Dieci opere in legno di Domenico Verrascina nello studio Arti Visive di Matera. La mostra di scultura ed incisioni calcografiche inaugurata per la giornata del Contemporaneo. resterà aperta fino a lunedì 19 ottobre dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 20,30.
“Il legno è un materiale vivo, caldo – precisa l’artista – mi piace lavorare questo materiale e in questa mostra presento una serie di opere realizzate con diversi tipi di legno, in particolare con la tecnica dell’assemblaggio”.
Riportiamo di seguito il testo critico sull’ultima mostra d’arte di Domenico Verrascina dal titolo “Continuità e coerenza di uno scultore” a cura di Enrico Crispolti.
Ritrovo il lavoro di Domenico Verrascina dopo averne presentata nel 1991 una personale a Matera e quel che subito mi colpisce è la coerenza e il rigore con il quale tale lavoro si è venuto sviluppando nel decennio che ora si conclude: in una rara coerenza di linguaggio e d’amore di materia, costantemente il legno. Oggi Verrascina è infatti uno dei rari scultori che risulti aver affidato e tuttora affidi i propri pensieri plastici interamente al legno! E ne viene una continuità evolutiva che mi costringerebbe di fatto a ripetere in premessa quanto allora scritto. E perciò preferisco farlo riportando testualmente, come primo asterisco di questo viatico per la sua personale romana. Le cui proposte si motivano appunto entro una continuità d’orientamento di ricerca che fa la forza stessa, subito, del suo lavoro molto calibrato e formalmente strutturato e consapevole. E’ un punto di vista di quasi dieci anni fa, ma tuttora torna sostanzialmente utile.
Il legno ha una lunga e gloriosa tradizione nella scultura contemporanea: in Italia da Arturo Martini negli anni Trenta a Marini, da Fazzini a Mirko, al primo Spagnuolo, negli ultimi due decenni, a Sguanci in particolare; e in Francia, da Stahly a Etienne-Martin, già fra anni Quaranta e Cinquanta, per fare qualche nome. E porprio con Fazzini Domenico Verrascina ha studiato a Roma nell’Accademia di Belle Arti Romana. Ma non è possibile ormai stabilire alcun nesso con quell’esperienza nel suo lavoro, se non l’amore per il legno come materia credo costante del fare plastico (per Fazzini, com’è noto, fu sopratutto una frequentazione materiologica giovanile). e nel legno Verrascina trova il “mezzo” per costruire plasticamente in un senso che utilizza sia possibilità di analisi strutturale, sia possibilità di diversa aggettivazione materica degli elementi plastici messi in opera e la cui aggregazione costituisce l’elemento medesimo.
In quel principio analitico è avvertibile una riflessione su remote esperienze cubiste. Il fatto è che l’istinto plastico di Verrascina è costruttivo e l’immagine nella sua scultura si compone per blocci di consistente evidenza, ai quali un lavoro corsivo di intervento “a tagliere” impone particolari modulazioni, insinuanti un analogismo in qualche modo organico entro una costruttività appunto assai pronunciata. Per Verrascina fare scultura è aggregare secondo articolate e complesse occasioni elementi formali ponderalmente valutati, così che ogni esito può esibire un consistente inequivocabile, e di convincente presenza. Come nel caso di “Crescita organica” deel 1990, una delle prove più convincenti, e che mi sembra annunciarsi con l’autorità d’una remota eco di Magna Grecia. Nella sua naturalità il legno come trattato da Verrascina suggerisce anche una dimensione spoglia e prosaica, accentuando la valenza di una attenzione materica corsiva che approssima l’evento plastico sul piano di una discorsività, schivando dunque il rischio di un’astratta assolutezza strutturale. Nel lavoro sviluppato lungo gli anni Novanta la questione strutturale è rimasta un dato fondamentale nella costruttività immaginativa plastica di Verrascina; e dunque la problematica del suo essere sculture si è venuta ulteriormente configurando come capacità di calibrata articolazione dialettica degli elementi concorrenti a tali determinazioni strutturali. Al tempo stesso che ciò ha comportato un rapporto spaziale più complesso, più mosso, fra elementi aggettanti, elementi in torsione, ed elementi arretranti.
Chiarissimo ciò che appare in particolare nel lotto molto serrato di sculture realizzate, sempre naturalmente in legno, nel 1995. Da Poliedricità a Geometria + materia organica, da Composizione geometrica d Armonia di insiemi. Ove la struttura plastica complessa e articolata si pone nello spazio secondo privilegiati molteplici punti di vista, che di volta in volta privilegiano una diversa situazione dialettica dell’assemblaggio formale, e che corrispondono ad una sorta di visione del “tutto-tondo”, come riportata a quattro diverse angolazioni prospettiche. D’Altra è il trattamento tissulare diverso delle superfici, del tutto liscie o invece sottilmente sgorbiate, ad animare ulteriormente il complesso gioco strutturale, che di per sé risulta calibratissimo ma che nell’animazione diversa delle superficie acquista connotazioni significative ulteriori, richiamandosi in fondo come ai due narchetipi della geometria e dell’organicità. Si riscontra persino un tratto di eleganza nell’articolazione dell’impianto strutturale delle sue sculture; eleganza che in realtà è compostezza e rigore costruttivo; e persino suo lirismo. Perchè certamente nell’immaginazione di Verrascina opera l’istanza di una costruttiva infine estatica, come di fronte alla raggiunta silenziosa proposizione di presenze plastiche capaci di lontani echi archetipi. E così egli dialoga compostamente sia con evidenze strutturali, che costruisce attraverso combinazioni sapienti di elementi plastici corposi, decisamente volumetrici, sia con valenze espressive della materia primaria che ostinatamente impiega, appunto il legno. Ed è un dialogo costitutivamente determinante per l’evento espressivo che le sue sculture di volta in volta diversamente costituiscono, impensabili infatti in un’altra materia: fosse questa il bronzo, o la pietra. Ricomposizione è il titolo di una sua scultura del 1998, e vi è eviente come la ricomposizione assemblagistica che crea l’impianto strutturale nasc anche da un assemblaggio di elementi plastici scolpiti in legni diversi.
Biografia di Domenico Verrascina
Originario di Irsina e altamurano d’adozione, Domenico Verrascina studia sculura all’Accademia di Belle Arti di Roma come allievo di Pericle Fazzini. Non è un caso che una delle opere esposte si ispira proprio al suo maestro. La sua attività artistica comincia con la partecipazione a due collettive presentate da Enrico Crispolti, “Condizioni di ricerca 72-73” – Galleria Due Mondi e il Grifo di Roma e si dedica contemporanemente all’insegnamento di Arte e Immagini, disegno e storia dell’arte presso le scuole di Basilicata e Puglia. Nel 1978 fonda “La scuola libera di Grafica” di via Sette Dolori. Nello stesso anno partecipa al corso di incisione calcografica tenuta da Guido Strazza e Giulia Napoleone presso la “Grafica di via Sette Dolori” di Matera. Nel 1979 vince il terzo premio nazionale scultura “Peucetia” di Gravina in Puglia. Nel 1989 segue il corso di incisione di Lorenzo Bruno. E’ presente all’incontro con l’Università Americana effettuando sperimentazioni con bulino su lastre di plexiglass. Nel 1991 tiene una mostra personale presso lo Studio Arti Visive di Matera presentata da Enrico Crispolti. Nel 1993 espone sculture e incisioni presso lo Studio D’Ars di Milano con una mostra curata da Michele Caldarelli. Nell’agosto 1994 partecipa ad una collettiva di incisioni “Grafica di via Sette Dolori” di Matera a Chiaromonte. Nello stesso anno e nel 2008 frequenta il corso di incisione diretto da Hector Saunier, direttore dell’ex Atelier 17 di Parigi realizzando opere con stampa simultanea a più colori, medoto Hayter.
Nel 1995 partecipa al Luglio materano con una mostra collettiva ideata da Michele Caldarelli “Corpo a Corpo” presso lo Studio Arti Visive di Matera.
Nel 1996 viene invitato ad esporre le sue incisioni presso la Banca popolare del Materano in una mostra promossa dallo Studio Arti Visive di Matera con il patrocinio del Comune e dell’APT di Matera, con la consulenza di D’Ars Agency di Milano.
Nel 1997 partecipa alla mostra collettiva presso Trevi “Flash Art Museum”. Nel 1998 partecipa ad una collettiva presso la Galleria Studio 5 di Roma; nel Dicembre 1999 allestisce nella stessa galleria una personale di scrittura e incisione, presentata da Enrico Crispolti.
Nell’ottobre 2010 partecipa alla sesta edizione della “Giornata del Contemporaneo Amaci” ad Irsina.
Nel 2011 è presente ad Irsina con una personale organizzata dalla Pro Loco in onore della festa di Sant’Eufemia e nello stesso anno partecipa alla collettiva di incisione “La vitalità del Segno”.
Nel 2012 interviene a “Artekne Laboral”, parole in mostra a Tito.
Nel 2013 partecipa alla collettiva “Grafica di via Sette Dolori” di Matera presso la Galleria San Valentino di Marghera ed è anche presente nel Repertorio degli Incisori Italiani a cura del Gabinetto Stampe Antiche e Moderne nel Comune di Bagnocavallo.
Nel 2014 partecipa alla collettiva “Arte nei borghi”, mostra itinerante nelle città di Montescaglioso, Irsina, Miglionico, Grottole, Pomarico e alla Giornata del Contemporaneo “Amaci”, decima edizione, nella Pro Loco di Altamura.
Di seguito il testo critico sulle opere in legno di Domenico Verrascina a cura di Michele Candarelli
“Pur nell’astrazione evidente, nella ponderata misura degli elementi, nella modulazione dei volumi, Domenico Verrascina riserva facoltà evocativa alle essenze. Per virtù aromatica e tattile la materia usata si offre, oltre che alla vista, agli altri sensi concedendoci affrancamento dalla prevaricazione dello sguardo, sollecitando considerazioni impreviste. Un doppio atteggiamento d’attenzione accompagna Domenico Verrascina nel produrre sculture. La ricerca della compiutezza formale bilancia in ogni opera lo sforzo espressivo dell’artista, vivificando, per direttrici spaziali, la potenzialità peculiare della materia.
Della natura del legno, Domenico Verrascina fa partitura che docilmente accoglie il “segno” impresso dalla mano; una reiterazione gestuale che, nella fattispecie di brevi e uniformi colpi di sgorbia, smorza la nettezza della sega sostituendovi un continuum aleatorio, giocato dalla luce con le asperità. Assemblando per equilibri volumetrici e poi subito dopo, violandoli, Domenico Verrascina evoca parvenze antropomorfe, con una sua alchimia lessicale coniuga il vegetale con l’animale astraendone valori comuni.
La “vena” e il “colore” tradiscono nelle textures una organicità sopraffacente, un apriori che solo per mimesi il nostro scultore va sottolineando. La natura del legno, epicamente fortilizio e barriera, viene aggredita, divelta dalla coralità boschiva, fatta stele, figura dialogante e, nell'”ammaestramento” dell’opera Domenico Verrascina media razionalmente il linguaggio delle variabili chiaroscurali. Di opera in opera, di segno in segno, affina la propria lettura del mondo evocando per noi i molteplici aspetti di quel “lignum vitae” veicolo fisico, corpo e luogo delle mutazioni coincidenti. Ogni segno, vivo di ombra e di luce, cattura il fluire temporale, come virtuale impronta sulla chiglia di ipotetica imbarcazione. Nelle incisioni a bulino, autentiche pagine di un dovizioso “diario di bordo” del nostro scultore, affiora come effetto al tornasole e in tutta la sua forza l’idea informatrice di cui le sculture non possono che ritenersi impronta fisica”.
La fotogallery della mostra di Domenico Verrascina (foto www.SassiLive.it)