Inaugurata nel pomeriggio negli spazi del complesso “Il Casale” in via Madonna delle Virtù nei Sassi di Matera la mostra “Soglie”, di Paolo Ranzani. La mostra resterà aperta fino al 25 novembre, dalle 9:30 alle 13:00 e dalle 16:30 alle 19:30. Ingresso libero. L’evento è inserito nella rassegna “Mat 2019 – Coscienza dell’Uomo” che, dopo le prime tre esposizioni del mese di ottobre, entra nel vivo del suo quarto trimestre. Il progetto fotografico organizzato nell’ambito di Matera 2019, su iniziativa di Francesco Mazza della Cine Sud di Catanzaro, con la direzione artistica di Maurizio Rebuzzini, prosegue il suo lungo e articolato cammino nella fotografia dei sentimenti e, per il quarto appuntamento, propone il lavoro di Paolo Ranzani, Soglie.
La mostra, visitabile fino al 25 novembre, è un reportage fotografico nato da un interessante e straordinario esperimento all’interno della casa di reclusione di Saluzzo. Era il 2004, e portare un laboratorio di teatro all’interno del carcere come attività nella quale coinvolgere i detenuti era una iniziativa coraggiosa e di notevole valore umano ed educativo. Una scommessa, quella del direttore della casa circondariale dell’epoca, Marta Costantino, e dei fondatori dell’associazione Voci Erranti Onlus, che alla luce di quanto accadde appena pochi mesi dopo non poteva che considerarsi vinta. Affascinato e incuriosito dall’idea, Paolo Ranzani, da sempre fotografo di individui più che di oggetti o di paesaggi, decide di mettere su pellicola quanto accadeva tra le mura del carcere per costruire un racconto per immagini che avesse un unico scopo. Raccontare una storia. E la storia che ne venne fuori fu qualcosa di potente, rivoluzionario, perché sdoganava certi concetti, poneva interrogativi, rompeva gli schemi di una società che non vedeva luce all’interno di un carcere e, soprattutto, non credeva nella detenzione come strumento di educazione e riabilitazione ma esclusivamente di punizione. Quei corpi immobili, fermi e intorpiditi dalla monotonia di giornate perfettamente uguali, scandite da orari e tempi costanti e mai variabili, scoprono improvvisamente la forza della vita che ancora scorre nelle loro vene. La voce flebile diventa improvvisamente un urlo, il movimento lento e cadenzato si trasforma nell’irruenza di un gesto, nell’energia di una corsa, di un salto. È la forza di un corpo che si riscopre ma ancor più di un’anima che si risveglia, che lascia entrare luce nei pensieri, che si apre di nuovo ad un sentimento assopito o scopre, per la prima volta, la bellezza di un sentimento mai provato. Tre mesi, tanto è durato il progetto, durante i quali Ranzani, entrato in punta di piedi, si guadagna pian piano la fiducia dei detenuti che accettano di farsi fotografare nell’intimità dei propri sentimenti, nella rabbia di un grido, nella forza di un movimento o di un gesto che diventa liberatorio. Immagine dopo immagine, giorno dopo giorno, i corpi si spogliano di quello che sono stati e si vestono di vita nuova. Tante erano le storie di quelle persone che sono andate “oltre”. Con grande sensibilità e onestà intellettuale Ranzani non si chiede perché siano lì, quale soglia abbiano oltrepassato. A lui non interessava giudicare, sapere. Voleva invece raccontare quella Storia. Quella che si stava scrivendo attraverso il laboratorio e lo spettacolo che ne è derivato.
La Soglia, con la regia di Koji Mijazaky, e la collaborazione di Grazia Isoardi e Fabio Ferrero, è diventato così un reportage fotografico, un racconto che regala allo spettatore un frammento di quel percorso e al tempo stesso immagini conchiuse, che vivono di vita propria e non necessitano di legarsi ad alcunché. Non c’è dramma, non c’è enfasi nel lavoro dell’autore. C’è solo la volontà di riprodurre quanto accadeva nel laboratorio e di portarlo all’esterno, perché tutti vedessero. Da qui la scelta di rinunciare al bianco e nero, spesso utilizzato per gli scatti all’interno delle carceri, e di usare tinte tenui, colori desaturati per restituire la normalità di momenti comuni che diventano attimi di leggerezza e pura bellezza.
Uno spettacolo, dicevamo, che diventa anche un libro, “La Soglia, vita carcere teatro”, edito da Gribaudo, in cui Ranzani ritrae quello che Luigi Lo Cascio, che ne ha curato la prefazione, definisce “un tumulto espressivo”. Il teatro assume qui un ruolo nuovo. Non più luogo di rappresentazione e di posa, ma di libera espressione. Entità capace di entrare nell’animo dei detenuti a tal punto da restituirgli quella libertà che gli manca. “Un teatro della necessità, come lo definisce Grazia Isoardi, perché non superfluo, né superficiale. Un teatro della carne, non della chiacchiera, in grado di mettere in discussione l’attore quanto lo spettatore”.
Il lavoro di Paolo Ranzani si inserisce così perfettamente nel progetto di Coscienza dell’Uomo che vede nel mezzo fotografico uno strumento di risveglio delle coscienze, di denuncia sociale, di racconto inedito. Un mezzo per combattere una battaglia, per proporre al mondo nuove visioni o nuovi punti di vista. Ed è questo Soglie. Un punto di vista nuovo dal quale osservare il carcere e la vita dei detenuti. In quelle foto non ci sono solo persone che hanno infranto la legge. Ci sono uomini che hanno colto un’opportunità, che si sono messe in gioco e, attraverso il teatro, hanno scoperto un nuovo modo di pensare, di relazionarsi, di agire. Hanno compreso che una nuova vita è possibile o hanno scoperto per la prima volta un nuovo modo di vivere. Perché, come sottolinea Ranzani, non tutti hanno potuto scegliere. Ma tutti, al contrario, possono decidere di abbracciare una nuova filosofia, di aprire il cuore ad un’altra vita. È quello che è accaduto ad uno dei protagonisti degli scatti esposti. Bakary Berte, originario della Costa d’Avorio, uscito dalla casa circondariale di Saluzzo ha continuato a vivere nei dintorni, ha trovato lavoro e ha messo su famiglia. Grazie al teatro ha scoperto un nuovo se stesso. Una storia che sarà lui stesso a raccontare in occasione dell’apertura della mostra a Matera, alla quale parteciperà insieme all’autore, con cui ha stabilito un intenso rapporto di amicizia, dentro il carcere prima, oltre la soglia dopo.
All’apertura della mostra sarà presente anche il direttore artistico della rassegna Maurizio Rebuzzini.
Il progetto è finanziato dalla Cine Sud di Catanzaro in collaborazione con Hasselblad, Canon, Nikon, Olympus, Panasonic, Sigma, Sony, Tokina-Howa, Toscana Foto Service che hanno reso possibile la realizzazione e la fruizione gratuita degli eventi.
Coscienza dell’Uomo è un progetto a cura di Francesco Mazza, Maurizio Rebuzzini e Antonello Di Gennaro.
La fotogallery della mostra “Soglie” di Paolo Ranzani (foto www.SassiLive.it)