È stata inaugurata sabato 1 luglio a Matera negli ambienti dei Giardini di Sant’Agostino (in via D’Addozio, di fianco la omonima chiesa, nel Sasso Barisano) il percorso espositivo “Appunti d’Arte”, che propone le opere pittoriche di Giovanni Maranghi, e “…rame, terra, fuoco…” con le realizzazioni di Paolo Staccioli. È il primo evento del programma “Le Città di Pietra – Matera Estate 2017” organizzato dalla cooperativa sociale Easy Work.
La mostra, che potrà essere visitata tutti i giorni dalla ore 10 alle 13 e dalle ore 16 alle 24, resterà aperta fino al 3 settembre. Il costo del biglietto di ingresso è di 5 euro fino alle ore 18; 12 euro per la serata. L’allestimento rientra, quale primo evento, nel programma “Le Città di Pietra – Matera Estate 2017” organizzato dalla cooperativa sociale Easy Work nel “contenitore culturale” dei Giardini di Sant’Agostino, un ambiente incastonato nel cuore degli antichi rioni Sassi, il cui nucleo originario risale al X-XI secolo, quale contenitore di eventi suggestivo quanto unico. Si tratta di ambienti di interesse storico culturale e di un giardino con essenze tipiche del territorio e del bacino mediterraneo che la cooperativa sociale Easy Work gestisce, con l’importante e fondamentale supporto della Sovraintendenza
Archeologica Belle arti e Paesaggio della Basilicata, con il fine di raccontare le tradizioni e la cultura di un territorio unico nel suo tessuto urbanistico e paesaggistico si mescolano alla volontà di aprirsi ad ogni forma di arte ed espressione accogliendo nel suo grembo culture diverse.
Al vernissage, oltre i due artisti (note e biografie nell’altra scheda in allegato), sono intervenuti Emanuele Coretti, Tommaso Bradascio e Lorenzo Antinora, curatori dell’allestimento nell’ambito del cartellone “Le Città di Pietra – Matera Estate 2017”, un programma di eventi che racchiude varie espressioni artistiche:
dalla pittura alla scultura, dalla musica al teatro, dalla cultura al recupero delle tradizioni anche enogastronomiche.
Gli artisti
Giovanni Maranghi
Nato nel 1955 a Lastra a Signa, svolge i suoi studi a Firenze,
diplomandosi al Liceo Artistico “Leon Battista Alberti” per poi iscriversi alla Facoltà di Architettura dell’Ateneo fiorentino. Alterna i suoi studi da universitario con la frequentazione dei corsi di nudo libero presso l’Accademia delle Belle Arti. Appena ventenne trova spazio per un’esposizione personale a Bari. Da questo momento, seguiranno numerose mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero. Oggi è presente oltre che in Italia, in Francia, Svizzera, Svezia, Germania, Stati Uniti, Russia ed altri Paesi. La propensione di mescolare elementi artistici ed extrartistici, più volte sottolineata dalla critica, è chiaramente un dato distintivo
dei lavori di Maranghi: attitudine sperimentale che investe indiscriminatamente tutta la sua ricerca. Basti pensare all’ampio uso di collage che conferiscono alle sue opere un complesso e articolato dinamismo. Proprio nei collage spesso compaiono scritte incomprensibili, frammenti di frasi scarabocchiate su un foglio strappato, annotazioni scarabocchiate al telefono, che insieme alle macchie di qualche bevanda e allesbavature di colore trovano giusta collocazione nell’opera.
Paolo Staccioli
Nato a Scandicci nel 1943, inizia la sua esperienza di artista negli anni Settanta esordendo come pittore e facendosi presto notare in ambito locale. Al principio degli anni Novanta la necessità di sperimentare nuovi linguaggi espressivi lo spinge a Faenza, nella bottega di un ceramista locale, Umberto Santandrea, dove apprende le tecniche di quest’arte. È qui che Staccioli
realizza i suoi primi vasi, dapprima con la tecnica della ceramica invetriata, poi sperimentando la cottura a “riduzione”, che gli consente di ottenere straordinari effetti di iridescenza e lucentezza. Ottenuta assoluta padronanza del mestiere, Staccioli allestisce nel suo studio di Scandicci, un laboratorio dove continua autonomamente e quotidianamente a misurarsi con l’uso del fuoco e degli ossidi di rame, dando vita a una miriade di opere d’arte che riveste con fantastici racconti pittorici, fissati definitivamente dalla smaltatura a
lustro. È con queste opere che ottiene i successi, facendosi notare in mostre personali e collettive, nonché in occasione di importanti manifestazioni culturali: le sue ceramiche, dal forte effetto metallizzato e dallo smalto scintillante si impongono presto, per eleganza e originalità, nel panorama artistico non più solamente fiorentino, ma nazionale e internazionale. I due artisti espongono nell’ambito del primo evento del programma “Le Città di Pietra – Matera Estate 2017” organizzato dalla cooperativa sociale “Easy Work” e in programma a Matera da sabato 1 luglio al 3 settembre negli ambienti dei Giardini di Sant’Agostino (in via D’Addozio, di fianco la omonima chiesa, nel Sasso Barisano).
Per informazioni e contatti: 338.5009645, 333.6633500; mail: info@lecittadipietra.it
Brevi cenni di storia sul luogo che ospita la mostra d’arte
Il nucleo originario dei Giardini di Sant’Agostino risale al XXI secolo e si sviluppa al di sotto dell’attuale struttura; è composto da una serie di locali ipogei tra cui una cripta dedicata a San Guglielmo, in cui si ritiene trovò rifugio Guglielmo da Vercelli, che collega questi ambienti con la chiesa moderna cui si accede tramite un ingresso posto a sinistra dell’altare maggiore. Ha
subito profonde modifiche nel corso degli anni dovute ai lavori necessari al consolidamento della chiesa sovrastante; sulle pareti si possono ammirare degli affreschi abbastanza datati che si presentano in un cattivo stato di conservazione, al contrario ne sono visibili altri di fattura seicentesca che rappresentano la Crocifissione, la consegna della regola a Sant’Agostino, la Madonna con Bambino e, infine, vi è una raffigurazione della SS. Trinità che costituisce il dipinto artisticamente più interessante.
I lavori per la realizzazione del complesso monastico ebbero inizio nel 1591, su iniziativa dei monaci agostiniani, con la costruzione della chiesa che aveva dimensioni ridotte rispetto a quella attuale. Intorno alla seconda metà del XVII secolo, il complesso fu terminato: presentava una struttura di tipo conventuale, ad impianto quadrangolare con un chiostro centrale. Restaurato dopo le distruzioni causate dal violento
terremoto del 1734 divenne sede del Capitolo Generale dell’Ordine degli Agostiniani, la chiesa annessa fu consacrata e aperta al culto nel 1750 da monsignor Antonio Antinori. Della struttura originaria si può osservare il campanile quadrangolare e un affresco raffigurante la Madonna delle Grazie, datato 1595, esposto all’interno della chiesa.
Dal XIX secolo in poi, in seguito alle leggi eversive napoleoniche e al processo di Unità Nazionale, l’antico convento dei Padri Agostiniani, collocato sulla sinistra della chiesa, ha subito sorti alterne assumendo funzioni diverse da quelle religiose fino a quella attuale di sede degli uffici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
È presente un dipinto che raffigura la Madonna col Bambino tra San Nicola da Tolentino, San Vito, Sant’Apollonia e Santa Caterina. Gli altari realizzati sul lato destro della navata sono tutti in tufo lavorato. Su di essi vi sono alcune tele, sul primo altare sono raffigurati differenti Santi mentre sul secondo è raffigurata una Santissima Trinità circondata da figure di Beati, infine sull’ultimo altare vi è una tela che rappresenta la Madonna delle Grazie.
La fotogallery della mostra d’arte