Giovedì 5 giugno 2014 alle 17 al Musma, il Museo della Scultura Contemporanea di Matera le classi I A, I C e I E della Scuola Media Statale “Nicola Festa”- Istituto Comprensivo Padre Minozzi di Matera, diretto da Patrizia Di Franco, presentano “Dal libro al teatrino. La storia di Marcovaldo!”.
La presentazione dei lavori, allestiti nei cortili del Museo, sarà accompagnata dalla musica degli strumenti suonati da una delle tre classi, la I C, sezione a indirizzo musicale, coordinata da Tiziana Pisciotta.
Nel corso di quattro mesi di laboratorio, svolto in parte a scuola e in parte al museo, i giovanissimi alunni, con l’aiuto delle operatrici didattiche del MUSMA, Brunella Miglio e Simona Spinella, e delle insegnanti Mariavittoria Carnovale, Daniela Lemma, Gabriella Capozza e Vittoria Renzi, hanno realizzato ventisei “teatrini” ispirati ai celebri Teatrini di Fausto Melotti e ai racconti di Marcovaldo (1963) di Italo Calvino.
I ragazzi, divisi in gruppi, si sono confrontati con un approccio interdisciplinare all’arte, dovendo unire le poetiche dello scultore e dello scrittore della leggerezza, due “acrobati invisibili” della contemporaneità che hanno vissuto percorsi artistici paralleli e hanno raccontato, l’uno attraverso la scultura, l’altro attraverso la scrittura, storie giocose ma profonde, portando all’attenzione del pubblico immagini fantastiche e temi d’attualità, affrontati sempre con delicata ironia.
Scrive Calvino di Melotti: “Il suo uso di materiali poveri e deperibili – asticelle d’ottone saldate, garza, catenelle, stagnola, cartoncino, spago, fil di ferro, gesso, stracci – è il mezzo più veloce per raggiungere un regno visionario di splendori e meraviglie, come ben sanno i bambini e gli attori shakespeariani”. Calvino aveva visto giusto: i ragazzi della Nicola Festa sono riusciti a dare una propria originale interpretazione dei teatrini, utilizzando i materiali semplici che avevano a disposizione (cartone, cartapesta, stoffa, fil di ferro, legno, spago) e trasferendo nei loro manufatti l’allegria e la riflessiva malinconia delle pagine di Marcovaldo.
Nelle ore di laboratorio i ragazzi sono stati stimolati e hanno a loro volta fornito gli stimoli per osservare, riflettere, prendere spunto dall’arte, dalla letteratura e dalla realtà quotidiana per poi liberare fantasia ed entusiasmo nella composizione dei lavori. Scrive Melotti “Tenuta al laccio si rivolta e ti morde; lasciata libera va a perdersi nel bosco, nelle nubi e non la ritrovi più. Una volta addomesticata, però, la fantasia ti porta signorilmente a spasso. Una macchia di muffa, lo strepito del tuono, sono una partenza. La fantasia aggiunge e toglie e rende poetico il caos dell’immaginazione”.
È tra il 1945 e il 1985 che Melotti realizza le molteplici versioni dei suoi Teatrini, dimore con portali e finestre, personaggi onirici che si muovono con levità in un universo plastico astratto anche se sempre accompagnato dall’elemento figurativo.
I teatrini dei ragazzi sono piccoli mondi di colori festosi, bolle di sapone sospese, tendine fluttuanti, alberi invasi da grigi palazzi, cartelloni pubblicitari che soffocano i campi di grano, aiuole per trovare riparo dallo smog cittadino. I lavori, realizzati su una struttura in cartone e gesso, portano in scena il contrasto e la spesso inconciliabile convivenza tra natura e città, descritta da Calvino nei suoi racconti, con il “candido eroe” Marcovaldo, la sua numerosa e vivace famiglia e i buffi personaggi secondari protagonisti di avventure dal sapore dolceamaro. Fantasia e cura dei particolari animano queste piccole sculture, rispettando appieno la lezione di Melotti e di Calvino.
“Dal libro al teatrino. La storia di Marcovaldo!” conferma la volontà del MUSMA di essere uno spazio di educazione alla creatività e allo sviluppo del senso estetico nelle giovani generazioni. L’approccio a una visione interdisciplinare dell’arte sottolinea il bisogno di trasmettere l’idea che ogni forma di comunicazione poetica è accomunata alla necessità di unire leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità, i cinque fondamentali valori dell’arte che Calvino descrive nelle sue Lezioni americane.