Martedì 24 e mercoledì 25 luglio il MUSMA ospita incontri di yoga con l’arte contemporanea come fonte di ispirazione di meditazione. È una delle iniziative della rassegna musicale Dal segno al suono. Dal suono al segno, organizzata dal Museo e dedicata, nella sua III edizione, a John Cage nel centenario della nascita.
Condotti da Monica De Lucia e Claudio Ugolini del Centro Samsara, gli incontri si svolgeranno nella Sala Fazzini del MUSMA nei seguenti orari: mattina ore 8.00, 10.00, 11.30; pomeriggio ore 18.30 e 20.30. La pratica è rivolta ad un’ampia utenza (dai bambini, con età non inferiore ai 10 anni, agli adulti) e per parteciparvi è necessaria la prenotazione chiamando il n. 3669357768 o scrivendo a info@musma.it. Il costo per ogni singolo incontro è di €8,00. Non sono indispensabili requisiti particolari: eventuali patologie o stati di gravidanza saranno comunicati direttamente agli insegnanti. È richiesto un abbigliamento comodo ed è consigliato prendere parte alla lezione lontano dai pasti. I tappetini sono messi a disposizione dalla struttura ma è possibile dotarsi di quello personale.
I partecipanti agli incontri di yoga potranno visitare l’intera collezione del MUSMA e le tre mostre in programma: “Alberto Zanmatti e i compagni di strada” allestita nelle Sale della caccia, “John Cage e l’arte dell’avvenire”, nella Sala della Grafica, “4CAGEwalls (1999/2012)” di Roberto Masotti sistemata tra il piano inferiore e superiore del Museo. I prossimi appuntamenti della rassegna, tra cui i concerti, i workshop, le attività didattiche per bambini, sono consultabili sul sito www.musma.it.
Lo yoga negli spazi museali è in linea con il percorso espressivo del compositore statunitense che, proprio nelle pratiche orientali, ha trovato la sua maggiore fonte d’ispirazione. John Cage (1912-1992) è il compositore che ha rivoluzionato il concetto di musica invalso da secoli in Occidente. La sua poetica, che conduce ad un irrevocabile distacco dalla consueta nozione del fare arte, si fonda proprio sulle culture orientali, in specie da quelle dell’Estremo Oriente. Già dagli anni Quaranta si avvicina alla sapienza orientale frequentando, per tre anni, i corsi universitari sul buddismo zen tenuti da Daisetz Teitaro Suzuki, probabilmente il maggior maestro della sua epoca. Cage considera utili alla sua musica le tecniche di consultazione oracolare tratte dall’I King oppure, con pari dignità, gli spunti banali che possono giungere dalla vita quotidiana, come dall’ascolto del brusìo del traffico cittadino. Le sue composizioni divengono testimonianze tangibili di questa prospettiva di pensiero frutto dei suoi studi buddisti e del suo interesse per le pratiche orientali. Cage traduce in musica non le forme dell’arte ma le idee del pensiero orientale: “Il mio atteggiamento – afferma – non consiste nel fare le cose fatte dai popoli orientali, ma nel trovare, se è possibile, il principio del pensiero orientale”. Se anche Boulez e Stockhausen, sotto stimolo diretto di Cage, diedero un forte rilievo al fattore-caso nelle loro opere, adottandolo però come una risorsa espressiva che va ad aggiungersi ad altre, per Cage aprirsi alle possibilità incontrollabili del caso equivale al rivolgimento del senso stesso dell’arte: ora il compito del compositore non consiste più nel fare delle scelte ma nel porre delle domande. L’opera 4’33, che ha segnato una svolta nell’avanguardia e la nascita di un’arte fondata non più sulla volontà dell’individuo ma sullo spirito dell’Oriente, ne è un esempio: quattro minuti e trentatré secondi di tacet, di silenzio che l’ego dell’interprete deve osservare; una “musica” in cui al centro dell’attenzione non si trovano i sentimenti e le idee dell’uomo bensì i suoni, tra cui il rumore e lo stesso silenzio, parte integrante di una brano musicale che, come le note suonate, hanno la stessa importanza. Per Cage, infatti, l’arte ha poco a che fare con l’espressione di idee o sentimenti elaborati da un individuo e tradotti in suoni, colori o parole organizzati secondo la sua volontà.