Domenica 2 agosto 2020, alle ore 19.nelle sale del MIG, si inaugura la mostra antologica dell’opera grafica di Enrico Della Torre. In 60 incisioni datate 1955-2012, donate dall’artista al MIG lo scorso anno, viene raccontata la storia di un grande incisore del Novecento che continua il lavoro di informazione del Museo iniziato nel 2011 e proseguito ininterrottamente nel corso degli anni, anche durante il periodo di pandemia, con Daumier, Degas, Renoir, Bonnard, Matisse, Bernard, Mirò, Dufy, Picasso, Calder, Ben Shann, Secessione di Berlino, Pechstein, Zadkine, Marcoussis, Assadour, Henri Goetz, Gentilini, Strazza, Accardi, Ciarrocchi, Consagra, Melotti, Maccari, Anselmo Bucci, Perilli, Raphaël, Del Pezzo, Mascherini, Bartolini, Marino, Azuma, Guarienti, Richter, Viviani, Arp, Viani, Breton e il Surrealismo, Fazzini, Max Bill, Sol LeWitt, Bram Van Velde, Gruppo CoBrA, Bradley, Messagier, Venna, Fontana, Vedova, de Chirico e Apollinaire, Scialoja, Castellani. Naturalmente, si accentua, visto il successo riscontrato, anche l’utilizzo dei social sperimentato nei mesi di chiusura forzata (sito, whatsapp, pagine facebook del Polo Museale di Castronuovo Sant’Andrea, Instagram e Twitter). Attraverso questi mezzi, per chi non riesce a raggiungere Castronuovo, sarà possibile virtualmente vedere la mostra nella sua completezza e rileggere o approfondire, attraverso video, interviste, incontri, testi, immagini di una lunga e variegata biografia, un periodo importante della grafica italiana del Novecento che vede Della Torre tra i suoi protagonisti.
La mostra è introdotta da alcuni ricordi di Giuseppe Appella; “Nei primi anni Settanta, nel periodo in cui, con Mino Maccari, tra il serio e il faceto, compilando ‘L’Antipatico’, ci si divertiva a prendere in giro politici, scrittori e artisti, in un pomeriggio trascorso a via di Villa Emiliani, ai Parioli, nella casa che Maccari aveva comprato con la liquidazione de ‘La Stampa’ di cui era caporedattore e dalla quale era stato licenziato, tra un discorso e l’altro, improvvisamente chiesi a Maccari chi fosse, secondo lui, un incisore giovane da tener d’occhio. Maccari, senza esitazione, disse: Enrico Della Torre e si allontanò dalla stanza in cui ci trovavamo. Lungo il corridoio, lanciò la stilettata: l’incisore da dimenticare, invece, è Nunzio Gulino. Mentre cercavo nella memoria dove avessi visto Della Torre e rintracciavo la Galleria dell’Ariete di Beatrice Monti, la Galleria delle Ore di Fumagalli e la Galleria del Milione dei Ghiringhelli, Maccari tornava con un’incisione che oggi ritrovo nel catalogo generale, la n. 46, insieme a una foto di Maccari e Della Torre al Cinquale nel 1957. Stessa data dell’incisione, una delle quattro inserite nella cartella edita dalla Salita con un testo di Guido Ballo. Che la Salita di via San Sebastianello, diretta da Gian Tomaso Liverani, guardasse a Della Torre, era per me già una nota di merito, visto l’impegno che la galleria stava dispiegando a favore della grafica e in una stamperia storica come quella di Roberto Bulla. L’incisione era Alberi in Versilia, ed aveva imprevedibili assonanze con il Paesaggio di Morandi, del 1916, che si stendeva sulla parete del salotto di Maccari, sopra il divano sulla parete di sinistra, con quei due alberi stracciati in orizzontale. Maccari, vedendo i miei occhi correre dall’incisione al dipinto e viceversa, mi ammannì una di quelle lezioni sui pittori-incisori che solo i maestri come lui potevano fare. Intanto, non amava il termine limitativo di peintre-graveur. Parlò di Della Torre come di un fratello di viaggio, che al linguaggio della pittura affiancava senza problemi il linguaggio dell’incisione, e come questa, in sostanza, fosse sempre e solo segno, anche quando scomodava l’acquatinta, di certo non utilizzata per rendere più bella l’incisione. Della Torre disegnava sulla lastra con la stessa libertà intravista sul foglio di carta bianca, senza barriere di tecniche o di mezzi. Non incideva quello che aveva dipinto o voleva dipingere, non si preoccupava di divulgare una immagine già verificata. Anzi. La lastra gli dava la possibilità di cercare il segno giusto, risolutivo, che la pittura avrebbe verificato con il colore e viceversa. Vedi, diceva Maccari, il chiarore di questa incisione? Della Torre cerca di chiarire a se stesso dove andare per non smarrirsi e lo fa senza diventare schiavo della tecnica e neppure del paesaggio della Versilia. Traduce tutto in linguaggio, il suo, mediato attraverso l’incisione, spostando l’angolo visuale, proprio come Morandi. Avevo, diceva Maccari, anche un’altra incisione, sempre sulla Versilia, che si muoveva in maniera ancora più scarna in un figurativo che va verso l’astratto, proprio come Klee. Della Torre è un lombardo che tra silenzio e luce, attraverso l’acquaforte, senza chiaroscuro, ha trovato quella sintesi e quella purezza necessari a una fantasia nutrita dalla memoria. E mentre mi parlava, guardava Morandi. Alcuni anni dopo, a Milano per una mostra sui fiori di Morandi, incrociai Lamberto Vitali con Mercedes Garberi, allora a capo dei Musei Civici. Tra un saluto e un commento, memore delle parole di Maccari, infilai la stessa domanda. Era rivolta al collezionista, naturalmente, attento a ciò che gli avveniva intorno. Chi era, secondo lui, l’incisore giovane da tener d’occhio? Anche qui non ci furono titubanze, nonostante sapessi quanto Vitali si sottraesse a questo tipo di interviste casuali: per me Enrico Della Torre. Pochi mezzi per una assoluta sintesi di segni carichi di pause.
Credo che queste due testimonianze siano un degno corollario alla mostra del MIG che sintetizza cinquantasette anni del lavoro autentico di Della Torre.
Biografia Enrico Della Torre
Enrico Della Torre nasce a Pizzighettone (Cremona) il 26 giugno 1931. Compie i suoi studi artistici a Milano, diplomandosi nel 1951 al Liceo di Brera e, quattro anni più tardi, all’Accademia di Belle Arti. Si dedica alla pittura, al disegno e all’incisione ed il suo lavoro viene segnalato con il conferimento di diversi premi. Presentata da Guido Ballo, allestisce nel 1956 la prima mostra personale presso la Galleria dell’Ariete di Milano, dove espone pitture e incisioni. Nel 1957 vince il secondo Premio per la Litografia alla Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea di Venezia e nel dicembre dello stesso anno soggiorna brevemente a Parigi. A partire dal gennaio 1958 la sua arte si rinnova, facendosi più chiara e analitica. Nel 1960 riceve il primo Premio San Fedele di Pittura a Milano, dove si stabilisce definitivamente. I viaggi in Germania nel 1961 segnano l’inizio di un proficuo dialogo con la cultura tedesca. Il 1968 è l’anno in cui approda all’espressione di un proprio mondo, popolato spesso da personaggi inediti, scaturiti dalla fantasia creativa dell’artista e da un lento processo di metamorfosi. Scopre l’universo misterioso degli zoofiti e delle chimere. Nel 1971 incontra il pittore americano Mark Tobey il quale aveva già mostrato interesse per il lavoro di Enrico Della Torre acquistando un suo dipinto esposto alla Galerie Suzanne Egloff di Basilea. Il decennio è fitto di mostre personali e collettive sia di pittura sia di incisione, in Italia e all’estero. Nel 1972 espone un gruppo di opere alla X Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma e nel 1974 è presente alla mostra “La ricerca dell’identità” al Palazzo Reale di Milano.
Iniziano nel 1973 i soggiorni a Teglio in Valtellina, dove Della Torre organizza uno studio-atelier che, sostituendosi progressivamente a quello di Pizzighettone, affianca lo studio milanese. Nel 1974 dona cinquanta sue lastre incise all’Istituto Nazionale per la Grafica, Calcografia di Roma. Nel 1981 ottiene il primo Premio Internazionale Lario per il disegno a Como. Il 1983 è l’anno in cui si dedica prevalentemente al collage. Negli anni seguenti le sue opere mirano sempre di più alla costruzione e a una visione più essenziale. Nel 1987 Erich Steingräber organizza una mostra antologica di dipinti, pastelli e incisioni di Della Torre degli anni 1958-1986, allestita inizialmente presso la Neue Pinakothek di Monaco di Baviera e poi trasferita in altre città della Germania. Nell’anno seguente espone a “Di segno italiano – Italienische Zeichnungen 1908 – 1988” nei Musei di Francoforte, Berlino e Zurigo. E’ del 1989 la mostra a Parma “Le strade, dieci pittori a Milano”, a cura di Arturo Carlo Quintavalle e nell’occasione dona tutte le trentasei opere esposte al Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma. Espone a: “Il miraggio della liricità. Arte astratta in Italia” al Liljevalchs Konsthall, Stoccolma (1991); “Pittura a Milano 1945/1990” al Palazzo della Permanente, Milano (1992); ”The Artist and the Book in Twentieth – Century Italy” presso il Museum of Modern Art, New York (1993). Dal 1992 al 1995 insegna Tecniche dell’incisione alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Nella sua attività di incisore, collabora con stampatori ed editori d’arte come Giorgio Upiglio, Giorgio Lucini, Franco Masoero, Federico Santini e Vanni Scheiwiller. Nel 1999 è nominato Accademico Nazionale di San Luca. L’anno successivo Sandro Parmiggiani cura una grande esposizione antologica a Palazzo Magnani, Reggio Emilia. Poi espone a “Miracoli a Milano 1955-1965. Artisti, gallerie, tendenze” al Museo della Permanente, Milano (2000); “Intenso Essenziale. Evoluzione dell’Astrattismo in Italia” alla Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Termoli (2001); “L’incanto della pittura, percorsi dell’arte italiana del secondo Novecento” alla Casa del Mantegna, Mantova (2004); “Sulle tracce di Licini. Artisti italiani contemporanei”, Palazzo dei Capitani, Ascoli Piceno (2008); “Collage – Una poetica del frammento” al Museo Villa dei Cedri, Bellinzona (sala personale, testo di L. Cavallo, 2010). Nel 2001, a seguito della donazione da parte dell’artista di più di cento tra opere uniche e incisioni, viene costituito il Fondo Enrico Della Torre presso il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona. Nel 2004 esegue una grande vetrata per la facciata del Palazzo Comunale di Calcio (Bergamo). Nel 2008, presso la Biblioteca Statale di Cremona, è costituito un Fondo composto da un cospicuo numero di libri d’artista. Nel 2011 è invitato alla 54° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Venezia, presentato da Ernesto Ferrero. Per i suoi ottant’anni, tra il 2011 e il 2012 gli viene dedicata in Germania un’esposizione itinerante dei dipinti più recenti, organizzata dalla Frankfurter Westend Galerie di Francoforte. Nello stesso 2012 viene pubblicato dall’editore Skira il volume “Enrico Della Torre. Catalogo generale dell’opera grafica, 1952-2012”.
La mostra, che comprende anche gli omaggi a Rebora, Sereni e Dorfles, rimarrà aperta fino al 30 ottobre 2020, tutti i giorni escluso il lunedì, dalle ore 17.00 alle ore 20.00. Saranno preferite le visite per appuntamento. In ogni caso, l’ingresso sarà consentito solo nel rispetto delle misure di prevenzione e protezione attualmente previste a livello nazionale e provinciale per il contenimento e il contrasto del virus SARS-CoVo 2: indossare la mascherina (non dotata di valvola esalatrice), mantenere la distanza interpersonale di almeno 1 metro, igienizzare le mani con i dispenser messi a disposizione, osservare le indicazioni del personale di gestione. Il prestito di libri è sospeso.