Lo studio fotografico di Gaetano Plasmati presenterà dal 28 aprile presso la Sala degli Affreschi dell’Università degli Studi di Bari – Piazza Umberto I – una straordinaria mostra sull’acqua.
Il tema della mostra fotografica che il fotoreporter materano porta a Bari, sviluppa due aspetti contrapposti, entrambi legati al quarto elemento: la desertificazione e le inondazioni, nonché le conseguenze sulle popolazioni che abitano i territori colpiti da quegli eventi.
Il progetto artistico (che ha connotazione altamente sociale) è il risultato dell’incontro tra due fotografi di provenienze antipodiche: G.M.B. Akash (Bangladesh) e Gaetano Plasmati (Italia, con numerose spedizioni in Africa al suo attivo).
Stili fotografici, culture ed esperienze differenti che si sono fuse in un comune impegno per coinvolgere i visitatori in uno straordinario viaggio che, attraverso le immagini, propone temi e realtà distanti dall’occidente, e intende portare il pubblico a riflettere e a prendere coscienza del problema.
Il progetto di Gaetano Plasmati è il frutto di un percorso durato 15 anni ed è maturato nel corso di una serie di viaggi in Algeria, Libia, Tunisia, Marocco, Mali, Niger ed Eritrea.
I bellissimi scatti del fotografo materano descrivono un itinerario teso all’incontro con le popolazioni che vivono il dramma della desertificazione, come i Wodaabe, i Dogon, i Tuareg.
Plasmati ha seguito il lento e inesorabile ritrarsi di quei popoli nomadi da territori che diventano sempre meno accoglienti per le tradizionali attività economiche che permettono loro di sostenersi. Le condizioni critiche e i disagi del nomadismo sono stati sempre condivisi dal fotoreporter, che ha assecondato, non senza problemi e rischi personali, il dinamico e inquieto stile di vita delle popolazioni nomadi ritratte nelle sue splendide immagini.
La desertificazione costituisce un pericolo per quasi il 50% delle terre emerse e pone a rischio più di 100 paesi con circa un miliardo di abitanti. Il continente più colpito è senz’altro l’Africa: qui oltre i due terzi delle terre coltivate sono a rischio.
Il percorso di Plasmati si snoda tra le dune e le pitture rupestri dell’Acacus e del Tassili N’Ajjer in Algeria, il grande Sahara, i mercati delle mitiche città carovaniere Timbuctù, Djennè, Agadez, Niamey e Djanet.
Plasmati ha ritratto paesaggi ostili e genti temprate dalla ruvidità della natura, dune dai colori vividi e rocce che sono veri e propri musei, carovane e sūq, in un rincorrersi di volti e paesaggi che fanno emergere l’estrema dignità e compostezza con le quali i “nomadi dell’acqua” vivono il proprio atavico disagio.
I fotogrammi di GMB Akash, viceversa, raccontano una condizione esattamente opposta: infatti la popolazione del Bangladesh convive pericolosamente con il rischio di cicloni e inondazioni: più di 100 milioni di persone vivono in aree rurali a rischio inondazioni. Due terzi del paese è a meno di 5 metri sul livello del mare e, in un anno medio, un quarto del paese è sconvolto da inondazioni. Il Bangladesh ha sperimentato devastanti allagamenti ogni 4 o 5 anni; in alcune occasioni essi hanno ricoperto più del 60 per cento del paese, con conseguenti significative perdite in termini umani, sociali ed economiche.
Il Gruppo Intergovernativo delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, ha previsto che il livello dei mari potrebbe sommergere il 17 per cento del Bangladesh nel 2050, e creare 20 milioni di “rifugiati ambientali”.
Le immagini di Akash raccontano al mondo la criticità della condizione umana nelle zone rurali dove, vite, abitazioni e raccolti, sono periodicamente travolti e annientati.
Gli scatti del fotografo bengalese, drammaticamente schietti e spesso ottenuti a rischio della sua personale incolumità, riportano anche la determinazione a voler ricominciare, raccogliendo quel che si può e ricostruendo la vita nei villaggi rasi al suolo dalla natura tormentata.
Due mondi narrati da fotografi sensibili e maturi, con esperienze diverse in aree diverse del pianeta. Plasmati, con i caldi colori del deserto e i volti dei nomadi scolpiti dal sole; Akash, con gli affascinanti cromatismi, in una regione in cui domina il verde, e gli sguardi di chi non cessa di sperare e persevera nel ricostruire dopo ogni disastro, per riprendere il corso della vita.
La mostra, nel 2013, è stata acquisita dalla FAO che, attraverso il proprio specifico organismo UNWater, l’ha adottata per accompagnare i diversi incontri internazionali svoltisi in Europa in quell’anno.
La FAO ha attribuito ai due fotografi un riconoscimento per l’impegno profuso nell’affrontare i temi legati all’acqua.
La mostra è in esposizione permanente presso la sede del SIWI (Stockholm International Water Institute).
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Di seguito le biografie dei fotografi
Gaetano Plasmati
Vive e lavora a Matera, dove è nato nel 1965. La sua innata passione per i viaggi e per la fotografia di reportage lo portò a iniziare la sua professione come guida per i gruppi turistici. Ciò gli permise di visitare numerosi paesi. In oltre 20 anni ha visitato Francia, Grecia, Turchia, Albania, Nepal, Tibet, Cina, Thailandia, Birmania, Cambogia, Bangladesh, Malesia, Singapore, Indonesia, Libano, Siria, Marocco, Tunisia, Algeria, Libia, Niger, Kenia, Madagascar, Messico, Guatemala, Honduras, Belize, Perù. I viaggi hanno costituito il punto di partenza per lo sviluppo di diversi progetti, la maggior parte dei quali sono stati oggetto di mostre e libri.
La prima esposizione di un fotoreportage risale al 1994, dopo un avventuroso viaggio nello Yemen.
L’anno successivo toccò alla mostra dedicata ai Tuareg, ai Dogon e ai Wodaabe, popoli nomadi del Sahara.
In India è tornato ben sette volte, per portare a termine la ricognizione antropologico-spirituale, presentata a fine 2002, con la mostra “Mother India” a sostegno di Emergency.
Nel 2004 le testimonianze fotografiche del viaggio nella terra dei Maya, furono al centro di una mostra caratterizzata da uno stretto rigore documentaristico. Nello stesso anno apre la Galleria di Porta Pepice: una galleria nel cuore del centro storico di Matera che ospita mostre fotografiche e grafiche, eventi culturali e iniziative sociali.
Nel 2009 intraprende, come editore e (naturalmente) fotoreporter, l’avventura di Intransit, free press magazine che “racconta attraverso la fotografia”. É un periodico che si occupa di raccontare il mondo e le esperienze umane attraverso la fotografia.
Nel 2013 ha seguito, per la rivista Intransit, il Maha Kumbh Mela, il più grande raduno umano al mondo (quest’anno con circa 80 milioni di pellegrini hindu), che si svolge ogni 12 anni sul Gange, il fiume sacro dell’hinduismo.
Ha pubblicato il libro “100 volti, 100 angoli, una città” con scatti singolari di personaggi conosciuti della città di Matera, “Il Pollino, montagna incantata” (dedicato agli straordinari Pini Loricati), “Chernobyl, una delle mille storie della città perduta” (un viaggio nei luoghi del disastro a 25 anni di distanza), “Lampedusa, porta del Mediterraneo” (un reportage sulle migrazioni nel mediterraneo) e nel 2014 il volume dedicato alla Lucania “BASILICATA-Terra di Mezzo” che sta riscuotendo un ottimo successo di vendite nelle librerie.
Recentemente è stato protagonista di due eventi internazionali: nel novembre 2012 presso il Safadi Center di Beirut ha esposto una selezione di fotografie nell’ambito delle celebrazioni della giornata della cultura italiana nel mondo, dietro invito della Società Dante Alighieri e sotto l’alto patrocinio dell’Ambasciatore d’Italia in Libano. Nel febbraio del 2013, presso le sale della stazione centrale di Dhaka – Bangladesh-, ha esposto una personale fotografica su invito del N.C.P. (Narayanganj Photographic Club), visitata da oltre un milione di persone.
GMB Akash
Come giornalista multimediale, ha viaggiato intensamente in 22 paesi e ha ricevuto più di 70 premi internazionali e il suo lavoro è stato pubblicato in più di 80 riviste internazionali, tra cui: National Geographic, Vogue, Time, New York Times, International Herald Tribune, Sunday Times, Newsweek, Geo, Stern, Der Spiegel, The Fader, Brand Ein, The Guardian, Marie Claire, Colors, The Economist, The New Internationalist, Kontinente, Amnesty Journal, Courier International, PDN, Die Zeit, Days Japan, Hello e il Sunday Telegraph di London di Londra.
Nel 2002 è stato selezionato per il World Press Photo – Joop Swart Masterclass.
Nel 2004 ha ricevuto il Young Reporters Award nel corso del Scope Photo Festival a Parigi. Nel 2005 gli è stato assegnato “Best of Show” presso il Center for Fine Art Photography’s international competition in Colorado, USA. E nel 2006 è stato premiato con il World Press Photo e ha pubblicato il suo primo libro “FIRST LIGHT”.
Nel 2007 ha fatto parte dei 30 fotografi emergenti (PDN 30) selezionati da Photo District News Magazine, che pubblica negli Stati Uniti d’America.
Ha vinto il premio “Vevey International Photography” dalla Svizzera nel 2009 e nello stesso anno, ha portato a casa il prestigioso “Travel photographer of the Year” che viene attribuito al miglior fotografo di viaggi (TPOY 2009). É il più prestigioso premio dedicato alla fotografia di viaggi.
Nel 2012 ha pubblicato “SURVIVORS” il suo secondo libro, la cui prefazione è stata scritta da Ruth Eichhorn, direttrice della prestigiosa rivista Ge