Nei giorni 19, 20 e 21 settembre, in occasione della IV edizione di “Materadio – La festa di Radiotre” il MUSMA. Museo della Scultura Contemporanea. Matera offre ai suoi visitatori il biglietto di ingresso ridotto, per la visita alla collezione permanente, alla VI sezione della mostra “Pasolini a Matera. Il Vangelo secondo Matteo cinquant’anni dopo” e per assistere alla proiezione del video L’ora italiana, racconto del percorso artistico di Emilio Isgrò, uno dei più importanti e apprezzati maestri dell’attuale panorama artistico italiano e internazionale, presente nella collezione permanente del MUSMA con l’opera Calcio di rigore, del 1993. Sarà inoltre possibile vedere in anteprima l’intervista realizzata al maestro Isgrò durante la sua visita al Museo martedì 16 settembre.
Tra i numerosi ospiti di questa IV edizione di Materadio c’è proprio il maestro Isgrò, insignito del titolo di artista dell’anno da Radiotre e chiamato a realizzare, per il 2014, la veste grafica della terza emittente radiofonica della Rai. Per celebrare e conoscere l’opera dell’artista siciliano, nato a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) il 6 ottobre 1937, il MUSMA proietterà a ciclo continuo, il 19, 20 e 21 settembre, negli orari di apertura del museo, dalle 10 alle 14 e dalle 16 alle 20, L’ora italiana.
Il video parte da un’installazione realizzata nel 1986 per il Museo Civico Archeologico di Bologna, ispirata dal tragico attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e narra il percorso artistico del multiforme autore siciliano, iniziato con le avanguardie italiane degli anni 60 e proseguito con le prime “cancellature”, del 1964. Nel 1962, facendo l’editing per un testo di Giovanni Comisso (Isgrò lavorava all’epoca a Venezia come giornalista del Gazzettino), il maestro si trova di fronte a un groviglio di segni e correzioni, che definirà ”un mare di cancellature, il cui peso era più forte delle parole” Da quel momento “cancellare” diventerà il segno/non segno distintivo della sua arte. «La cancellatura non è una banale negazione ma piuttosto l’affermazione di nuovi significati, la trasformazione di un gesto negativo in positivo», spiega Isgrò, non è, dunque, un annullamento nichilista di parole e immagini, ma una operazione di ricerca di nuovi significati, di diverse combinazioni di senso e di un pensiero svincolato da imposizioni, in un mondo dove la comunicazione diventa, ogni giorno di più, asetticamente uniforme. Cancellare significa creare un rinnovato universo semantico e compositivo, cambiando e, in qualche modo, ribaltando i codici e i contenuti dei sistemi di informazione dominanti.
Il lavoro dell’artista siciliano è da sempre attraversato da una profonda sensibilità e attenzione ai temi e alle trasformazioni sociali, alla politica e a come l’arte possa e debba essere importante per l’uomo. «Può darsi che qualcuno, sulla base del cosiddetto “senso comune”, consideri ancora oggi l’arte una variante del mitico Regno dell’Utopia, qualcosa di non raggiungibile a piedi. Per me, invece, l’arte è una delle poche cose concrete che ancora rimangano: in quanto sicuramente più stabile, a conti fatti, di una cronaca che (essa sì) ha sempre più i colori del mito e della leggenda»
Da quando nel 1956 si trasferisce a Milano dove attualmente vive, il suo operato artistico si muove tra poesia visiva e arte concettuale, prendendo avvio dalle “cancellature” sui giornali e arrivando alle cancellature su manifesti e sui libri sia di autori classici come Dante, Leonardo, Michelangelo, Galileo sia su libri “ufficiali” come la Treccani e la Costituzione. Le sue opere, attingendo ad una solida formazione culturale generatrice di ironia e humanitas insieme, uniscono arte e letteratura, storia e teatro, passando dalla celebre installazione Dichiaro di non essere Emilio Isgrò, del 1971, alle numerose composizioni e allestimenti di spettacoli teatrali come l’Orestea di Gibellina, del 1983, che reinterpreta la tragedia greca in lingua siciliana per celebrare la rifondazione della vecchia Gibellina distrutta dal terremoto. Più recenti sono le cancellature con gli insetti, api, formiche, farfalle che sciamano e si muovono sui testi sacri, del 2002 è l’installazione Le api della Torah. Due le grandi sculture del maestro siciliano, il Monumento al seme d’arancia, realizzato nel 1998 per il suo paese natale e la recentissima Grande cancellatura per Giovanni Testori, del 2014, donata al comune di Milano per la nuova piazza intitolata all’architetto Gino Valle.
Nella sua emozionante visita agli spazi di Palazzo Pomarici, il maestro Isgrò ha spiegato come si sia trovato spiazzato quando gli è stato chiesto di donare un’opera al MUSMA, un museo di scultura, a lui che non si considerava scultore, ma di come si sia poi reso conto di essere arrivato all’arte plastica per “vie traverse”, perché i libri con cui ha sempre lavorato sono in fondo delle sculture. L’artista ha inoltre raccontato il significato dell’opera del I ipogeo del MUSMA: Calcio di rigore, un grande libro aperto nato sotto l’emozione dei bombardamenti di Sarajevo, in un momento di forte shock storico-politico. Il libro evoca i libri bruciati sotto le bombe, mentre il “calcio di rigore” è il rigore della guerra e il calcio che si dà ai più deboli, a chi non ha scampo.
Un’opera, quella di Emilio Isgrò, “poeticamente eversiva”, che scuote e mette in dubbio le nostre presunte certezze in modo che si possa cominciare da capo e “riprodurre cultura”, tema di questa edizione 2014 di Materadio, per “cancellarci” e, in tal modo, rigenerarci.
«Un’artista – ha concluso il maestro dopo la visita al MUSMA – deve accettare i rischi, deve accettare, come Cristoforo Colombo, l’eventualità di partire per le Indie e scoprire l’America, perché, in ogni caso, è sempre un buon risultato».
Set 18