Inaugurata nel pomeriggio al MUSMA (Museo della Scultura Contemporanea Matera) l’installazione Sacrostudio di Alberto Timossi. Un’iniziativa a cura Simona Spinella e realizzata in collaborazione con la Galleria Gallerati di Roma e il Museo Stauròs di arte sacra contemporanea di Teramo.
L’esposizione è composta da due sculture, uno sgabello e nove fotografie, in un percorso discendente, dalla Sala della Grafica fino in fondo al terzo ipogeo di Palazzo Pomarici.
Sacrostudio è un luogo, sacro agli artisti perché è lì che per Timossi si trovano “ le matrici fondanti della creatività e cultura visiva” come luogo del lavoro, del concepimento e della creazione dell’opera. Sacrostudio è un cammino scandito da tre momenti: Maternità, Morte, Sepoltura. Si tratta di un’installazione “costruita sul numero simbolico Tre e sulla tradizione che ha sempre sviluppato il tema religioso sotto la composizione del polittico, e nella sua conformazione più semplificata del trittico.” Tre infatti sono gli elementi: lo sgabello di studio, usurato dal lavoro, e le due sculture in PVC, una croce e un sarcofago, ciascuno accompagnato da un trittico di fotografie. Sono donne ritratte sullo sgabello dell’artista a nutrire il frutto del lavoro creativo, una scultura, oppure morte sulla croce o adagiate nel sarcofago. Il colore rosso dello sgabello e delle due sculture emerge anche dalle fotografie, realizzate con la tecnica della desaturazione selettiva, ed è il rosso caratteristico di altre opere di Alberto Timossi come Le parti del discorso, l’innesto in PVC realizzato per il MUSMA nel 2008, che attraversa il terrazzo di Palazzo Pomarici. Dall’alto de Le parti del discorso alle profondità di Sacrostudio il ritorno di Alberto Timossi al MUSMA “gioca sulla lettura capovolta del nome “studio sacro”, così presente nella formazione e nell’attività di tanti artisti del nostro passato; prende le distanze dal singolo manufatto per abbracciare la modalità a tuttotondo del fare. Per riscoprire il sacro nella vita e negli ambienti che ci ospitano, per mezzo dell’arte, ha bisogno di collocarsi nelle chiese sconsacrate, che conservano il ricordo e la presenza dei riti e della fede, o dove per conformazione e tradizione culturale si respiri misticismo. Un tentativo per ridare sacralità ai luoghi che l’hanno persa, una sacralità laica che assume un ruolo di responsabilità da cui non potersi sottrarre”.
Non è casuale la scelta del terzo ipogeo del MUSMA “proprio in quello che un tempo era il luogo di culto del Palazzo Pomarici, il misticismo dello spazio sotterraneo si trasfigura nella materia plastica della croce posta longitudinalmente nello spazio che dialoga con il piccolo trittico scavato nella pietra. Sulla sella di decantazione tre immagini raccontano un solo episodio, la morte sulla croce della madre, la vergine velata, lo spazio ci obbliga al silenzio, allo svelamento, alla sua rinascita” spiega la curatrice Simona Spinella.
“La mostra Sacrostudio di Alberto Timossi si aggiunge alla nutrita proposta espositiva del MUSMA. Le tre mostre temporanee indagano alcuni aspetti che strettamente connotano la città di Matera: il mito, il tempo e il sacro. Se le due mostre Edipo. Crudeltà e espiazione e Teatro del tempo Arnaldo pomodoro a Matera, entrano in relazione con la collezione permanente del MUSMA, l’opera di Timossi, artista ambientale, dialoga con la scultura contenitore, divenendo una vera e propria opera unica contraddistinta dal colore che identifica l’artista ovvero il RAL 3020.
Le tre opere scultoree dipinte di rosso esprimonouna forte carica drammatica, ma pure una mistica nascosta attraverso le contaminazioni più azzardate, che si ritrovano nelle nove immagini, vere e proprie riflessioni sul tempo, la storia e il divino che prendono forma con intensità nella sequenza delle foto che accompagnano le opere. Con questa installazione prosegue il percorso del MUSMA verso la grande esposizione su Arte e Sacro che si terrà nel 2025, anno del Giubileo” precisa Antonio Calbi, direttore scientifico della Fondazione Zètema.
“Alberto Timossi ripropone con vigore l’alleanza culturale con Matera, esaltando nel MUSMA la simbologia creativa delle sue opere. Gli “innesti” rossi in PVC, infilati nelle pareti di Palazzo Pomarici, oggi colloquiano con le matrici vibranti della maternità, della morte e della sepoltura. È la ispirata riproposizione del “tragitto” dell’uomo che trova nella sacralità degli invasi grottali la sua sublimante traduzione artistica” sono le parole di Raffaello de Ruggieri, presidente della Fondazione Zètema di Matera.
Sacrostudio sarà visitabile fino al 1 Luglio 2023.
La fotogallery dell’inaugurazione dell’installazione Sacrostudio al Musma (foto www.SassiLive.it)