Questa mattina in via dei Peucezi 97 a Matera è stato svelato l’ultimo straordinario murale di Mohamed L’Ghacham, che parla di condivisione e accoglienza attraverso l’arte pubblica per il progetto “Ubuntu – Arte pubblica in tour”.
All’inaugurazione hanno partecipato Lucrezia Guida, amministratore unico ATER Matera, il sindaco di Matera Domenico Bennardi, l’assessore comunale all’urbanistica Rosa Nicoletti e il consigliere comunale Francesco Lisurici, l’artista pagnolo Mohamed L’Ghacham, la presidente di MAAP – Atelier d’Arte Pubblica, Stefania Dubla, Michele Plati e Serena Vigoriti per la cooperativa Il Sicomoro.
L’iniziativa è la prima in Italia nel suo genere: MAAP – Atelier d’Arte Pubblica nell’ambito dei progetti di accoglienza SAI gestiti dalla cooperativa sociale Il Sicomoro ha portato l’esperienza inedita della street art in tour attraversando la regione lucana in tre tappe con un artista di chiara fama, lo spagnolo Mohamed L’Ghacham (Tangeri, 1993), il quale ha incontrato e lavorato con le comunità migranti e locali dei comuni di San Chirico Raparo, Castelsaraceno e Matera.
L’ultimo momento di questo viaggio ha visto protagonista la comunità temporanea e non di Matera con la realizzazione di un nuovo capolavoro da parte dell’artista spagnolo. La parete è stata collocata nel cuore di uno dei quartieri periferici della città, Serra Rifusa, costruito a partire dagli anni Settanta con abitazioni di edilizia popolare. La facciata apre le porte di uno degli ingressi al parco del rione in cui si colloca la casa di riposo Brancaccio, gestita dal Sicomoro.
“Il luogo in cui quest’opera è stata realizzata è stato scelto con cura perché nodo nevralgico dello sviluppo di una nuova identità di quartiere che tiene insieme anziani, famiglie locali e adulti stranieri che vi0vono e lavorano nell’area”, sostiene Michele Plati, presidente de Il Sicomoro. “I progetti di accoglienza SAI – continua Serena Vigoriti, Responsabile Immigrazione del Sicomoro – permettono di sviluppare azioni che superano la mera accoglienza materiale per creare opportunità di incontro capaci di facilitare il dialogo tra comunità, creando luoghi in cui la città si racconta anche attraverso nuove lingue e nuovi linguaggi. Il lavoro di tessitura del Sicomoro ha permesso in questi anni di ricucire storie e vissuti nei luoghi dell’accoglienza, creando occasioni di sviluppo e di crescita per chiunque abbia intravisto in questi percorsi scorci di bellezza.”
L’opera di L’Ghacham, di rimando alle precedenti realizzazioni del tour lucano, riprende il concetto di accoglienza affrontato a San Chirico Raparo nella raffigurazione della tavola imbandita in primo piano e quello di amore familiare-comunitario, presente nelle narrazioni che avvolgono l’immagine della ‘Sposa’ di Castelsaraceno.
“L’opera ha la forza evocativa di un momento intimo e allo stesso tempo universale – racconta la curatrice Stefania Dubla – è la raffigurazione dell’occasione quotidiana e sacrale in cui vite e generazioni differenti si incontrano nella condivisione di un pasto, che altro non è che uno scambio di cura e amore.”
Per l’artista, la pittura è come un dialogo che si apre con lo spettatore: chi si ferma a osservare il dipinto o lo scorge fugacemente può avvertire una risonanza con un episodio della propria vita. È quello che avviene anche a Matera, dove la famiglia riunita intorno al tavolo vuole rappresentare un momento che accomuna tutti/e in cui tutti/e, indipendentemente dalla propria cultura di provenienza, possano ritrovarsi.
Contemporaneamente alla realizzazione del murale, sotto la parete, le curatrici del progetto hanno offerto una prospettiva inedita di fruizione dell’opera e dello spazio pubblico. Con il progetto Un caffè in stazione hanno interrogato passanti e abitanti del rione a partire da una domanda che vuole essere priva di retorica: ‘Come stai?’
“Il progetto UBUNTU congiunto all’esperienza dei Caffè in stazione è un’occasione per tessere nuove trame di integrazione nella comunità. Da una parte l’artista rappresenta una scena che ha il sapore di casa, risuonando nell’animo di ciascuno, risvegliando ricordi lontani e la dolce malinconia di un tempo vissuto o ancora da vivere. Dall’altra noi curatrici, con l’occasione di un caffè offerto alla comunità, abbiamo chiesto a tutti, stranieri e abitanti del rione, di parlarci di quel ricordo a tavola, di narrare la propria storia, riempiendo così l’immagine di volti cari, di affetti. È la narrazione di un sentimento d’amore che come tale non conosce confini”, concludono le curatrici del progetto, Stefania Dubla e Valeria Palleschi, e l’artista M. Clotilde Palasciano.
CLICCA QUI PER L’INTERVISTA A STEFANIA DUBLA, PRESIDENTE DI MAAP – ATELIER D’ARTE PUBBLICA”
Mohamed L’Ghacham (1993)
Pittore e muralista di Mataró (Barcellona), nato a Tangeri (Marocco). Da sempre interessato all’arte, in accademia scopre prima il mondo dei graffiti e solo in un secondo momento è attratto dai maestri della pittura del passato e dal loro linguaggio. Il suo lavoro è principalmente figurativo con un carattere realistico e tocchi impressionisti. Crea scene di vita quotidiana intorno a lui. Tutto ciò, combinato con l’immaginario visivo della fotografia della fine del XX secolo. Attualmente basa il suo lavoro su una miscela di pittura e tecniche classiche all’interno della contemporanea corrente del muralismo. Ha realizzato opere di arte pubblica in ogni angolo del mondo, dall’America all’Asia passando per l’Europa.
MAAP – Atelier d’Arte Pubblica
Associazione non profit con sede in Basilicata che applica metodologie artistiche nello spazio pubblico con la finalità di incrementare il benessere collettivo e l’inclusione sociale attraverso la sublimazione dei talenti dei luoghi e dei singoli individui. È un progetto nato per dar valore al margine, senza alcuna volontà di portarlo al centro. Attua una rinominazione poetica dei luoghi, valorizzandone il lato sacrale e basandosi su un’analisi dei significati nomadi. Lo studio del luogo, in tutti i suoi aspetti, viene accompagnato da un intenso dialogo con gli abitanti, da cui nasce la linea curatoriale di ogni progetto. Nel 2019 è risultato tra i 17 vincitori in Italia del bando Creative Living Lab II edizione promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del MIBACT realizzando a Matera la prima fiera in Europa di arte pubblica e sociale.
Il Sicomoro
La Cooperativa Il Sicomoro opera a Matera dal 2003, è una realtà presente in diversi comuni della Basilicata con progetti in differenti aree di impegno: accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati attraverso la gestione di progetti di seconda accoglienza di migranti e Minori stranieri non accompagnati; servizi di assistenza alla persona attraverso la gestione di RSA per anziani; servizi di inserimento lavorativo per soggetti con svantaggio; servizi di riabilitazione e supporto agli apprendimenti scolastici in bambini con DSA; progetti di sviluppo territoriale.
Collocata nella rete delle Associazioni che hanno sostenuto la Candidatura a Capitale Europea della Cultura per il 2019 di Matera, la Cooperativa Il Sicomoro sta realizzando la sua azione nel solco di un legame sempre più forte fra solidarietà e sviluppo attraverso la cultura, costruendo le partnership con le Associazioni dei territori come occasioni di promozione delle attività culturali anche sui temi dell’inclusione sociale nello spirito della nomina di Matera (e dell’intera Basilicata) a Capitale Europea della Cultura.
La fotogallery dell’inaugurazione del murale di Mohamed L’Ghacham, che parla di condivisione e accoglienza attraverso l’arte pubblica per il progetto “Ubuntu – Arte pubblica in tour” (foto www.SassiLive.it)