Inaugurata in matinata la mostra documentaria “Matera, i Sassi e l’Europa” presso lo studio Arti Visive di Matera ubicato in via Beccherie 42 e diretto dal poliedrico artista materano Franco di Pede.
La mostra, già presentata in anteprima lunedì 6 ottobre in occasione della visita della commissione giudicatrice per l’assegnazione del titolo di Capitale Europea della Cultura per l’anno 2019, attraverso l’ausilio di documenti, articoli di giornale, fotografie, manifesti, riproduzioni artistiche, ripercorre l’attività ultradecennale dello Studio (quest’anno ricorre il cinquantenario dalla sua fondazione) e, nel contempo, ricostruisce il rapporto, che si è andato sviluppando negli anni, tra Matera, i Sassi e l’Europa (intesa sia come comunità di cittadini che come istituzioni politiche). Nella mostra spicca l’opera in tufo realizzata nel 2010 da Franco Di Pede e presentata a Milano come proposta per il logo della candidatura di Matera a capitale europea della cultura 2019. L’opera è ispirata dal romanzo di Carlo Levi “Cristo si è fermato ad Eboli”.
La mostra documentaria prende le mosse dalla pubblicazione del volume “Sassi e Secoli” avvenuta nel 1966 (pietra miliare e costante riferimento per tutta la successiva produzione storica ed iconografica sulla città di Matera) per proseguire con la poesia dedicata alla città dal poeta spagnolo Rafael Alberti nel 1973, la petizione degli alunni della scuola media G. Pascoli inviata al Parlamento europeo nel 1979, le esposizioni fotografiche sui Sassi di Matera organizzate nei primi anni ’80 nelle principali capitali e città europee e non (Amburgo, Zurigo, Stoccarda, Bruxelles, Lussemburgo, Amsterdam, Maastricht, Copenaghen, Dublino) sino ad arrivare all’allestimento ospitato nelle sale del Parlamento Europeo di Strasburgo ed inaugurato nel febbraio del 1983 dall’allora Presidente P. Dankert.
La mostra si chiude con le opere grafiche di sei artisti lucani (Michele Spera, Pasquale Santoro, Luigi Guerricchio, Mauro Masi, Cosimo Lerose e Franco Di Pede) che negli stessi anni, accompagnando le esposizioni fotografiche sui Sassi, rappresentavano i primi tentativi di superare anche in campo artistico l’isolamento dentro e fuori la Basilicata per tentare, per vie diverse, l’ingresso in Europa e nella storia.
La mostra sarà visitabile tutti i giorni fino al 16 ottobre dalle ore 19,00 alle ore 21,00.
L’evento si inserisce nell’ambito delle iniziative a sostegno della candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura 2019.
Relazione sulla mostra documentaria “Matera, i Sassi e l’Europa”
Questa mostra documentaria è stata allestita con un duplice obiettivo: da un lato quello di celebrare i cinquanta anni di ininterrotta attività dello Studio Arti Visive di Matera dall’altro quello di riannodare i fili della memoria collettiva su di un tema in questi giorni di grande attualità: il rapporto, che si è andato costruendo nel tempo, tra Matera, i suoi Sassi e l’Europa (intesa sia come comunità di cittadini che come istituzioni politiche), rapporto che affonda le radici nel passato e che in questi giorni tutti ci auguriamo possa concretizzarsi in una certezza per il futuro.
Tale duplice obiettivo si è cercato di conseguirlo compiendo, attraverso l’ausilio di documenti, articoli di giornale, fotografie, manifesti, opere d’arte, una sorta di viaggio nel tempo che nel ripercorrere l’attività ultradecennale dello Studio in realtà si intreccia e rimanda parallelamente anche ad alcune tappe fondamentali che hanno contrassegnato negli anni il percorso di questa città: dal Concorso Internazionale di idee per il risanamento dei Sassi del 1977, alla prima legge sul risanamento dei Sassi del 1986, dal riconoscimento dell’Unesco del 1992, alla candidatura di Matera a Capitale della Cultura per l’anno 2019.
Tappe queste si ritiene sia stato possibile raggiungere anche grazie al contributo offerto negli anni da diversi soggetti ed operatori culturali locali (e tra questi non si può non annoverare anche Franco Di Pede e lo Studio Arti Visive) i quali con la loro azione di diffusione e sensibilizzazione a vari livelli hanno dapprima sollevato il velo sulle singolari caratteristiche degli storici rioni materani e poi sollecitato l’interesse, lo studio e la conoscenza approfondita della comunità nazionale ed internazionale nei confronti della nostra realtà locale fatta non solo di esempi nobili di architettura rupestre, ma anche di valori, idee, tradizioni, produzioni culturali ed artistiche di notevole ed indiscusso spessore.
Lo Studio Arti Visive è nato su iniziativa di Franco Di Pede nel 1964 e rappresenta certamente uno tra i più antichi e longevi centri di produzione e promozione artistica e culturale della nostra città assieme al Circolo culturale La Scaletta ed alla Scuola Libera di Grafica (oggi Grafica di via Sette Dolori).
Sin dalle origini lo Studio Arti Visive e Franco Di Pede in particolare sono sempre stati veicolo di sensibilizzazione della opinione pubblica (sia essa locale, nazionale ed internazionale) sulle alterne vicende che hanno riguardato gli antichi rioni Sassi nonchè strumento di promozione della cultura materana e di valorizzazione delle produzioni artistiche locali nella più vasta comunità nazionale, europea e mondiale.
Un’attività, questa, svolta attraverso l’organizzazione di innumerevoli iniziative di ampio respiro nei più diversi ambiti e contesti: dalla ideazione di produzioni editoriali, all’allestimento di mostre d’arte, fotografiche e di artigianato, dalla organizzazione di conferenze e dibattiti alla partecipazione diretta a convegni nazionali ed internazionali.
Ed è in questo alveo che inserisce questa mostra documentaria che non poteva non prendere le mosse proprio dalla pubblicazione del volume “Sassi e Secoli” avvenuta nel 1966 su iniziativa di Franco Di Pede che ne curò anche l’impianto grafico ed il corredo fotografico (tratto da materiale d’archivio di proprietà del medesimo Studio).
Il volume è stato e rimane tuttora una pietra miliare ed un costante riferimento per tutta la successiva produzione letteraria, storica ed iconografica sulla città di Matera ma soprattutto per quanti ancora oggi vogliono accostarsi per la prima volta alla comprensione di questo antico nucleo urbano attraverso le lenti della storia narrata per immagini.
“Sassi e Secoli” venne dato alle stampe negli anni in cui si completava l’abbandono dei Sassi e rappresentò certamente un modo per fissare ciò che furono e ciò che erano diventati i Sassi (per mano dell’uomo o per l’usura del tempo), perché potesse rimanerne perenne il ricordo, come ben esprime sinteticamente il titolo che venne scelto per l’opera editoriale.
Ma erano quelli anche gli anni in cui Matera catalizzava l’interesse e l’attenzione di numerosi artisti europei e non, spesso costretti a fuggire dai paesi d’origine (una condizione questa l’essere terra di asilo, rifugio, ospitalità per profughi, esiliati, perseguitati o semplicemente in fuga alla ricerca di stili di vita alternativi che ha da sempre caratterizzato la storia della nostra città, dai monaci oggetto dalle persecuzioni iconoclaste agli schiavoni, da Carlo Levi allo stesso Ortega, solo per fare alcuni esempi) .
Tra costoro non si può non ricordare Rafael Alberti (1902-1999), poeta e pittore spagnolo amico di Pablo Picasso che in una toccante lirica del 1973 (che viene esposta nella versione originale vergata di pugno dallo stesso maestro) sembra cogliere con poche parole il senso profondo della contraddizione che Matera ed i Sassi stavano vivendo in quegli anni e che avrebbero vissuto per molto tempo ancora: una realtà inquietante da cui fuggire, una città abbandonata (un fantasma appunto) ma al tempo stesso viva di quella vitalità lasciata dai segni dell’ancestrale, dura lotta ingaggiata (pietra sopra pietra) dall’uomo con la natura, un disastro per i canoni della civiltà imperante ma al tempo stesso una meraviglia per gli occhi e per lo spirito, un sollievo per quanti erano quasi fuggiti da condizioni di vita al limite della sopravvivenza ma allo stesso tempo una brutale lacerazione (una ferita orribile) per l’intera comunità, per quel che i Sassi avevano sino allora rappresentato in termini di memoria storica, valori urbani, lotte politiche e sociali.
Nel 1977 era stato espletato il concorso internazionale sui Sassi che nonostante il suo carico di attese aveva prodotto esiti contradditori e poco risolutivi.
Ed ecco allora che alcuni giovani studenti materani, opportunamente stimolati dallo stesso Franco Di Pede, decisero di rivolgersi a quel soggetto che proprio in quegli anni stava cominciando a prendere forma concreta: l’Europa.
Nel giugno del 1979, infatti, i cittadini europei si erano recati per la prima volta alle urne per eleggere i propri rappresentanti al Parlamento di Strasburgo che tenne la sua prima seduta nel luglio dello stesso anno. A presiederlo venne chiamata Simon Veil.
Il 16 novembre 1979 gli alunni della II F della Scuola Media Pascoli di Matera scrissero allora una petizione alla presidentessa chiedendole di intervenire affinchè anche i Sassi potessero beneficiare di interventi economici atti a consentirne il recupero.
Ne scaturirà un fitto scambio di comunicazioni tra i vari organismi incaricati di seguire la petizione e gli stessi alunni che culminerà nel 1981 con la decisione della Comunità Europea di contribuire finanziariamente al recupero dei Sassi.
In quegli stessi anni maturò in Franco Di Pede la convinzione che i Sassi potevano rappresentare da un lato qualcosa di universale, qualcosa di unico da donare al mondo, dall’altro qualcosa che poteva renderci fieri di essere materani e lucani e che, pertanto, la loro conoscenza e promozione dovessero passare attraverso il riconoscimento di Matera quale patrimonio artistico e culturale prima di tutto dell’intera nazione e, quindi, come tale meritevole di essere successivamente veicolato anche nei contesti internazionali.
Di qui l’idea di coinvolgere direttamente da un lato gli Istituti Italiani di Cultura (all’epoca strutture fondamentali di irradiazione della cultura italiana nel mondo nonché punti di riferimento necessario per quanti avessero all’estero una qualunque forma di interesse per l’Italia) e dall’altro le comunità di lucani sparse in ogni dove sia in Europa come nel resto del mondo (da New York, a Toronto, da San Francisco a Melbourne).
Grazie alla collaborazione di questi nuovi soggetti vennero allestite mostre fotografiche sui Sassi di Matera nelle principali capitali e città europee e non solo: Amburgo (1983), Kieler (1983), Groninga (1983), Zurigo (1983), Stoccarda (1983), Bruxelles (1983), Esch-Sur Alzette (1983), Lussemburgo (1983), Amsterdam (1984), Maastricht (1984), Copenaghen (1984), Dublino (1993).
La mostra sui Sassi di Matera fu sempre accompagnata anche dall’esposizione di opere grafiche di sei artisti lucani (Michele Spera, Pasquale Santoro, Luigi Guerricchio, Mauro Masi, Cosimo Lerose e lo stesso Franco Di Pede). Era questo uno dei primi tentativo di superare anche in campo artistico l’isolamento dentro e fuori la Lucania per tentare, per vie diverse, l’ingresso nel mondo e nella storia.
A pochi anni di distanza dalla petizione degli studenti della scuola media Pascoli, i Sassi diventarono nuovamente protagonisti in ambito istituzionale e politico europeo: il 9 febbraio 1983 nelle sale del Parlamento Europeo di Strasburgo il Presidente Pieter Dankert inaugurò la mostra dedicata ai Sassi di Matera.
“Preservare questo sito – disse in quell’occasione – non significa relegarlo negli archivi, per quanto importante esso sia sotto il profilo monumentale e storico. Occorre farlo rivivere, mantenendolo in una cornice economica e sociale che gli sia congeniale. La risposta – concluse – è politica”.
Oggi che i Sassi sono unanimemente riconosciuti patrimonio culturale unico da salvaguardare e rappresentano un nuovo modo di intendere la città, più a misura d’uomo, le sfide per la nostra comunità non si sono per questo esaurite.
Ci piace pensare che in una sfida in particolare, quella che si compie in questi giorni, ci sia anche un po’ del lavoro infaticabile svolto in questi cinquanta anni dallo Studio Arti Visive e da Franco Di Pede in particolare per promuovere e diffondere l’arte e a cultura della popolazione locale.
L’augurio, pertanto, che vogliamo farci e che vogliamo oggi ripetere è lo stesso che quasi profeticamente Raffaele Giura Longo esprimeva nella introduzione scritta per la riedizione del 1986 del volume Sassi e Secoli:
”…il merito della recente conquista della nuova legge sui Sassi è da ascrivere alla città tutta intera. Hanno vinto ancora una volta i Sassi… e speriamo che si continui a vincere, ora che in altre battaglie ed in altre sfide occorrerà cimentarsi; ora che la vicenda dei Sassi – come ciclicamente avviene – tornerà ad essere inebriante ed al tempo stesso nuovamente e civilmente incandescente”.
La fotogallery della mostra “Matera i Sassi e l’Europa (foto www.SassiLive.it)