L’arcivescovo di Matera, mons. Salvatore Logorio, ha benedetto il sepolcreto realizzato nelle adiacenze del santuario di Picciano, fatto realizzare dai Monaci Benedettini custodi dell’omonimo santuario. Il complesso, parte integrante del monastero, riflette la consuetudine degli altri monasteri più antichi, dotati di un cimitero, come la cappella cimiteriale dell’abbazia di Noci, in provincia di Bari oppure il cimitero della Badia di Cava dei Tirreni, in provincia di Salerno. Inoltre, risponde alla necessità di possedere una sepoltura nel luogo in cui i monaci hanno vissuto alimentando un costante rapporto con gli altri confratelli viventi e rispettare, nello stesso tempo, il voto di stabilità che li vuole presenti sempre nel medesimo luogo.
Il sepolcreto è stato inaugurato in occasione della traslazione della salma di don Cleto Campoli dal cimitero di Matera. Si è notata una folla eccezionale di fedeli, giunta per esprimere al defunto la propria considerazione per il suo appassionato apostolato svolto nel santuario per oltre quarant’anni. Don Cleto è stato il primo priore della comunità e fu tra i primi componenti della comunità ad insediarsi negli anni sessanta nel santuario. Si è pure distinto per il suo impegno culturale sfociato in diverse pubblicazioni storiche e religiose inerenti Picciano.
La struttura cimiteriale, realizzata all’aperto, è stata progettata dall’arch. Aulenti e dall’ing. Vitucci, entrambi di Gravina, che hanno umanizzato un pianoro incolto attuando l’inserimento di precisi elementi di carattere artistico e religioso. Le tombe si distinguono per la loro semplice bellezza procurata dalla sovrapposizione delle lastre di marmo poggianti sulle fiancate infisse nel terreno. Completano l’arredo architettonico una croce d’acciaio con i bracci lambiti da un circonferenza, simbolo della perfezione ed un altare di marmo.
Tutti questi elementi sono stati arricchiti dall’intervento dell’artista materano Franco Di Pede che ha provveduto al decoro ornamentale attuando vere e proprie opere. Sul paliotto dell’altare, composto da una semplice lastra di marmo, ha scalpellato l’icona del Risorto raffigurata con segni decisi e chiari. E’ un’efficace rappresentazione che non ha difficoltà a comunicare il suo preciso significato religioso, messo in rilievo dall’insieme delle tonalità dorate e nere che esaltano l’andamento delle incisioni rendendo la sensazione di una seconda dimensione rispetto alla superficie piana. Altri elementi decorativi arricchiscono le semplici lastre che coprono le tombe, sono le piastre quadrate di marmo, sistemate alla loro estremità e in posizione centrale. Possiedono una piccola croce, accolta in un’incisione di pari lunghezza. Un’opera autonoma è la Via lucis sistemata sul parapetto frontale del sepolcreto. La compongono dieci losanghe che riflettono i misteri di questa pratica, rappresentati con la stessa tecnica già evidenziata nel paliotto e citati sul dorso di ogni formella. L’iconografia rispecchia lo stile del paliotto anche se si rivela meno pronunciato in relazione alla minore superficie disponibile. In queste opere emerge l’eclettismo di Di Pede che spazia dalla conoscenza degli affreschi più importanti del patrimonio rupestre locale agli autori classici. Non si tratta di una pura rielaborazione dei termini conosciuti, ma di una sintesi organica che sfocia in uno stile personale, capace di comunicare le specifiche sensazioni visive in un linguaggio più aggiornato, come già accaduto nella via Lucis sistemata intorno la cappella del cimitero nuovo di Matera e realizzata dall’artista alcuni anni addietro.
Il sepolcreto rappresenta un’interessante testimonianza spirituale ed artistica che arricchisce l’architettura del santuario, dotato di alcuni elementi romanici ma soprattutto barocchi che attestano attraverso i loro segni la continuità della fede alimentata e trasmessa da molti secoli.
Nella fotogallery il sepolcreto inaugurato nel Santuario di Picciano (foto Michele Saponaro)