Maria Fusco, “Percorsi 1980 – 2002” con contributi critici di Rosa Maria Fusco, Antonio Lotierzo, Livia Semerari e Sara Torquati, “Il rosso e l’arancio 2005 – 2007” (Cimer – 2007) e “Mario D’Imperio” (Lithos editrice – 2015) a cura di Emanuele Pecoraro, con contributi critici di Pierfrancesco Campanella, Loredana Finicelli e Beatrice Mastrorilli e versi di Aldo Bagnoni e Paolo Di Caprio.
Ha inoltre partecipato alla realizzazione del docufilm “I love… Marco Ferreri”, diretto da Pierfrancesco Campanella, con degli interventi sull’uso della luce e del colore nelle pellicole del celebre cineasta milanese. Alcune sue opere pittoriche sono state utilizzate per le locandine cinematografiche di “28… ma non li dimostra” e de “La città d’acqua”, diretti da Emanuele Pecoraro e di “I love… Marco Ferreri”, diretto da Pierfrancesco Campanella.
Le sue opere denotano ironia e superamento della moltiplicazione dei volti, proposta in passato dalla pop art. Ma se quelle immagini erano replicate spesso all’infinito in copie piu’ uguali a se stesse, utilizzando chiavi pittoriche, fotografiche e pubblicitarie, qui i volti sono volutamente stilizzati in un fumetto quasi umoristico e proposti utilizzando le chiavi artigianali della pittura e della ceramica, contrapposte alla produzione industriale di molta arte contemporanea.