È stata allestita una raccolta temporanea di icone bizantine di Banzi, in esclusiva nella parrocchia di San Nicola in Palazzo S. Gervasio; nell’aula liturgica della parrocchia matrice del borgo vulturino, nella suggestiva cornice romanica della chiesa, copia di cattedrali levantine. La breve mostra inagurata nella metà di gennaio, funse da raggio di luminosità, quasi uno sprazzo colore a lacerare il grigiore dei nuvoloni invernali.
La suggestiva art-exhibition dura da un paio di settimane; poche settimane sonoun intervallo di tempo sufficiente per far volare le emozioni verso la bellezza dipinta e conservata su tavole di legno:in mesi di serrate parziali e totali lock-down il volo delle emozioni serve quasi a viaggiare, anzi, ad evadere.
Lo sforzo di salvare la speranza della normalità è affidato alla Pinacoteca e Museo di Palazzo, magistralmente guidata dal Conservatore dr. Mario Saluzzi insieme a collaboratori e volontari. L’Ente culturale ha concesso quanto serve alla logisticadell’evento spirituale e, soprattutto, artistico. La collaborazione dell’Ente lucano con la parrocchia della Chiesa Madre non è al suo debutto bensì inserita in una feconda serie di manifestazioni nella forma sia di mostre,che di conferenze (doppia allocuzione di d. Cesare Mariano e di un pastore riformato).
Le norme di prevenzione ed igiene sanitaria in vigore hanno impedito qualsiasi altra forma di manifestazione diversa dalla esposizione nella chiesa. Proprio nella chiesa è stato possibile garantire l’opera di sanificazione obbligatoria, al termine di ciascun incontro di presentazione, a seguito della celebrazione di apertura, lunedì 18 gennaio, dopo la lezione del perito d. Tommaso Fradusco, originario di Palazzo, martedì, in on-line sul canale YouTube di d. Nicola Scioia, dopo la preghiera per l’Unità tra i due polmoni orientale bizantino (ben rappresentato dalle icone) e quello occidentale, la celebrazione presieduta dall’Arcivescovo di Acerenza mons. Francesco Sirufo in occasione della Domenica 24, “giornata mondiale della Parola” , di quella benedetta Parola che è fondamento comune a Cattolici, Ortodossi e Comunità cristiane nate dalla Riforma di Lutero.
A proposito delle Comunità nate dalla Riforma, fu proprio un pastore (delle cosiddette “chiese libere”, evangeliche pentecostali, avventiste, luterane, anglicana valdese, metodista ed altre) l’ospite che segnò l’inizio del dialogo di fede, assolutamente non teologico, tra le parrocchie dell’Arcidiocesi, in particolare a Palazzo, dialogo favorito e sostenuto dall’Ente Culturale animato dal Conservatore Saluzzi. Questa è la volta della presenza bizantina, vero ritorno alle origini orientali della devozione spiccatamente meridionale di venerazione delle immagini sacre. Soggetto delle oltre 30 icone esposte sono i Misteri della Fede, quale la Trinità, “scritta” , cioè dipinta nella vita di digiuno e di preghiera di monaci ortodossi, e episodi della Vita di Cristo. Della icona della Trinità conosciuta dall’autore Rublief/ Rubliov si è fatta proiezione della lettura dello schema e della scelta dei colori nonché della postura e posizione dei personaggi quale insieme di esortazioni spirituali veicolate nel plastico della “tavoletta inscritta da monaci”.
La provenienza delle icone è greca, addirittura alcune dell’AghiosÒros, secondo i certificati e i sigilli apposti in retro, quelle esposte costituiscono parte della preziosa raccolta della parrocchia di s. Maria in Banzi retta da d. Vincenzo Agatiello il quale con gioia ha rischiato il delicato trasporto delle preziose tavolette.
L’Arcidiocesi di Acerenza persegue un costante affiatamento con fratelli Ortodossi, nella persona del parroco della circoscrizione provinciale del Patriarcato di Romania p.Adrian Roman, senza dimenticare di alimentare l’ecumenismo di preghiera tra i fedeli dell’Arcidiocesi mediante semplici ma efficaci vespri bizantini nelle singole parrocchie, secondo lo stile del direttore storico dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e per il dialogo inter-religioso.
L’evento come predetto si è svolto in collaborazione con la fondazione d’Errico e l’ ufficio ecclesiastico diocesano, per dare segnali di ripresa delle attività culturali dopo le ricorrenti serrate della emergenza sanitaria. Mentre molto sembra senza salvezza, al contrario, una mostra presenta l’arte come sguardo rivolto alla Speranza.