Proseguono anche sabato 20 febbraio a Matera presso il Museo Archeologico Nazionale D. Ridola le giornate di studio Brateìs Datas, storie di devozione e pratiche rituali attraverso votivi e strumenti del culto dai santuari della Lucania antica.
L’incontro, organizzato dalla Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, è un’importante occasione di approfondimento su un tema di grande rilevanza nell’ambito della ricerca storico-archeologica sulla Lucania antica: quello dei santuari e della ricostruzione delle pratiche devozionali e rituali che in essi avevano luogo.
Al centro del percorso scelto dal convegno per affrontare il tema della religiosità e dei luoghi di culto lucani è lo studio delle offerte votive alle divinità e degli strumenti utilizzati durante cerimonie e riti religiosi.
Cinque sono i contesti santuariali presentati, ascrivibili ad un arco cronologico che va dal IV sec. a.C. alla prima età imperiale: Rossano di Vaglio, San Chirico Nuovo, Garaguso, Rivello e Timmari. Le ricerche rientrano in cinque progetti di studio avviati dalla Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata e coinvolgono un folto numero di studenti laureandi e specializzandi della Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, Università di Foggia, Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’, Università di Napoli ‘Suor Orsola Benincasa’.
Alla Tavola Rotonda prederanno parte studiosi provenienti da università italiane e straniere (Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera, Università degli Studi di Perugia, Università degli Studi di Foggia, Université Paris Sorbonne, Georg-August-Universität, Göttingen, University of Alberta), che da anni si occupano di archeologia della Magna Grecia.
La maggior parte dei materiali presentati al convegno, spesso frutto di scavi archeologici effettuati decenni orsono e conservati nei depositi dei musei archeologici di Potenza e Matera, ‘vedranno la luce’ per la prima volta in occasione di questo incontro di studio, senz’altro preliminare ad una finale e completa pubblicazione degli interi contesti sacri. La lettura di questa copiosa messe di oggetti, ormai reinseriti nell’originario contesto di rinvenimento attraverso uno studio incrociato di documentazione di scavo,strutture edilizie e fonti epigrafiche, consente dunque di ricostruire quelle pratiche cultuali che altrimenti, in mancanza di fonti scritte, andrebbero definitivamente perdute.