Domenica 3 dicembre 2023 alle 17.30 nella Sala consiliare del Comune di Armento sarà inaugurata la la quinta tappa di “404, Programma per l’arte contemporanea di Porta Coeli Foundation” a cura di Donato Faruolo. La mostra sarà visitabile fino al 17 marzo 2024 presso “Ori e orazioni. Galleria civica di Armento”, palazzo comunale, piazza Umberto I, con orari 15.00 — 18.00, tutti i giorni tranne domenica e mercoledì, e, in maniera diffusa, presso numerose attività lungo corso Vittorio Emanuele III. Ingresso gratuito.
“Loro. Persistenze dell’oro nel contemporaneo” è una collettiva di nove artisti lucani: Dario Carmentano, Salvatore Comminiello, Maria Ditaranto, Pino Lauria, Felice Lovisco, Massimo Lovisco, Marcello Mantegazza, Saverio Palladino, Jessica Salvia.
“Loro. Persistenze dell’oro nel contemporaneo” è un progetto di ricognizione su un fenomeno artistico forse radicato nelle specificità di un senso dell’abitate i luoghi: dalla generazione dei maestri del secondo Novecento fino agli esordienti, dalle tecniche più radicalmente tradizionali fino alla smaterializzazione del processuale, l’oro rimane elemento presente e protagonista nell’opera di artiste e artisti lucani. Un fatto palese, quotidianamente sotto gli occhi di tutti, e quindi generalmente restato sottotraccia, in stato di illeggibilità: come ciò che è scontato o irrilevante. O meglio, come ciò che da accadimento puntuale diviene ambiente, temperie, atmosfera, e quindi, per paradosso, meno lampante.
Non ci sono state precedenti occasioni in cui un evento espositivo o una pubblicazione si sia posta il problema, non di analizzare, ma anche solo di rilevare che gli artisti contemporanei lucani ricorrano all’oro in modo sistematico, corrente, multiforme, in una maniera che niente ha a che fare con l’ottundimento dei sensi del barocco, ma piuttosto con un senso della vertigine per il presentimento di dimensioni al di là del guado. L’oro è recuperato come – o forse non ha mai smesso di essere – una materia semantica a sé, che non è possibile adoperare per rappresentare, fingere, somigliare, ma solo per avocare l’opera a una dimensione di liminarità che si spinga ai confini dell’insondabile, del paradosso, della negazione della materia. Com’è sempre stato nel paradigma del bizantino, e nel paradigma dell’icona come entità semiotica: icona è ciò che stabilisce col referente un rapporto di sostituzione simbolica che tuttavia non ha bisogno di passare per la somiglianza, la convenzione linguistica o l’evidenza di una traccia fisica (Charles Peirce).
Un fenomeno, quindi, che necessita di letture trasversali ed esplorative, che la Fondazione, nella sua vocazione al presidio del contemporaneo in Basilicata, aveva in mente da tempo. Un progetto che ha trovato la puntualità e la necessarietà per esplicitarsi nel percorso armentese per il recupero delle matrici culturali italo-greche del paese, lì dove si riconosce l’estraneo in se stesso, e “loro” diviene “noi”. Con la galleria civica “Ori e orazioni” da oggi – speriamo – diventi punto di avvistamento privilegiato per una fenomenologia dell’arte sorprendentemente inedita.
Si tratta di un ulteriore passo nel percorso di recupero della matrice culturale italo-greca del comune di Armento, custode delle spoglie dei due santi siculo-bizantini Luca di Demenna e Vitale di Castronovo. Solo un anno fa inaugurava la galleria civica “Ori e orazioni” con una collezione permanente di icone di scuola cretese, e l’artista Igor Scalisi Palminteri dipingeva sul prospetto della chiesa di San Luca la prima iconografia circostanziata e ragionata dei due santi dopo cinquecento anni dal pregevole Polittico di Armento.