Mercoledì 20 settembre 2023, alle 19, sotto le volte della parrocchia di San Giovanni a Grassano è in programma l’incontro-dibattito “La storia perduta” organizzato dal gruppo “Alla scoperta di Grassano”. Di seguito i particolari.
Alla scoperta di antiche statue, sacri manichini e automi meccanici restaurati nella chiesa matrice di Grassano.
Cosa hanno in comune la statua seicentesca di un “Dottore della Chiesa” rosa dai tarli, una dolente Madonna addolorata rivestita di abiti preziosi, una statua reliquiario che al suo interno nasconde un’altra statua ed, infine, il meccanismo di un orologio a torre del settecento che si pensava ormai perduto?
Le loro storie saranno al centro dell’incontro-dibattito “La storia perduta” a Grassano, centro in provincia di Matera che ospiterà dal 21 al 24 settembre le celebrazioni della 377^ festa del santo patrono Innocenzo
L’incontro-dibattito “La storia perduta” vuol essere un momento di restituzione alla comunità della storia e delle vicende di alcuni oggetti d’arte e di fede recentemente restaurati dalla Parrocchia grassanese.
Un dibattito che avrà luogo in un luogo simbolo della storia di Grassano, parte del “Castellum quod vocatur Grassani” (Castello detto di Grassano); la chiesa matrice di San Giovanni di Grassano infatti era, ab antico, la chiesa del “castello seu Palazzo Commendale” dei cavalieri di Malta che, dalla fine del XIV sino all’inizio del XIX, hanno governato ininterrottamente questa comunità.
Proprio sui lasciti di questa storia complessa, in parte dimenticata e spesso cancellata dai terremoti e dell’incuria degli uomini, si confronteranno: Mariagrazia Di Pede, funzionario Storico dell’arte della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Basilicata; Gianni Garaguso, storico dell’arte della Diocesi di Tricarico; Sabrina Lauria, vice Direttore del Museo Diocesano di Tricarico (MuDiT) e Capo Delegazione FAI di Tricarico e della Lucania Interna; Pino Schiavone, restauratore del laboratorio di conservazione e restauro di opere d’arte della Ditta Etruria; Matteo Mattia, appassionato di storia locale; coordinati dal giornalista Giovanni Spadafino, dopo un saluto del parroco Giuseppe Daraio e del sindaco di Grassano.
Si scoprirà cosa custodisce la settecentesca statua lignea di Sant’Antonio di Padova sotto le vecchie ridipinture. Forse una statua più antica, come è accaduto con la statua reliquiario di S. Innocenzo che, dopo il restauro, ha rivelato la sua fisionomia originale e riservato alcune inedite sorprese.
Invece la settecentesca statua lignea di Sant’Antonio di Padova ci parlerà d’altro, di quando i defunti si seppellivano calandoli nelle fosse sepolcrali presenti sotto il pavimento della chiesa commendale, oggi chiesa madre del paese. Questa statua fu forse commissionata per vegliare sull’anima di chi veniva calato nella “fossa sepolcrale di S. Antonio”, a cui si accedeva dal pavimento della chiesa matrice?
L’incontro “La storia perduta” sarà anche l’occasione per ritornare ad ammirare finalmente il settecentesco meccanismo de la “Rllocij”, l’antico orologio meccanico posto sulla torre del castello commendale di Grassano che, ritrovato fortunosamente in pezzi e in precario stato di conservazione, dopo un delicatissimo restauro commissionato dalla parrocchia, è ritornato a funzionare e a scandire, dopo 60 anni dalla sua scomparsa, lo scorrere del tempo nella comunità grassanese, così come aveva fatto nel corso di oltre due secoli.
Perché questo antico orologio fu smontato? Dov’era la torre in cui, come leggiamo in un “Cabreo della Commenda di Grassano” del 1763-64, “vi è una portella che serra la Cassa dell’orologio […]”.
Un incontro che farà scoprire cosa può raccontarci l’ottocentesca Madonna vestita dell’addolorata. Delle diverse madonne vestite presenti a Grassano è la più preziosa, con il suo abito riccamente ricamato e le sue parti mobili mirabilmente intagliate con il suo volto delicato e dolente che ora, dopo il restauro, auspichiamo potrà essere esposta stabilmente alla devozione dei fedeli.
Una Madonna che ci parla di un rito antichissimo, ora scomparso, in cui le donne erano protagoniste nella vita della Chiesa. Erano loro che in occasione delle processioni si occupavano di vestire e rivestire questi sacri “manichini” snodabili e che ne curavano e rinnovavano periodicamente i notevoli corredi fatti di abiti ricamati, fazzoletti, anelli, sottane e mantelli. Madonne che a partire dall’ottocento furono in gran parte distrutte e dimenticate, ma che rimangono a testimoniare una devozione popolare da (ri)scoprire.
Al termine dell’incontro sarà possibile ammirare da vicino gli oggetti restaurati ed anche alcune statue e oggetti sacri di grande bellezza, custoditi da secoli dalla chiesa matrice di Grassano, ma che attendono di essere restaurati per (ri)tornare a “vivere”.
Oggetti che raccontano la devozione popolare del popolo lucano e la storia complessa, e spesso dimenticata, di un piccolo centro lucano che vuole tenacemente riscoprire le tracce del proprio passato prima che venga distrutto o dimenticato.