Inaugurata nel pomeriggio negli spazi dell’ex ospedale San Rocco a Matera la mostra d’arte Exploratives di Damir Očko e Driant Zeneli. La mostra resterà aperta tutti i giorni dalle 9 alle 20 fino al prossimo 10 dicembre.
“Exploratives,” ideata e curata da Giacomo Zaza per il Museo Nazionale di Matera, accosta due importanti esperienze artistiche contemporanee provenienti dall’area balcanica: Damir Očko e Driant Zeneli, che elaborano universi visivi ricchi di elementi poetici, storici, filosofici nei suggestivi spazi dell’ex Ospedale di San Rocco a Matera.
Si tratta di un primo evento rivolto alle pratiche artistiche contemporanee voluto dal Museo Nazionale e dal suo direttore, Annamaria Mauro, nell’importante complesso storico assegnato al Museo alla fine del 2021. Il complesso dell’Ex Ospedale di San Rocco, prima ospedale seicentesco e poi carcere, si appresta oggi a diventare un polo museale espositivo e laboratorio per le arti visive.
“I due artisti —dichiara Giacomo Zaza —alimentano un immaginario esplorativo che tratta questioni etiche e politiche, codici sociali, sconfinamenti del sensibile e ipotesi di spazi-tempo inventati. I lavori di Damir Očko esplorano le complessità del linguaggio e il modo in cui il sistema neurofisiologico riesce a generarlo in modo poetico e comprendono diversi temi legati all’uomo e ai suoi sistemi —controllo, punizione, fragilità e resistenza —così come ai vari gradi di oppressione, o agli stati marginali del corpo. Il lavoro di Zeneli insiste sul “viaggio” come esplorazione e attraversamento dei confini: innata attitudine umana al movimento e al cambiamento. Zeneli si sofferma sul dualismo utopia/distopia, sulla poeticità del sole e della luna, sulla libertà e sul sogno. Entrambi gli artisti trasformano l’essere umano e la sua mente in vettori di un’esplorazione fantasiosa e inarrestabile dei linguaggi.”
La mostra si costruisce su un continuo scambio tra reale e immaginario. Seguendo anche le posizioni teoriche del filosofo Edgar Morin, gli artisti insistono sulle capacità “esperienziale” dell’immagine nell’ambito della conoscenza, in quanto rinvii costantemente a una realtà da conoscere, o meglio da esplorare.
Dunque le opere di Damir Očko e Driant Zeneli in mostra a Matera formano un immaginario correlato e complementare al reale, parallelo al panorama mediale contemporaneo.
Očko è interessato al linguaggio espresso attraverso il suono e la voce e a una pratica intermediale plurale (musica, film, poesia, oggetti bidimensionali). L’artista, nato in un periodo di grande transizione politica, associa continuamente il suo lavoro al tumulto dei conflitti internazionali e alla dissoluzione della Jugoslavia.
In mostra il video Dicta I (2017) presenta la lettura di una poesia composta dall’artista con estratti di Scrivere la verità: cinque difficoltà di Bertolt Brecht (1935). Očko non solo rivisita e rilegge il testo di Brecht, ma tiene conto delle sue prescrizioni componendo un discorso verbale randomizzato, radicale e dadaista che, mediante una struttura riordinata, propone un commento critico alla costruzione del significato e comunica un pensiero poetico dietro un astuto travestimento. Difatti le parole e frasi di Brecht, allontanate dalla loro sintassi e dal loro contesto, sono recitate come slogan e proclami privi di senso, con toni minacciosi che sembrano dichiarare quella volontà politica con cui si afferma l’autorità indiscutibile.
Nelle opere di Driant Zeneli il sogno sembra la dimensione più pertinente, inteso come fantasia e vagheggiamento nel futuro, o ancora come un obiettivo non pienamente concretizzato, la cui storia, il cui racconto, costituiscono un valore. L’artista sfida i limiti fisici e intellettuali con narrazioni video ironiche e oniriche, a volte assurde. Al centro della sua opera vi è la ridefinizione dell’idea di fallimento e dell’utopia, considerati elementi capaci di aprire alternative possibili.
Per Exploratives l’artista espone tre videoproiezioni site-specific e una serie di opere fotografiche tratte dall’opera video Maybe the cosmos is not so extraordinary (2019), incentrata su un gruppo di adolescenti di Bulqize (Albania) che scopre una capsula cosmica e segue il viaggio del cromo all’interno di una fabbrica fino alla sua esportazione. Nel video Who was the last to have seen the horizon? (2018) cinque personaggi — quattro ragazzi e un cane —finiscono per perdere l’orizzonte e fluttuare in un ambiente alieno, buio e silenzioso. Perdere l’orizzonte può essere disorientante, ma significa anche darsi la possibilità di rimettersi in gioco, trovando nuovi percorsi. Mentre It would not be possible to leave planet earth unless gravity existed (2017) racconta un episodio in bilico tra utopia e distopia, dove il protagonista Mario indaga l’area abbandonata di Kombinati Metallurgiku, tramontato progetto industriale del comunismo albanese, col desiderio di volare via per raggiungere un luogo lontano nello spazio. Infine in Those who tried to put the rainbow back in the sky (2012) Zeneli racconta la storia di tre persone e una papera che, trovandosi su una nave di cemento casualmente scovano un pezzo di arcobaleno, forse caduto dal cielo. In dubbio sulla provenienza dell‘arcobaleno e del suo destino, alla fine decidono di rimettere l’arcobaleno in cielo.
Secondo Giacomo Zaza: “Esplorando mondi esteriori e interiori che implicano molteplici figure, motivi e forme di visioni, Očko e Zeneli producono uno spazio-tempo di riflessione, empatia, sovvertimento e rivelazione”.
La fotogallery della mostra d’arte “Exploratives” di Damir Očko e Driant Zeneli (foto www.SassiLive.it)