Venerdì 24 novembre 2023 alle ore 17 nella chiesa della Madonna del Carmine di Palazzo Lanfranchi a Matera si inaugura Life(s) of Webs: arachnophobias, arachnophilias, and other stories, l’installazione permanente dell’architetto e artista argentino Tomas Saraceno giunto a Matera con un progetto della Fondazione Matera Basilicata 2019 in collaborazione con il Museo nazionale di Matera.
Aperta al pubblico dal 25 Novembre, l’opera sarà inaugurata dall’artista Tomás Saraceno il 24 Novembre nella chiesa della Madonna del Carmine alla presenza della Direttrice del Museo nazionale di Matera, Annamaria Mauro e del Presidente della Fondazione Matera Basilicata 2019, sindaco Domenico Bennardi.
I ripetuti soggiorni di Saraceno a Matera, iniziati nove anni fa e culminati nel luglio 2022 con la visita al Museo nazionale di Matera e alla chiesa della Madonna del Carmine – situata all’interno del Museo di Palazzo Lanfranchi – hanno favorito l’ispirazione che ha portato alla creazione di Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories.
L’iniziativa si pone in continuità con il percorso di ricerca dedicato ai linguaggi dell’arte contemporanea avviato a Palazzo Lanfranchi dalla Direttrice del Museo nazionale di Matera Annamaria Mauro che punta a raccontare il presente in cui l’arte contemporanea è motore di conoscenza, meraviglia e consapevolezza.
Con l’opera dell’artista Tomás Saraceno, la Fondazione Matera Basilicata 2019 completa il percorso di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 e apre un focus, attraverso l’arte contemporanea, su uno dei temi al centro della nuova programmazione, quello dell’ambiente. La preziosa collaborazione con il Museo nazionale di Matera ha consentito di accogliere un’opera site specific che rimane alla città in maniera permanente, così da poter sviluppare intorno ad essa una programmazione di lunga durata, legata alle principali emergenze della contemporaneità.
L’opera Life(s) of Webs: arachnophobias, arachnophilias, and other stories è un confessionale nel quale al posto del sacerdote compaiono ragnatele con l’intento di condividere la loro saggezza ancestrale. È un appello all’umanità, da cogliere nell’intimità individuale: “Viviamo sulla Terra da più di 380 milioni di anni, mentre la maggior parte di voi umani, solo da 200 mila anni… Noi invertebrati rappresentiamo il 95% di tutti gli animali del pianeta Terra, ma siamo minacciati dall’estinzione, ciò rappresenterebbe un pericolo per qualsiasi forma di vita sulla Terra. Vi chiediamo di proteggere i diritti delle nostre reti della vita. Possiamo unire le forze e tessere insieme modi di vivere, con stili di vita che non pregiudichino il clima, per società più giuste, eco-sociali, inter-intraspecie per tutti?” (Tomás
Saraceno).
Saraceno ha colto l’intrinseco valore spirituale della città dei Sassi, che ben si presta ad accogliere la natura olistica e universale delle sue vetrine con le ragnatele ibride al loro interno, create attraverso la collaborazione sequenziale di ragni di specie diverse: solitari, semi-sociali e sociali. Le ragnatele sono intese anche come specchio sublunare per la loro somiglianza con la materia oscura, la rete cosmica che sostiene galassie e mondi, visibile solo attraverso la lente gravitazionale, che vibra nel tempo astrale, generando la musica del mondo di cui ci parlavano già i Pitagorici e che oggi chiamiamo rumore cosmico di fondo. È attraverso un nuovo insieme sincretico di miti, credenze, liturgie, cerimonie, storie di divinazione, rituali, pratiche alimentari, canti e danze, che Life(s) of Webs, risponde a questo appello. “Vi invitiamo a unirvi a noi in questo movimento per nuovi futuri collettivi multispecie. Avvicinatevi,
percepite con saggezza, sentite le vibrazioni. Ogni contributo è importante. È il momento di agire e di far parte di qualcosa di più grande, e nel contempo di infinitamente più piccolo di voi stessi” (Tomás Saraceno).
L’opera sarà visitabile negli orari di apertura del Museo nazionale di Matera – Palazzo Lanfranchi – Ore 9.00 – 20.00 [ultimo ingresso ore 19:00]
Chiusura: Martedì dalle ore 09:00 alle ore 14:00.
Life(s) of webs arachnophobias, arachnophilias, and other stories
Tra i popoli Maya, la ragnatela rappresenta la placenta di Ix Chel, la dea Maya del parto e patrona delle tessitrici, per la quale il ragno crea il filo della vita da se stesso. Per l’antica civiltà dei Nazca, il ragno era rappresentato nei loro geoglifi incisi direttamente sul terreno del deserto di Nazca nel Sud del Perù, – come figure geometriche schematiche che si estendono per una lunghezza di quasi 50 metri. In Perù, una classe speciale di indovini Chavín pre-Inca (noti come pacchacatici) un tempo consultava il ragno come divinità e oracolo, predicendo il futuro basandosi sui suoi movimenti di caduta. Nel tardo periodo preispanico, e ancora oggi nelle regioni dell’odierno altopiano del Perù, i ragni vengono osservati per prevedere le precipitazioni e altri eventi climatici.
Durante le origini della festa di Qixi in Cina, una celebrazione derivata dal mito della dea Zhinü che tesseva le nuvole, era consuetudine, nella “settima notte”, che le giovani donne che praticavano il cucito osservassero i ragni del cortile di casa (xizi), conservandoli fino all’alba nella speranza di rivelare la loro fortuna. Se il ragno tesseva una tela fitta, era un presagio positivo, letto come un riflesso delle capacità della giovane donna. Se la tela era rada o non costruita, era vero il contrario.
Nel Cristianesimo, incontriamo la storia di San Felice di Nola che, perseguitato a causa della sua predicazione, si infilò in una stretta fessura di una vicina casa in rovina per nascondersi. Una volta dentro, per ordine di Dio, i ragni realizzarono una tela protettiva che nascose l’apertura, ingannando i persecutori del santo. Il ragno-ingannatore appare in una miriade di casi: in Nord America per i popoli Cheyenne come Veeho, per i Lakota come Iktómi; in Africa Occidentale come Kwaku Anansi, un eroe popolare aracnide e furbo, la cui figura imprevedibile e liminale agisce da mediatore tra gli dei del cielo e gli umani legati alla terra.
Il Tarantismo, fenomeno originariamente ritenuto causato dal morso della tarantola Lycosa o Latrodectus tredecimguttatus, è una forma di comportamento “isterico” – accompagnata dalla smania di ballare – originaria dell’Italia meridionale. La tarantella, una serie di danze popolari con radici in Calabria (Sonu a ballu), Campania (tammurriata) e Puglia (pizzica), si è evoluta come una metodologia terapeutica speculativa – una sorta di esorcismo musicale – per le “vittime” di tali morsi di ragno: si dice che tali ritmi convulsivi, eseguiti pubblicamente, spesso per giorni e giorni, fossero usati per rianimare e guarire le vittime del veleno del ragno.
In Nord America, i popoli Hopi e Navajo contano sulla loro Mujer Araña come spirito potente e alleato, la cui magica opera sulla Terra avrebbe insegnato loro a tessere; per altre tribù californiane, è uno spirito vendicatore che punisce il male. Nella mitologia greca, la figura di Aracne è coinvolta in una “rete di resistenza” con la dea Atena, rivelando un’altra storia di mediazione: quella di due donne che usano il ricamo come testualità performativa, affrontando e difendendo l’ordine sociale.
La mediazione attraverso le linee di specie e di linguaggio continua ancora oggi: la storica divinazione del ragno ŋgam dù, praticata dal popolo Mambila nelle terre di confine del Camerun e della Nigeria, porta i suoi indovini e coloro che li consultano in una vivida relazione di consapevolezza e sensibilità rispetto alle capacità oracolari del ragno. Durante il consulto, una serie di domande binarie viene presentata a un ragno che vive al suolo. Le carte poste all’ingresso della sua tana, fatte di foglie rigide e caratterizzate da forme segmentate (ŋgèe) con specifici significati simbolici, vengono riordinate dal ragno, la cui risposta viene poi interpretata dal rabdomante.
Nel 2023, nella Chiesa Madonna del Carmine di Matera a Palazzo Lanfranchi – Museo Nazionale di Matera, viene ritrovata l’opera di Saraceno, un confessionale, nel quale al posto del sacerdote compaiono ragnatele, con l’intento di condividere la loro saggezza ancestrale. È un appello all’umanità, da cogliere nell’intimità individuale: “Viviamo sulla Terra da più di
380 milioni di anni, mentre la maggior parte di voi umani, solo da 200 mila anni… Noi invertebrati rappresentiamo il 95% di tutti gli animali del pianeta Terra, ma siamo minacciati dall’estinzione, ciò rappresenterebbe un pericolo per qualsiasi forma di vita sulla Terra. Vi chiediamo di proteggere i diritti delle nostre reti della vita. Possiamo unire le forze e tessere insieme modi di vivere, con stili di vita che non pregiudichino il clima, per società più giuste, eco-sociali, inter-intra-specie per tutti?”.
È attraverso un nuovo insieme sincretico di miti, credenze, liturgie, cerimonie, storie di divinazione, rituali, pratiche alimentari, canti e danze, che Life(s) of Webs, risponde a questo appello. “Vi invitiamo a unirvi a noi in questo movimento per nuovi futuri collettivi multispecie. Avvicinatevi, percepite con saggezza, sentite le vibrazioni. Ogni contributo è importante. È il momento di agire e di far parte di qualcosa di più grande, e nel contempo di infinitamente più piccolo di voi stessi”.
Tomás Saraceno
Tomás Saraceno (nato nel 1973) è un artista argentino con base a Berlino i cui progetti dialogano con le forme di vita e di formazione della vita, ripensando i fili dominanti della conoscenza e riconoscendo come diversi modi di essere impegnino una molteplicità di vibrazioni nella Rete della Vita. Per oltre due decenni, Saraceno ha lavorato con comunità locali, ricercatori scientifici e istituzioni in tutto il mondo e ha attivato progetti collettivi interdisciplinari e open-source, tra cui il Museo Aero Solar (2007-), la Fondazione Aerocene (2015-) e Arachnophilia, verso una società libera dalle emissioni di carbonio, per una giustizia climatica intra e inter-specie.
Saraceno è stato protagonista di mostre personali e installazioni permanenti in musei e istituzioni internazionali, tra cui The Serpentine Gallery, Londra (2023), The Shed, New York (2022), Palais de Tokyo, Parigi (2018); Museo de Arte Moderno, Buenos Aires (2017); K21 Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Ständehaus, Dusseldorf (2013); Metropolitan Museum of Art, New York (2012); Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart, Berlino (2011).
Saraceno ha partecipato a numerosi festival e biennali, tra cui la 17ª Biennale di Architettura di Venezia (2020) e la 53ª e 58ª Biennale di Venezia (2009, 2019).
Arachnophilia
Saraceno è il fondatore di Arachnophilia, una comunità interdisciplinare orientata alla ricerca, incentrata sulla straordinaria architettura delle ragnatele e sui loro comportamenti, che ci incastrano in varie percezioni culturali, miti e relazioni. Attraverso l’espansione delle sue reti artistiche, la comunità Arachnophilia cerca di inventare piattaforme innovative, giocose e coinvolgenti per portare il discorso della ricerca nella sfera pubblica. Presso lo Studio Tomás Saraceno, ciò consiste nella ricerca e nella prassi nei campi della biomateriomica, della bioacustica, dell’etologia e delle scienze cognitive, tra gli altri, come modo per impegnarsi in modo speculativo, ma anche sensibile, con le forme di vita che esistono intorno a noi.
Insieme alla comunità dell’Arahcnophilia, l’amore di Saraceno per i ragni e le loro ragnatele ha portato a innumerevoli collaborazioni con loro. In particolare, ha inventato lo Spider/Web Scan, una tecnica tomografica innovativa supportata dal laser che ha permesso di realizzare per la prima volta modelli tridimensionali precisi di ragni/ragnatele complesse; questa invenzione ha fatto sì che gruppi di ricerca di primo piano in tutto il mondo, dal MIT al Max Planck Institute, abbiano imparato da questa collaborazione.
Un altro degli sviluppi di Arachnophilia è quello dei microfoni ipersensibili che percepiscono le vibrazioni dei ragni attraverso le loro ragnatele. Questi metodi e tecnologie, oltre a diventare opere d’arte in sé, sono stati documentati e ampiamente trattati in pubblicazioni d’arte anche da riviste scientifiche e tecnologiche di fama internazionale, come Nature, PNAS, MIT e altre. Ulteriori aree di ricerca includono un archivio di vibrazioni di ragni/ragnatele registrate su diversi tipi di ragnatele, sulla base delle innovazioni biotremologiche nei dispositivi di registrazione e sonificazione di ragni/ragnatele sviluppati dallo Studio Tomás Saraceno; un archivio di mappe di ecologie di ragni/ragnatele, che rendono visibili i modi in cui gli habitat dei ragni e dell’uomo sono intrecciati, in siti di tutto il mondo. Condividendo il contenuto di questi archivi e gli strumenti con cui costruirli e arricchirli in modo collaborativo, la comunità di Arachnophilia spera di mettere in grado un pubblico più ampio di contribuire alla comprensione delle nostre relazioni con i nostri parenti aracnidi, e quindi di coltivare una prospettiva rinnovata sulle nostre responsabilità nei confronti delle creature non umane con cui condividiamo i nostri ambienti.
Fondazione Matera Basilicata 2019, programma pubblico per l’inaugurazione dell’opera di Tomás Saraceno
In occasione dell’inaugurazione dell’opera di Tomás Saraceno Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories, visitabile dal 25 novembre 2023 nella chiesa della Madonna del Carmine di Palazzo Lanfranchi grazie alla collaborazione con il Museo nazionale di Matera, la Fondazione Matera Basilicata 2019 ha organizzato un programma pubblico alla presenza dell’artista che comincia nelle giornate del 24 e 25 novembre a Matera per proseguire fino alla primavera del 2024.
Il 24 novembre alle ore 18:00 a Casa Cava ci sarà un incontro pubblico incentrato sulla relazione tra l’opera e le sfide legate alla salvaguardia dell’ambiente e al rapporto tra l’uomo e le altre specie viventi. Tomás Saraceno dialogherà con il filologo, traduttore e drammaturgo Gianni Garrera, la sociosemiologa e curatrice Claudia Attimonelli e l’antropologo e ricercatore Salvatore Bevilacqua. L’accesso è libero fino ad esaurimento posti.
Nella mattinata del 25 novembre al Cine-teatro “G. Guerrieri”, gli studenti degli Istituti superiori di Matera, con i quali è stato avviato un percorso di approfondimento sul pensiero e l’opera di Saraceno, parteciperanno alla proiezione del suo film Fly with Pacha, into the Aerocene (2017-2023 in corso) e al talk con l’artista.
Le iniziative di queste due giornate segnano l’avvio di una ricerca collaborativa all’interno del progetto di Saraceno sull’Arachnophilia che culminerà nella presentazione di un libro d’artista nella primavera del 2024. Il volume raccoglierà una rete eterogenea di materiali di filosofi, artisti, scrittori e aracnologi.
Biografie relatori
Savino Salvatore Bevilacqua è antropologo e ricercatore presso l’Institut des humanités en médecine di Losanna e docente presso la Facoltà di Biologia e Medicina dell’Università di Losanna. È specializzato nel campo dei processi sociali e culturali che legano salute e memoria. Nel 2007 consegue il titolo di dottore di ricerca in scienze sociali con una tesi sulla metamofosi del tarantismo da malattia mentale a patrimonio intangibile nel Salento, sfociata in diverse pubblicazioni tra cui La rinascita del tarantismo nel Salento. Polisemia di un patrimonio reincorporato (in Tarantismo. Odissea di un rituale italiano, A. Marzo, O. Duport, C. Ahnebrink, FLEE, 2019). Studia contemporaneamente la patrimonializzazione della dieta mediterranea e le rappresentazioni sociali dei comportamenti alimentari degli immigrati italiani. Co-dirige il film Les années Schwarzenbach di Luc Peter e Katharine Dominicé, uscito in sala nel 2010. Tra il 2019 e il 2021 dirige il progetto Malley en quartiers, vincitore del concorso «Patrimonio per tutti» dell’Ufficio federale della cultura svizzero, che radica in un contesto di mutazione socio-urbana la storia et la memoria dell’ultimo macello pubblico di Losanna, di cui ha curato la pubblicazione Malley ville animale. Col sostegno della Fondazione Leenaards, conduce attualmente una ricerca sulle conseguenze della trasmissione della memoria «traumatica» della privazione del ricongiungimento familiare tra i lavoratori stagionali e i loro discendenti in Svizzera.
Claudia Attimonelli è sociosemiologa, PHD in Teorie del Linguaggio e Scienze dei Segni; professore di Studi visuali e cultura digitale e Media, cultura visuale e sound studies all’Università degli Studi di Bari Aldo Moro; è anche docente di Studi visuali e multimediali al Master in Giornalismo Ordine dei Giornalisti all’Università di Bari. È responsabile scientifico dell’Archivio di Genere dell’Università di Bari; coordinatrice del progetto MEM – Mediateca Emeroteca Musicale e dirige i Dialoghi sul Big – Bari International Gender Festival; è visiting professor presso l’Università Uerj (Rio de Janeiro) e chercheuse associée dell’Université Paul-Valéry (Montpellier). Le sue ricerche sulla techno e l’Afrofuturismo sono considerate seminali nel panorama italiano e internazionale; si interessa di estetiche della contemporaneità, questioni di genere, stili urbani e culture musicali. Come curatrice collabora con teatri, istituzioni e gallerie nell’ambito dei linguaggi audio e visuali; nel 2023 ha curato la mostra internazionale: 30 years of Kompakt: The visual side of Music e Come una pistola ad acqua caricata a vernice di Hogre. Tra le sue pubblicazioni più recenti: L’elettronica è donna. Media, corpi e pratiche transfemminste e queer (con C. Tomeo 2022); L’estetica del malessere. Il nero, il teschio, il punk (2020); Un oscuro riflettere. Black Mirror e l’aurora digitale (con V. Susca 2020, tradotto in 4 lingue); Techno. Ritmi afrofuturisti (2008-2018); Pornocultura (con V. Susca 2016, tradotto in 4 lingue).
Gianni Garrera, filologo musicale, traduttore e drammaturgo, è il curatore del Diario del seduttore e del Don Giovanni di Kierkegaard per i ‘Classici del Pensiero’ BUR e della nuova edizione dei Diari di Kierkegaard per Morcelliana. Ha insegnato Estetica teatrale alla Scuola del teatro nazionale di Napoli, è docente di Drammaturgia all’Accademia Mediterranea di Napoli.
Tra i suoi lavori: Indagini sulla musica dei cani e dei topi, “Humanitas”, LV/3-4/2000; Musicalità dell’Intelligenza demoniaca, “NotaBene” I/2000; Saggio sulla musica della fine del mondo: “Super Apocalypsim musica”, Diabasis, Reggio Emilia 2003; Musica della soffocazione. Anacoresi animale e circense in F. Kafka, “Davar”, I/2003; Esercizi di spiritualità demoniaca, Rizzoli, Milano 2005; Il male musicale, Rizzoli, Milano 2006; Maledizione armonica, Davar”III/2006; Finismundi ars musica, Ravenna-Festival 2007; Pulvis musica est, Mousse, Milano 2012; Preliminari all’armonia del mondo, Genova 2014; S. Kierkegaard, Favole, Morcelliana, Brescia 2017; Antigrammatica, in Lotta poetica, Iacobelli ed., Roma 2017; S. Kierkegaard, L’arte di raccontare favole ai bambini, Morcelliana, Brescia 2018; S. Kierkegaard, L’avventura del giglio selvatico, Quodlibet 2018; Ortografie del nome di Dio, Diacritica, Roma 2019; S. Kierkegaard, Rivelazione divina e genialità, Morcelliana, Brescia, 2020; Esplorazione del canto degli angeli, in Piccola Antologia della Peste, Ronzani Editore, Vicenza 2020; Un incontro con Proust, Morcelliana, Brescia 2021. Tra le traduzioni e drammaturgie per il teatro: B. Brecht, L’opera da tre soldi; W. Shakespeare, Antonio e Cleopatra, Macbeth, La Tempesta; O. Wilde, Salomé; H. von Kleist, La brocca rotta; J. Anouilh, Antigone; F. Kafka, La tana; P. Choderlos de Laclos, I legami pericolosi, L. Sciascia, Il Consiglio d’Egitto; L. Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore; Enrico IV; Così è (se vi pare); Come tu mi vuoi; A. Cechov, Il giardino dei ciliegi; L. Tolstoj, Anna Karenina.
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Sinossi film
Fly with Pacha, into the Aerocene
(2017-2023 in corso)
Diretto da Maximiliano Laina e Tomás Saraceno
Nella cultura andina, Pacha è un’energia superiore che organizza e armonizza tutti gli abitanti del Cosmo. Fly with Pacha, into the Aerocene è un film collaborativo in corso, un messaggio, una scultura, un viaggio intorno al sole con la Pachamama, uno spazio-tempo verso un’era di complementarietà. A Jujuy, in Argentina, le comunità hanno co-organizzato una performance in solidarietà con i popoli indigeni Kollas, che proteggono le loro terre ancestrali dall’estrazione del litio, per una giustizia ecosociale nel Sud globale.
https://studiotomassaraceno.org/fly-with-pacha-into-the-aerocene/
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Miti per una credenza sincretica
di Gianni Garrera
Partendo da un oggetto come il confessionale e da una natura come quella del ragno/ragnatela, l’idea di Tomás Saraceno è quella di concepire e ideare una nuova liturgia e impostare un rituale per un giorno di festa, come se per il pubblico non si trattasse solo di visitare una mostra, ma di santificare (o rendere significativo, importante, profondo) un giorno attraverso la partecipazione a un rito.
La liturgia è una scienza e un’arte, fatta di oggetti, gesti, segni, parole, perché è un’azione concreta e estetica che – attraverso il contatto con elementi sensibili e posture – fa conoscere una realtà più grande (una verità): non ci sono gesti spontanei in essa. Il progetto di aracnofilia che Saraceno concepirà, comprende letture (preghiere, lezioni, musica di varie tradizioni conformi a varie liturgie finalizzate all’attenzione e alla riverenza per la Natura), oggetti (il confessionale), misteri (il ragno/le ragnatele) e gesti o atteggiamenti rituali (saluti, abluzioni, ecc.) in modo che il pubblico non sia più padrone assoluto e spontaneo dei propri movimenti (a causa della cancellazione del sé e dell’anonimato che derivano dalla liturgia). Anche il catalogo che ne risulta sarà come un piccolo breviario o lezionario contenente le letture, le storie di questa cerimonia e le sue corrispondenze cosmologiche.
Non si tratta di simulare una liturgia, ma di metterla in atto: il cammino e la riflessione fino al confessionale, l’inginocchiarsi, la partecipazione al mistero in esso contenuto. Per Saraceno, il confessionale ricapitola tutti i segreti della tradizione: è anche una cappella, come quelle che si incontrano agli angoli delle strade, uno scrigno di tesori. All’interno c’è, come scriveva Nietzsche, un Dio-ragno che tesse, così come una tessitura è ogni cerimonia. Lo scopo di Saraceno è anche quello di restituire alle persone una sensibilità liturgica (ripetizione solenne di un gesto, cerimonie cicliche e letture fisse).
Logicamente, tutto l’armamentario che verrà utilizzato e tutti i gesti e le operazioni che verranno compiuti – come è tipico di una liturgia – rimandano a un significato: la liturgia non è una coreografia, ma ogni posizione rimanda a tale significato. Se, ad esempio, si concepisce il rapporto dell’uomo con la Natura ancora come diseguale, per trasmettere il mistero dell’uguaglianza tra uomini e animali, alcuni gesti dovranno far comprendere ritualmente il significato nascosto a cui ci si riferisce – e come già scritto: ci confessiamo alla Natura, confessiamo la nostra colpa ecologica nei confronti della Natura: l’uomo – attraverso il confessionale – chiede perdono al Cosmo, quindi il rito di Saraceno è innanzitutto un rito non sacrificale… e la sua funzione profonda è proprio quella di revocare tutti i riti sacrificali del passato per una nuova modalità di riconciliazione attraverso la liturgia dell’arte.
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Tomás Saraceno e la città di Matera
A cura dello Studio Tomás Saraceno
La città di Matera, con la sua peculiare ontologia urbana, è per Saraceno un territorio d’elezione, già per l’origine, seppur ipotetica, del nome della città, che rimanda al greco Meteoron, cielo stellato, poiché la città vista dopo il tramonto dal lato della Murgia rende Matera paragonabile al cielo notturno punteggiato di stelle. Matera è una sorta di rete scavata nella roccia tufacea, che si ha l’impressione possa collegare il mondo intero. Un mondo sotterraneo, abitato e vivo, le cui anime erano un tempo registrate dalle lucine poste agli ingressi di un mondo consustanziale e vicino, ma diverso: una sorta di altra dimensione.
Le ripetute visite di Saraceno a Matera, iniziate nove anni fa e culminate nel luglio 2022 con la visita al Museo Nazionale di Matera e alla Chiesa del Carmine – situata all’interno del museo di Palazzo Lanfranchi – hanno favorito l’ispirazione che ha portato alla creazione di Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories. Saraceno ha colto l’intrinseco valore spirituale della città dei Sassi, che ben si presta ad accogliere la natura olistica e universale delle sue vetrine con le ragnatele ibride al loro interno, create attraverso la collaborazione sequenziale di ragni di specie diverse: solitari, semi-sociali e sociali. Le ragnatele sono intese anche come specchio sublunare per la loro somiglianza con la materia oscura, la rete cosmica che sostiene galassie e mondi, visibile solo attraverso la lente gravitazionale, che vibra nel tempo astrale, generando la musica del mondo di cui ci parlavano già i Pitagorici e che oggi chiamiamo rumore cosmico di fondo.
Il suono dei mondi vibra con vibrazioni simili a quelle della ragnatela che i ragni suonano, si potrebbe azzardare, come se fosse un’arpa, restituendo a chi può e sa ascoltare i suoni dell’amore, della caccia, della paura così come il cosmo restituisce negli accordi della materia oscura il vorticoso cinguettio alla perfezione del silenzio di una coppia di buchi neri che si fondono in uno, avvenuto milioni di anni luce fa. Per noi che abbiamo concretamente solo la categoria del tempo lineare, attraverso l’opera di Saraceno ci sembra di avere una maggiore affinità con l’idea che i nostri occhi percepiscano il luccichio di stelle che hanno smesso di brillare in un tempo lontano che non possiamo nemmeno immaginare.