Sarà inaugurata sabato 28 giugno al parco Scultura della Palomba di Matera, alle ore 18, la mostra dedicata ad opere concettuali di due artisti di estrazione diversa: Emilio Isgrò e Dario Carmentano. Linguaggio ed ironia sono i temi che accomunano i due artisti. Emilio Isgrò espone 17 opere della collezione “Storie Rosse” e “Cancellature”. Le Storie rosse sono una cartella di dieci tavole uscite nel 1974 in un’edizione Studio Nino Soldano a Milano. Le Storie rosse sono una metafora forte, tradotta graficamente, di quelle che sono state le rivoluzioni socialiste, all’interno del grande piano delle rivoluzioni novecentesche. Si leggono attraverso grandi rettangoli rossi, colore emblematico delle lotte del proletariato. Gli eroi delle lotte popolari non ci sono, ovvero sono stati “cancellati”, di essi rimane solo una didascalia che ne racconta le gesta, una frase minima che ne indica un riferimento storico. Ecco, Trotskij cade, Fidel Castro sale, Rosa Luxemburg passeggia, Mao Tse-tung dorme. Tra le opere in mostra al Parco Scultura della Palomba ci sono anche alcune opere dal titolo “Cancellature”. Isgrò ha iniziato nel 1964 a cancellare testi e mappe di fondamentale importanza patriottica. Ha tappato la bocca alla Costituzione Italiana, ha zittito nomi di fiumi e di città dalla pianta dello stivale. Isgrò è stato il teorico della “cancellatura”, nei primi anni Sessanta, un nuovo linguaggio che ancora oggi mantiene la stessa vivacità e audacia creativa delle origini. La cancellazione non nega ma evidenzia, sottolinea e libera, offrendo nuove possibilità di interpretazione del mondo, aprendolo a nuovi significati.
Alle opere di Isgrò si affiancano 7 opere di Dario Carmentano. Le opere dell’artista materano fanno parte del progetto Vox Populi: si tratta di 7 pannelli del formato di cm 150×150, riferite al Tricolore ed i cui titoli sono tratti dal testo dell’Inno Nazionale di Mameli. Le opere di Carmentano parlano dell’Italia di oggi che fatica a riconoscersi nell’Unità nazionale. Un’anomalia che esplode in un’ inquietudine nuova, che si manifesta in un senso di impotenza di fronte alle vicende del Paese, e che si traduce in un nichilismo che annulla il senso d’affezione verso la propria patria.
Dario Carmentano, che da sempre lavora sui simboli, decontestualizzandoli, per darne una nuova e chiarificatrice chiave di lettura, dà la sua personale interpretazione di quelle che sono le icone dell’identità nazionale, il Tricolore e l’Inno di Mameli, oggetto tanto di devozione in isolate occasioni (soprattutto calcistiche) quanto più semplicemente di una banale indifferenza da parte del cittadino medio. Una idea di Italia, che Carmentano, in Vox Populi, ci mostra attraverso uno sguardo ironico, amaro, mai scontato, che trasforma la nostra Bandiera in un cappio soffocante. Nelle immagini dirette, nelle composizioni pulite, su uno sfondo bianco che non lascia spazio a fraintendimenti, ci sono tutte le contraddizioni della nostra cultura. Un invito ad una riflessione senza ipocrisie di cosa significa oggi, per un italiano, essere italiano.