Sabato 26 marzo 2016 presso lo studio Arti Visive di Via Beccherie n.41, è stata inaugurata la mostra di pittura, scultura e fotografia di Michele, Giovanni e Francesco Pentasuglia. Tre esponenti di una stessa famiglia, tre espressioni estetiche differenti per comunicare la propria percezione della realtà.
Sono intervenuti Cosimo Damiano Di Pede, Franco di Pede e Raffaele Pentasuglia che hanno evidenziato l’urgenza di valorizzare i patrimoni, specialmente artistici, tramandati in alcune famiglie materane.
Nunzio Pentasuglia ha eseguito, alla fine della presentazione, due brani per chitarra del compositore Villa Lobos.
Pittura, scultura e fotografia.
Tre espressioni artistiche diverse, tre esponenti di una stessa famiglia materana da innumerevoli generazioni,
la cui tradizione annovera pittori, maestri del carro trionfale, ebanisti, corniciai, assimilati dall’estro spontaneo e fantastico nella realizzazione delle loro opere.
La mostra sintetizza la personale visione della realtà, il gusto estetico, la specificità delle tecniche di autori dal vissuto.
Un omaggio alla terra di Lucania. È l’universo dei contadini e degli artigiani, di alcuni personaggi leviani, il contributo scultoreo di Michele. La sua cifra stilistica è il realismo, che interpreta l’umanità dei soggetti scolpiti con viva partecipazione emotiva.
Uomini e donne segnati dalla fatica fisica, trasposta plasticamente nelle profonde incisioni delle rughe sui volti di anziani agricoltori, persone frugali, dignitose che sorridono, bonarie, come se serbassero, nelle quotidiane ansie dell’esistenza, una serenatrice antichissima saggezza.
I luoghi dell’infanzia e della gioventù, luoghi dell’anima: scorci dei Sassi, la casa natale, la Murgia, Via delle Beccherie, La Porta di suso.
Giovanni traduce quegli spazi fisici, immanenti nella memoria, in una singolare dimensione onirica, non oleografica. Gli insoliti angoli visuali dei paesaggi consueti sono rivisitati con citazioni colte, della pittura impressionista,metafisica e contaminati delle suggestioni
del surrealismo, con oggetti, animali e personaggi stranianti, attingendo anche a cromie e atmosfere della pittura nordica, infuse però, nell’ambiente e nelle architetture proprie della cara, mediterranea Matera.
Statue romaniche del fantastico immaginario
medievale, figure velate o ricoperte da vegetazione, un crocifisso ripreso secondo i canoni del più esasperato luminismo barocco, un angelo del carro.
La ricerca fotografica di Francesco analizza la consunzione temporale, le forme e le luci degli oggetti scultorei,
li decontestualizza infondendo loro un’essenza enigmatica in un’aura stregata.