Tra i tanti temi toccati dalle ultime mostre organizzate sulla collezione di Camillo d’Errico a Palazzo San Gervasio (Camillo d’Errico. Le passioni di un collezionista 2015; Dal paesaggio ideale al pittoresco, 2016; Sguardi riflessivi e pose al naturale, 2016; I quadri sacri di Camillo d’Errico, 2017), quello del cibo era sinora rimasto un poco ai margini.
Sollecitata dal progetto “2018. Anno del cibo” promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è nata dunque la nuova rassegna espositiva che, proprio in queste settimane, si può ancora ammirare in quella che fu la antica residenza palazzese di Camillo e che, in linea con gli ultimi progetti condotti dall’Ente Morale d’Errico, sta facendo registrare numeri straordinari in quanto a presenze e consensi della critica. Organizzata dall’Ente Morale Camillo d’Errico, in collaborazione con il Comune di Palazzo San Gervasio e il Polo Museale della Basilicata, e con il sostegno della Biblioteca di Matera Tommaso Stigliani, curata da Mauro Vincenzo Fontana con Elisa Messina, la mostra non si rivela semplicemente uno straordinario viaggio nel gusto e nelle sue succulente sfumature, ma appare pensata per stimolare nello spettatore una riflessione assai più ampia sui significati – evidenti e latenti – collegati al cibo e alla sua rappresentazione visiva nei secoli passati.
Pensato come un itinerario didattico adatto alle esigenze e agli interessi del pubblico dei nostri giorni, il percorso di visitaci metteinfattidi fronte a tele che, se da un lato esaltano i lati più effimeri e conviviali nella messa in scena del cibo (e tra esse, come non citare almeno i due divertenti quadri a pendant di Pietro Bardellino, le tre Nature morte riferite ad Aniello Ascione o le due, ancora problematiche sotto il profilo attributivo, accostate a Eleonora Recco), dall’altro spingono invece a una riflessione sul senso più mistico e spirituale connaturato all’alimentazione.
E su questo fronte, illuminati appaiono sia l’Avvelenamento di Galeazzo Sforza riferito all’ambito di MattiaPreti, sia il San Paolo Eremitadedotto in antico da un magnifico prototipo del Guercino.
Capolavori indiscussi dell’iniziativa, e a tutti gli effetti da eleggere tra le punte di diamante del patrimonio artistico lucano di epoca moderna, sono la straordinaria Natura morta con colombe in volo dell’ancora misterioso Maestro di Palazzo San Gervasio, e il Ragazzo con fiasco di Gaspare Traversi.
Opere di una qualità assoluta, che Camillo nell’Ottocento lasciò alla sua comunità e che, ai nostri giorni, appaiono realmente capaci di proiettare l’arte e la cultura della Basilicata in una dimensione europea.