Venerdì 10 novembre 2017 alle ore 19 presso la Galleria Studio Arti Visive Via delle Beccherie, 45 a Matera è in programma l’inaugurazione della mostra della produzione artistica (1875-1916) del pittore materano Francesco Saverio D’Antona. La rassegna si potrà vistare dal 10 al 24 novembre 2017.
Scelto tra i sacerdoti e spesso tra i canonici della città di Matera. È doveroso ricordarli e ringraziarli tutti, dal primo il Canonico Don Giacomo Oronzio Andrulli nel 1754 al Canonico Mons.Antonio Tortorelli dal 1948 al 2017. Ognuno di loro, nell’epoca in cui è vissuto e ha operato come Correttore, ha permesso che questo Tempio conoscesse un ampliamento e una nuova veste artistica,
culturale e anche di azione caritatevole secondo gli insegnamenti dello stesso San Francesco di Paola (Charitas). Nel numeroso elenco di Rettori che mi hanno preceduto alla guida di questo Santuario e con riferimento alla presente brochure, voglio ricordare il Padre Agostiniano Felice Ruoppoli, ultimo dei monaci del Convento di sant’Agostino in Matera e il cui ritratto è presente in questa
mostra. Il suo impegno per questo tempio si è delineato per la realizzazione dell’intera doraturadelle volte, del pulpito-confessionile (1896), della monumentale balaustra (ora smontata ma i cui marmi sono visibili nell’altare rivolto al popolo) e per l’aver scelto un artista quale Francesco Saverio D’Antona per l’esecuzione nelle lunette della cupola di numerosi angeli in atteggiamenti di lode
e nella lunetta sovrastante l’altare maggiore di un affresco (anch’esso presente come bozzetto nella presente mostra) raffigurante la Vergine Immacolata ai cui piedi troviamo i Santi Gioacchino e Anna e l’Arcangelo Michele che con la spada infuocata colpisce la testa dell’antico serpente, datato 1894.
Questi numerosi lavori svolti lo portarono a ricevere il plauso anche degli Eccellentissimi Arcivescovi della Città di Matera, tanto da realizzare due ritratti rispettivamente di Mons. Pietro Giovine e di Mons. Gaetano Rossini, oltre il già citato ritratto del Padre Felice Ruoppoli.
Il Rettore Canonico don David Mannarella
L’opera artistica di Francesco Saverio D’Antona non si qualifica soltanto per la realizzazione di ritratti, anche di vescovi, ovvero per la committenza di prelati e notabili della città di cui decorò cappelle private ed ambienti di importanti palazzi. L’intervento pittorico nell’abside della chiesa di S. Francesco di Paola, a Matera, è indicativo di un acquisito prestigio in ambito cittadino.
Francesco Saverio dipinse, tra l’altro, Madonne con Bambino, apprezzabili in Salita Duomo e Via Riscatto, i Santi Medici nella chiesa di S. iovanni Battista, un San Francesco di Paola in Via San Potito, lo stendardo di Gesù Salvatore nell’omonima chiesa di Timmari. Annibale, figlio di Francesco Saverio, effigiò un’Addolorata in Vico Campanile.
Espressioni estetiche di una pìetas comune ad altri maestri (Epifania, Pentasuglia) autori, anch’essi, di edicole votive ma, soprattutto, oggettiva manifestazione di una pia pratica condivisa con il popolo, con donne e uomini devoti di quei santi e della Vergine Maria.
Nel volto ascetico e macerato del taumaturgo di Paola, gli abitanti dei Sassi riconoscevano l’umiltà
e la povertà, ovvero il temperamento e lo status sociale assimilabili al loro frugale modo di vivere.
Ai Santi Cosma e Damiano affidavano la guarigione dalle malattie. Imploravano, nelle inquietudini della vita, la materna, rassicurante protezione della Madonna.
Francesco Pentasuglia
Biografia di Francesco Saverio D’Antona
Lo Studio Arti Visive è nato su iniziativa di Franco Di Pede nel 1964 e rappresenta uno dei più antichi e longevi centri di produzione e promozione artistica e culturale della Città di Matera. Sin dalle origini lo Studio Arti Visive è sempre stato veicolo di sensibilizzazione
della opinione pubblica locale, nazionale e internazionale, sulle vicende che hanno riguardato gli antichi rioni Sassi nonché strumento di promozione della Cultura Materana e di valorizzazione delle produzioni artistiche locali della più vasta comunità Nazionale,
Europea e Mondiale. Ed è in questa direzione che si inserisce la mostra personale di Francesco Saverio D’Antona.
Il percorso artistico di Francesco Saverio D’Antona rispecchiò appieno la sua personalità fatta di creatività esplosiva, generosità, praticità. Ed è proprio per tutto questo che andrebbe iscritto il suo nome nel novero di questi artisti che meritano una giusta e adeguata collocazione.
Egli ha sempre lavorato nella sperimentazione delle tecniche con un notevole supporto conosciuto unito ad una grande sensibilità; è stato disegnatore, pittore, decoratore, cartapestaio, ceramista, ma al di là delle definizioni D’Antona è passato dall’allestimento del Carro Trionfale della SS Maria della Bruna alle decorazioni delle cappelle gentilizie. Francesco Saverio D’Antona è nato a
Matera il 23 aprile 1851, figlio del falegname Francesco Saverio D’Antona e di Giacinta D’Amelio, venne alla luce quattro mesi dopo la morte del padre e fu così che ne prese il nome. Frequentò il conservatorio di Napoli dove fu avviato nella strada dell’arte da qualificati maestri. Dal 1876, rientrato a Matera, ebbe l’incarico di allestire il Carro Trionfale. Negli intervalli di lavoro eseguiva
ritratti ad amici e persone di varia estrazione sociale tra cui i vescovi Gaetano Rossini e Pietro Giovine; notevole quello dell’agostiniano Padre Felice Ruoppoli, corettore del santuario di S. Francesco da Paola a Matera. Nei primi del ‘900 operò soprattutto a Matera, dimostrando tuttavia, di essere ben attento e informato dei fatti artistici che accadevano a Napoli.
Giovanissimo lavorò con alcuni operai napoletani nella Cattedrale. Durante una pausa dal lavoro un operaio che lavorava sull’impalcatura con un gesto scherzoso lasciò cadere una pallina di gesso che andò a colpire Francesco Saverio all’occhio sinistro oscurandogli per sempre la vista. Si dà il caso che questa parziale cecità non gli impedì di continuare la sua attività artistica, anzi la migliorò nel tempo. Francesco Saverio addirittura volle lasciare un segno di questa menomazione con un autoritratto che evidenzia l’occhio spento.
Ogni singolo lavoro egli lo ha affrontato in modo totale e animandolo con uno spirito che è semplicemente suo, evitando le possibili influenze culturali esterne. Ebbe un figlio, Annibale anch’esso artista ma che non raggiunse mai livelli
paterni. Morì il 9 maggio 1916.
Antonio Guanti
Di carri destinati alle rappresentazioni sacre ne abbiamo notizia anche nel XV secolo. Una stampa del 1951 presenta la festa della commemorazione del matrimonio di s. Placido a Messina avvenuta su un carro con figuranti, simili a quelli delle feste profane. Dello stesso periodo (1565) sono un carro, disegnato dal Vasari, per il matrimonio di Francesco dei Medici con Giovanna d’Austria, e uno scheletro di carro destinato a rappresentare quadri viventi per lo stesso avvenimento. I carri vengono anche ricordati nella storia del teatro in relazione alle scene. Scrive lo storico: “Bisognava compensare la staticit‡ nuova del teatro con una certa mobilit‡ degli scenari, che soddisfacesse il gusto sorto per gli spettacoli dei carri, rispondendo all’immenso successo riscosso dei trionfi grazie al fasto che questi permettevano di esibire”. (LÈon Moussinac “Il teatro dalle origini ai giorni nostri”, BA, Laterza, 1960).
Amedeo Serra
Il Santuario di San Francesco di Paola, eretto nel 1774 e consacrato dal Vescovo Zunica il 29 Settembre 1795, voluto e costruito con finanziamenti della Rev.ma Arciconfraternita di San Francesco di Paola, ha registrato la continua presenza del popolo materano alle numerose funzioni sacre che nel corso dei secoli sino ad oggi ivi si sono svolte. Questo fenomeno ha comportato nel corso
del tempo l’ampliamento della stessa chiesa e l’aggiunta di numerose decorazioni, tele e vetrate istoriate che l’hanno resa sempre più espressione della fede e della devozione della nostra città.
Ogni epoca ha conosciuto un periodo di splendore; splendore ancora oggi visibile per chi, fedele o studioso o turista, varca il portone d’ingresso di questo Santuario. La Rev.ma Arciconfraternita (tutt’oggi esistente), secondo quanto riportato nel documenti del suo archivio di notevole interesse culturale, ha sempre curato il decoro della Casa di Dio, la sua liturgia, il culto eucaristico nelle
solenni quarantore, la devozione alla Vergine Maria, la pia pratica dei tredici venerdì in onore del Santo Taumaturgo già a partire dall’anno 1776. A guida spirituale della stessa Arciconfraternita, prima dagli stessi Confratelli con ratifica del Vescovo e poi, secondo le disposizioni del Codice di Diritto Canonico, direttamente dall’Ordinario Diocesano, viene nominato il Correttore, in seguito
chiamato Cappellano o Assistente Spirituale (e conseguentemente anche Rettore della Chiesa).