L’11 gennaio 2022 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ha festeggiato i cento anni di Lorenza Trucchi, la storica dell’arte amica di Jean Dubuffet (Le Havre, 31 luglio 1901 – Parigi, 12 maggio 1985) al quale ha dedicato la grande monografia del 1965 edita da De Luca e la grande antologica del 1989-1990 alla GNAM. Sarà questo museo a ricevere da Lorenza, nel 2016, il dipinto La vie pastorale II, 1964, olio su tela, cm.89×116 avuto proprio da Dubuffet che “non è stato solo un artista tra i più originali e innovativi del Novecento, è stato un filosofo e un riformatore che ha elaborato un pensiero e una dottrina sistematici. La sua opera, a un tempo costante e mutevole, sebbene si possa analizzare a vari livelli servendosi di diverse chiavi di lettura, deve essere intesa e vissuta nella plenarietà di un messaggio che è soprattutto di libertà: libertà di riprendere la natura dagli inizi” (cfr. “Carteggio, Dubuffet – Trucchi”, De Luca Editori d’Arte, Roma, 2014).
Il MIG. Museo Internazionale della Grafica – Biblioteca Comunale “Alessandro Appella”, proseguendo il suo lavoro di informazione e divulgazione di uno dei linguaggi più esaltanti della storia dell’arte, dopo Daumier, Degas, Renoir, Bonnard, Bernard, Matisse, Dufy, Picasso, Mirò, Calder, Ben Shann, Secessione di Berlino, Pechstein, Zadkine, Marcoussis, Richter, Arp, Breton, De Chirico/Apollinaire, Henri Goetz, Azuma, Messagier, Bram Van Velde, Steinberg, Del Pezzo, Mascherini, Bartolini, Marino, Guarienti, Rotella, Fazzini, Gentilini, Strazza, Accardi, Ciarrocchi, Consagra, Melotti, Maccari, Bucci, Perilli, Raphael, Viani, Venna, Vedova, Scialoja, Bruscaglia, per onorare il lavoro di Lorenza Trucchi, amica della Basilicata e sostenitrice di tutte le sue più importanti iniziative, dal 26 febbraio (inaugurazione ore 17.30) al 21 maggio 2022, amplia i festeggiamenti presentando 50 litografie della serie “Les Phénomènes” che proprio la Trucchi, insieme a Dubuffet, allestì in Palazzo Grassi nel 1964. Faranno da contorno un gruppo di libri, cataloghi, immagini che evidenzino l’amicizia tra l’artista e il critico d’arte italiano. Uno di questi libri sarà l’esemplare 9/60 di “Conjectures” che Dubuffet, nel 1983, dedicò a Lorenza Trucchi, insieme alla litografia Bon Vent II del 1962. “Conjectures” raccoglie una suite di 100 disegni ad inchiostro di china del 1975 stampati dall’Atelier Bordas in litografia con la supervisione di Fernand Mourlot. E il volume “J. Dubuffet”, con la “Bréve introduction à son oeuvre” di James Fitzsimmons, Édition de la Connaissance , Bruxelles 1958, arricchito in copertina da una litografia originale eseguita dall’artista nel suo Atelier di Vence e stampata da Mourlot Frères a Parigi.
La litografia è la tecnica maggiormente utilizzata da Dubuffet e il ciclo dei Phénomènes, composto da 324 fogli, ne è l’espressione più alta, legato com’è alla natura e ai suoi fenomeni in perenne divenire, proprio come i dipinti a cui si apparenta (Topographies, Texturologies, Matériologies) “pour la mise en spectacle des figurations” dove tutti i meccanismi della visione tendono a liberarsi di ogni elemento definito, di tutti i conformismi come di tutte le semplificazioni, per arrivare a comprendere i meccanismi che animano le essenze profonde delle cose.
La litografia è una tecnica che affascina Dubuffet, da sempre capace di controllare i molteplici passaggi esecutivi: dalla preparazione della pietra alla scelta della carta, alla stampa stessa, tutti necessari di un rinnovamento iniziato con il suo inventore, Aloys Senefelder, e attivo fin dalle prime prove esposte alla Galerie Drouin nel 1944 e con esiti di grande interesse alla Pierre Matisse di New York nel 1947. Nelle “Notes sur les lithographies par reports d’assemblages et sur la suite del phénomènes”, questi passaggi sono chiaramente indicati: uso della pietra calcarea, disegno con una sostanza grassa, quasi sempre incolore, rullo d’inchiostro nero, tiratura al torchio. E, tra il 1958 e il 1962, portano a un risultato di assoluto rilievo, a un autentico repertorio di immagini cosmiche: un “univers phsico-chimique inconnu”, “une sort de classification raisonnèe” degli elementi della natura, impronte di fenomeni che analizzano muri, pietre, oggetti, trovando i loro inizi nelle 125 litografie degli “Assemblages d’empreintes” del 1953. Naturalmente, un lavoro così imponente, durato anni, significò mettere in piedi un vero e proprio cantiere composto da 5 stamperie (tra le prime: Mourlot e Desjobert) e diversi litografi capaci di seguire con dedizione le molteplici operazioni della “collection de matrices primordiales” attraverso un “regard deculturé”. Questo sguardo si fa evidente nei fogli selezionati per la mostra da album come “Suite d’inventaire” del 1958 (vedi Campagne, Sol animé, Mur Chinois, L’Eau, L’Emprise de l’Ombre), “Territoires” del 1958-1959 (vedi Terre chaleureuse, La Tenture de pierre, Failles, Jardin de terre), “Théâtre du Sol” del 1959 (vedi Vue cavalière), “Sols, Terres” del 1959 (vedi Texture frémissante), “Eaux, Pierres, Sable” del 1959 (vedi Les squales, Le rocher rongé), “Sites et Chaussées” del 1959 (vedi Boulevard, Imbrication, Lépre, Travail d’usure), “Spectacles” del 1959 (vedi Champ muet), “Eaux, Pierres, Sable” del 1959 (vedi Les squales, L’eau dévastatrice). I titoli, associati alle opere, completano e perfezionano il senso delle immagini, il loro congegno espressivo disposto a illimitate possibilità.
Il MIG ringrazia la Fondation Jean Dubuffet, Paris, nella persona della sua direttrice Sophie Webel, e Giuseppe Marino, Roma, per la collaborazione.
La mostra rimarrà aperta tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle ore 17.00 alle ore 20.00.