Con un’opera dedicata a Matera l’artista Domenico Dell’Osso vince il Premio Pio Alferano 2016.
L’opera vincitrice resterà esposta fino al 31 agosto 2016 presso il Castello dell’Abate, Castellabate, in provincia di Salerno.
Vittorio Sgarbi assegna a Domenico Dell’Osso il Premio Pio Alferano edizione 2016 come vincitore della mostra “Genieu Loci”, Presentano la serata Nicola Porro e Sabrina Colle, altri premi alla carriera vengono assegnati a Bianca Berlinguer, Tony Renis, Michele Ainis, Moni Ovadia, Pasquale d’Amicis, Arnauld Brejon De Lavergnée, Giuseppe Pagano, Franco Cuccureddu.
Domenico Dell’Osso è il più interessante esponente italiano di quello che oggi si ama chiamare, a imitazione degli americani, pop surrealismo italiano, ma che altrimenti potremmo tranquillamente anche ascrivere al vasto alveo della pittura fantastica. Da tempo, infatti, l’artista segue una sua personalissima linea espressiva che risente di molte atmosfere magico-sentimentali, dotate di una forte carica ironica, dal taglio vagamente spaesante, tra atmosfere paradossali, spesso assurde al limite del grottesco, e l’inserimento di elementi surreali, di spunti o di trame bizzarre, sorprendenti, non realistiche, che ne caratterizzano fortemente l’opera. Quasi sempre, infatti, il protagonista delle bizzarre avventure visive di Domenico Dell’Osso è uno strano omettino stilizzato che, come in una storia a puntate affronta, giorno dopo giorno, disegno dopo disegno, una moltitudine di situazioni psicologicamente comuni a tutti gli esseri umani, simbolicamente caratterizzate da paure, palpitazioni, emozioni, speranze: l’omino di Dell’Osso appare infatti sempre impegnato in strane conversazioni solitarie, o con altri omettini simili a lui, in rapporti alienati e misteriosi con gli oggetti quotidiani, in strane guerre metaforiche con creature misteriose di un mondo fantastico e misterioso.
Incendi, viaggi impossibili, montagne che, come in un assai metaforico incubo, rischiano di schiacciarci sotto il loro peso, grandi pesi da spostare con la sola forza dei muscoli, lotte contro mostri volanti, paradossi visivi, finestre che si aprono dentro il nostro corpo, desideri e timori del volo, acque che si aprono per farci passare, impossibili navigazioni in verticale, strani rompicapi mentali, scatole da tenere in equilibrio su una sola mano, mari in tempesta, voli nell’etere, salti nel buio, attese, ombre minacciose, tentativi di fuga, levitazioni, metamorfosi, spostamenti nel o verso il nulla, esplosioni del paesaggio, nubifragi, apparizioni, miracoli: con l’ironia e le forme morbide e semplificate dei suoi disegni e dipinti, Dell’Osso trasforma la realtà di tutti i giorni in una sorta di paradossale avventura visiva, in un incubatore di tutte le nostre paure e di tutte le nostre speranze, il cui protagonista principale è sempre lo stesso omino, nel quale chiunque di noi volendo può, con un piccolo sforzo della fantasia, identificarsi. L’omino non mostra infatti mai il suo viso, affinché chiunque di noi possa riconoscere il proprio volto nel suo.
Nel quadro presentato per questa mostra, Dell’Osso fa un passo ulteriore nell’opera di spiazzamento stilistico e visivo: scegliendo Matera, sua città d’adozione nonché luogo pressoché unico in Italia per conformazione urbanistica, l’artista ne dipinge con certosina e millimetrica precisione realistica ogni dettaglio, ogni via, casa, vicolo, finestra o comignolo, ma congelando paradossalmente la scena dipinta in modo da renderla più simile a un plastico che a un paesaggio reale. Da un lato, il suo omino, protagonista di tutti i suoi quadri, osserva la scena, incerto. La stessa città sembra avvolta da un’atmosfera di sogno. Metafora del rapporto tra vero e falso, tra rappresentazione e realtà, tra sonno veglia, il quadro di Dell’Osso ci invita a domandarci quale sia il labile rapporto tra verità e finzione, tra narrazione e vita vissuta, tra paesaggio reale e immaginario.
Nella foto la cerimonia di premiazione