La mostra culture di Anna Maria Di Terlizziallestita a Matera, nella Chiesa di San Pietro Barisanosta riscuotendo un significativo successo che ha portato gli organizzatori a prorogare l’apertura fino a Domenica 23 ottobre 2016.
Scrive Massimo Guastella nellaplaquetteche accompagna la mostra «Nella solidità della scultura, le antiche santità ricostruite dall’artista sviluppano un forte spirito di appartenenza al territorio, riadattando ’iconismo ieratico orientale, che è alle fondamenta della nostra Arte, con aggiornata sensibilità manuale e concettuale. L’impiego di materiali eterocliti, quotidiani objects trouvés, che reinventano un alfabeto semantico, conferisce valore di attributi identificativi ab origine alle immagini sacre, oggi devozionalmente desuete, dalla riconoscibilità caduta nell’oblio. Vi si coglie, non di meno, una vena ludica-giocosa [fors’anche estratta dal mondo dell’infanzia], che alleggerisce la religiosità e solennità dei soggetti, incanalando l’elaborazione poetica in una versatile sintesi di reminiscenze surrealiste, elementi neocubisti, riferimenti pop e ingredienti poveristi. Entro anime di legno verticalizzanti, la stilizzazione iconica di Anna Maria Di Terlizzi, formata di pezzi assemblati, sovrapposti, incastrati, ma anche espressa nel colore, risulta di immediata e diretta narrazione. Santiarcaici ritornano, restituendoci con inattesa freschezza un immaginario di matrice mediterranea, intriso del gergo contemporaneo delle “arti plastiche”».
Riportiamo inoltre, la testimonianza del poeta Lino Angiuli che della mostra di Anna Di Terlizzi scrive: «Chissà com’è contenta Matera, la mater dai cento uteri di tufo, chissà com’è contenta di ospitare la galleria di santi nostrani che Annamaria ha collocato sull’altare di un’arte antropologicamente fondata per venerarli all’insegna della sua coerente e versatile cifra creativa. È un po’ come se, dopo aver fatto il giro del mondo e dei secoli, Sannicola, Sanmichele, Sanrocco, a capo di una congrega di consorelle e confratelli, avessero nostalgia di tornare a casa, quella stessa casa ricavata grattando con le mani benedette per venire da queste parti ad abitare nicchie cappelline edicole santuari tabernacoli. Una rientranza, un’arcata, un grotta e la loro benedizione era acquisita, in cambio di cerotti, candele, sospiri quotidiani e ‒ perché no? ‒ qualche bestemmia allentata come segno di prossimità confidenziale».
Una mostra insolita e intrigante, allestita all’interno di un luogo che già in passato è stato teatro di importanti iniziative culturali e mostre performative.
L’immagine coordinata della mostra è stata curata da Paolo Azzella di Quorumitalia [Bari].
La mostra è stata prorogata fino a Domenica23 Ottobre 2016 ed è visitabile tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 19.00.
L’organizzazione ringrazia don David Mannarella per l’attenzione e la disponibilità manifestate nei confronti di questa iniziativa e Oltre l’Arte per la proficua collaborazione.