Domenica 31 ottobre 2021 alle ore 10.30, presso le Scuderie di Palazzo Malvinni Malvezzi (ingresso Via Muro _ Cattedrale), la Stampa è invitata a partecipare all’incontro con l’artista Eustachio Lionetti a chiusura della mostra “Remember me. Quando la memoria diventa pittura”, la prima personale dell’artista materano organizzata dall’agenzia di comunicazione Diotima srl.
Nell’ambito delle iniziative che uniscono la promozione della cultura e la valorizzazione del nostro territorio, nello spazio espositivo della mostra, sabato 30 ottobre alle ore 18 sarà presentato, su iniziativa della sezione di Matera della Società filosofica italiana, in collaborazione con Diotima, il libro Il sindaco scomunicato (Suma Editore), di Francesco Paolo Francione. Dialogheranno con l’autore Giuseppe Mininni (docente di Psicologia delle comunicazioni presso l’Università degli Studi di Bari) e Rita Montinari (supervisore tirocinio didattico presso l’Università degli Studi della Basilicata). L’incontro sarà moderato Maristella Trombetta (presidente della Società Filosofica Italiana – sezione lucana).
La mostra, con il patrocinio della Provincia di Matera che ha concesso i locali e il patrocinio gratuito del Comune di Matera, è stata inaugurata il 16 ottobre scorso.
In occasione della chiusura di “Remember me”, che ha visto un buon afflusso di visitatori oltre al grande riscontro di commenti positivi da parte del pubblico materano e non, sarà possibile incontrare l’autore che, oltre a illustrare un bilancio della mostra, svelerà i suoi progetti futuri.
L’arte di Lionetti, un pittore, un naturalista, un realista che dipinge non solo per un’intima necessità ma anche per il desiderio di rendere omaggio alla propria terra, alla propria città, Matera, evocando atmosfere interne ed esterne che il colore trasmuta in sintesi compositiva ed equilibrio visivo. Un viaggio tra i ricordi, un ritorno alle memorie del passato narrate da un ‘indole sensibile e pacata a tratti poetica che si esprime attraverso il filtro della memoria collettiva. Paesaggi aerei illuminati dai mutamenti delle ore o dalle stagioni, ambienti intimi e autentici, genti del passato immortalate in azioni quotidiane o in abitazioni rurali della caratteristica “civiltà contadina”.
Con riflessi memoriali e stimoli olfattivi, capaci di ricondurlo ad una ricostruzione cromatica, Lionetti riesce a trasformare in tele le immagini fotografiche da cui prende spunto e che hanno segnato la sua arte.
“Opere – scrive la curatrice, Margherita Cosentino, nella prefazione al Catalogo pubblicato dalla casa editrice Altrimedia – la cui originalità non è data da un’acquisizione astratta della realtà, bensì dalla capacità di imprimere sulla tela lo stesso scatto storico da lui prescelto, lo stesso soggetto, lo stesso ambiente, la stessa autentica gestualità. Duplica pittoricamente l’arte della fotografia. Ogni “foto-pittura” di Lionetti presente nella sezione “Remember me” ha un rigore compositivo privo di reinterpretazione e contorni pittoreschi. La sua originalità prende spunto da un passato storico rappresentativo già immortalato da artisti interdisciplinari e fotoreporter quali David Seymour, Fosco Maraini, Mario Carbone, Domenico Notarangelo, Rosario Genovese. È in sostanza – conclude – una pittura intimista, materica e quasi autobiografica che si lascia condizionare in modo determinante dal modello ispiratore e dove nulla è lasciato al caso”.
Eustachio Lionetti è nato nel 1954 a Matera. Dopo aver frequentato gli studi di Economia a Siena, nel 1979 si trasferisce a Milano dove vive e lavora fino al 2015. Dal 1980 inizia a dedicarsi allo studio della pittura e del disegno. Frequenta un corso serale presso l’Accademia di Brera ma, a causa dell’intenso impegno lavorativo, è costretto a rinunciarvi. Molti anni dopo, prosegue la sua formazione artistica presso la N.A.B.A., (Nuova Accademia di Belle Arti di Milano). Qui trova un ambiente innovativo e fuori dagli schemi accademici. Partecipa a due mostre collettive: una presso la stessa N.A.B.A. e l’altra, presso l’Istituto Vinci di Gallarate (VA). Nel 2015 con la sua famiglia, torna a stabilirsi nella sua città d’origine, Matera. Finalmente affrancato dagli impegni lavorativi, si dedica totalmente alla sua arte. Nel suo “studio-rifugio” opera da autodidatta e realizza alcuni lavori che poco più tardi, verranno esposti in occasione della Rassegna Internazionale di Arte Contemporanea nella collettiva di Casa Cava presso Matera. Il forte richiamo dei ricordi dell’infanzia, vissuta nei Sassi, lo induce a intraprendere un percorso di ricerca sociale e antropologica, scoprendo e scegliendo foto storiche di scene di vita nei Sassi a partire dal Dopoguerra. Questo materiale e altri lavori “En plein air” costituiranno la fonte per la sua prima esposizione personale, nella quale emerge, al centro, la figura del contadino nel suo habitat: l’unicum dei Sassi di Matera. L’artista ha voluto rendere omaggio alla città e a tutti i cittadini che non hanno abitato nei “vicinati” dei Sassi. L’esserci nato, aver vissuto la sua infanzia nelle case grotta correndo per le ripide scalinate e respirando gli odori delle case contadine, ha consentito di rappresentare attraverso la sua arte figurativa gli assolati paesaggi, le tante tonalità dei grigi e dell’ocra della calcarenite, i volti tristi dei bambini, le scene quotidiane di vita. Questa produzione pittorica, oltre che un intento introspettivo, costituisce una tappa importante per il suo viaggio nel territorio dell’arte.