Nello spazio adiacente il Thyme in via San Pietro Barisano 47 nei Sassi di Matera, “Matera Ink Tattoo Studio” ha presentato “White Canvas Tele in movimento”, atto unico dell’artista Antonella Bubble, uno spettacolo a cura di Simona Spinella e Valerio Vitale.
“White canvas – tele in movimento” è un progetto artistico che parla di metamorfosi, di cambiamento, di diversità e di unicità, di natura e di natura umana. Racconta di come la natura in sé perfetta nelle forme e nelle funzioni, differisce quando la natura diviene umana. Il progetto artistico risulta essere un contemporaneo trattato sulla natura, che parte dalla osservazione della natura, e della natura umana, un progetto di ricerca artistica che rimanda nel pensiero al trattato naturalistico di Plinio Il Vecchio Naturalis Historia. La pratica parte dalla indagine di elementi naturali prevalentemente legati al territorio e dalla individuazione di corpi che diverranno parte integrante dell’opera stessa. Un progetto che dal punto di vista storico artistico, rimanda all’arte informale che si concentra sul gesto, sul segno e sulla materia. Nell’azione pittorica si ritrovano riferimenti all’action painting di Pollock, una pittura per la quale l’esecuzione è affidata all’ampia gestualità e al movimento dell’artista o allo Spazialismo di Lucio Fontana per cui il gesto è un tutt’uno con il segno. Con un annuncio aperto l’artista ha diffuso la sua richiesta: cercasi volontari per un progetto artistico. Individuati così i partecipanti, ha chiesto loro di offrirle una parte del proprio corpo attivando con essa un rapporto di fiducia. Il progetto si attiva nel suo studio. Antonella lo prepara, sistema il set performativo in cui si ritrovano vari elementi: un corpo, un foglio, un lettino, dell’inchiostro, dei pennelli, un piccolo rullo, piante, fiori e aghi. Sul corpo nudo, la tela, Antonella traccia, imprime, segna la composizione, riporta la stessa sul foglio. Agisce al contrario rispetto a quello che quotidianamente fa, il corpo è la sua tela e la composizione viene trasferita sul foglio. Inizia a performare, compie gesti decisi, traccia linee, imprime la natura sul corpo, dipinge senza pennelli usando la tecnica del dripping. Lascia al caso l’effetto desiderato. Le tele in movimento, quindi, risultano differenti dal punto di vista compositivo perché differenti sono i soggetti e i corpi. Altrettanto accade poi al corpo che epidermicamente differente restituisce il tatuaggio diversamente. I gesti che inizialmente sono pittorici, attraverso la performance divengono poi permanenti sono trasferiti sul foglio ed ecco che, così come accade sul corpo anche lo studio della natura sul corpo e del corpo sulla natura, viene ripassata a china sul foglio divenendo permanente. Di fatto nell’ottica dell’artista, la natura in quanto tale è assolutamente unica, esattamente come unici sono i corpi dei modelli e delle modelle. Ci troviamo di fronte ad una performance privata, resa in chiave di video art in cui viene evidenziata l’imperfezione della natura, esattamente come quella del corpo umano. Così come i corpi delle persone sono imperfetti, anche la natura si presenta come tale; pertanto l’azione di trasporre lo studio della natura imperfetta dalla carta al tatuaggio vuole essere anche atto di far entrare chi si presta a far eseguire un tatuaggio, in una situazione di comfort con il suo corpo. La pianta in effetti ha una capacità di adattamento fondamentale nello svolgimento del progetto, come si adatta spontaneamente in natura, in questo caso si adatta anche sul foglio di carta e successivamente sull’arto della persona. Ogni tela condurrà la natura e la propria natura in movimento. Il progetto White Canvas di fatto può essere un riassunto di tutte le esperienze accumulate negli anni dall’artista; un incontro fortuito tra il disegno, il mondo del video e la body art. Di fatto siamo di fronte a tre media espressivi concretizzati in un unico progetto che getta le sue radici in quelle che sono le sperimentazioni artistiche che dagli anni ’60 arrivano fino ai nostri giorni. Basti pensare alle “Antropometrie” di Yves Klein: una performance in cui l’artista utilizza delle modelle esattamente come pennello, cospargendole di inchiostro e chiedendo loro di stampare la loro impronta sulla tela bianca; alle “Sculture viventi” o “Opere vive” del 1961 di Piero Manzoni, vale a dire una serie di sculture in carne ed ossa sul quale l’artista appone la propria firma sul basamento e il corpo stesso delle modelle, dando vita a delle sculture vive. Ultimo esempio, non per importanza, è dato da Vanessa Beecroft e i suoi “Tableau vivant”, ovvero dei quadri viventi che, silenziosi, si muovono tra il pubblico in cui lo sguardo del pubblico diviene mezzo per cambiare il modo in sui si guarda ai corpi delle donne. Quale è, quindi, l’attinenza tra questi artisti citati e il lavoro di Antonella Bubble? Innanzitutto un utilizzo degli stessi media, ovvero disegno, body art e video art che si ritrovano nell’attenzione che ripone nel lavorare sul corpo partendo dal disegno per arrivare al video al cui centro c’è l’atto performativo del tatuaggio, elementi questi, che divengono significativi nell’evoluzione che porta Antonietta Breglia a diventare Antonella Bubble.
La fotogallery dell’evento (foto www.SassiLive.it)