In parallelo con la grande mostra “Marino Marini. Passioni visive”, allestita in Palazzo Fabroni, Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017 rende omaggio a KengiroAzuma che di Marino fu allievo, assistente e amico.
Questa occasione, come le altre sperimentate nel corso del 2017 con Guido Strazza, Mario Cresci, Fausto Melotti e Giulia Napoleone, e l’anniversario della scomparsa, hanno dato il destro al Sistema dei Musei e dei Beni Culturali ACAMM (Aliano, Castronuovo Sant’Andrea, Moliterno, Montemurro) per mettere in piedi un omaggio a Azumatutto lucano, dividendo 36 sculture e 40 tra pastelli, disegni e opere grafiche (datate 1962-2010)nei Musei MIG, Paul Russotto,MAM e Casa delle Muse di Leonardo Sinisgalli. Un itinerario a tappe che spinge il visitatore, dal 4 novembre 2017 al 7 gennaio 2018,a ripercorrere le stesse strade di Azuma, nei suoi viaggi in Basilicata tra il 2009 e il 2015, con ripetute soste a Castronuovo Sant’Andrea e lunghe scorribande tra Pollino e Appennino lucano.
L’opera di Azuma, pur se maturata accanto all’esperienza di uno dei maggiori scultori occidentali, qual è stato Marino Marini, in un silenzioso e devoto scambio tra maestro e discepolo sollecitato a penetrare la propria vera natura, ha conservato nel suo stile l’astratta e rigorosa simbologia tipica dello spirito orientale, richiamo diretto della filosofia Zen.
A questa astrazione, però, ha saputo sempre opporre il peso reale, ovvero l’energia della materia da cui è riuscito a sottrarre ogni sotterranea capacità plastica da esaltare in uno spazio che rendesse evidenti, mediante sottili trapassi luminosi, il gioco dei pieni e dei vuoti, il ritmo delle lastre parallele di metalli portati al più alto grado di raffinatezza espressiva. In questa costante alternativa o intreccio di giochi d’ombra, di buchi ora scuri e profondi ora trapassati da parte a parte, è evidente la concezione filosofica Zen corrispondente al contrasto tutto – nulla, all’immedesimazione tra le due forze che elidendosi si identificano l’una nell’altra.
Al centro di tutto c’è la meditazione, che insegna a tornare all’esperienza più profonda di sé per percepire chiaramente, senza forzare in alcun modo il processo di consapevolezza, che la forma è vuoto e il vuoto è forma, e le cose sono in continuo mutamento.
Ha scritto Azuma: “In tutti questi anni vissuti in un paese straniero ho inserito nella mia attività di scultore, dentro certe forme, tanto le cose della natura quanto aspetti diversi del pensiero umano che si plasma nella realtà quotidiana, così come il mio personale modo di vivere. Sono pienamente convinto che la vita non è altro che un incessante sforzo diretto all’avvicinamento dell’assoluto”.
Notizie biografiche
Kengiro Azuma era nato il 12 marzo 1926 a Yamagata, un piccolo paese al centro-nord del Giappone, in una famiglia di artigiani del bronzo. La guerra e la bomba su Hiroshima decidono il corso della sua vita. Si laurea nel 1954 e nel 1956 è a Milano dove frequenta per quattro anni i corsi di Marino Marini, all’Accademia di Belle Arti di Brera, e si diploma nel 1960. Diventa assistente personale di Marino fino al 1979, e dopo la morte del maestro avvenuta a Viareggio nel 1980, è membro del comitato scientifico della Fondazione intestata al grande scultore toscano.
La prima personale di Azuma è del 1958 a Yamagata, presentato da ImaizumiAtsuo e KikuchiKazuo. Seguiranno, introdotte dalla migliore critica internazionale (Guido Ballo, Franco Russoli, Giulio Carlo Argan, Giovanni Carandente, Carlo Ludovico Ragghianti, Lamge Jorge, Gillo Dorfles, A. M. Hammacher, Irina Subotic, J. M. de Groot, OokaShin, Carlo Bertelli, Giuseppe Appella), le mostre nelle gallerie e nei musei di tutto il mondo.
È morto a Milano il 15 ottobre 2016.
Le mostre allestite nei presidi ACAMM rimarranno aperte fino al 7 gennaio 2018.